Robert Picault e il restauro delle collezioni reali nella Francia del Settecento

Di Laura Corchia

Nel Settecento, in Francia, protagonista di grandi restauri fu Robert Picault, il quale si vantava di non essere un artista, ma un tecnico, uno scienziato. Egli acquistò una fama tale che venne chiamato ad occuparsi dei quadri della collezione reale, conservati solitamente al Louvre. Ma non si trattava di una collocazione fissa, dal momento che il re usava portarseli appresso durante i suoi spostamenti. Questi trasporti costituivano un grave pericolo soprattutto per i dipinti su tavola, molto sensibili al variare delle condizioni climatiche. In conseguenza di ciò, alcuni dipinti soffrivano di distacchi di colore e di sollevamenti. Venne chiamato così Picault che propose lo stacco del colore dalla tavola e il trasporto su tela. Il primo trasporto che realizzò fu compiuto su un bellissimo dipinto su tavola, la Carità di Andrea del Sarto.

Andrea del Sarto, Carità, 1518, olio su tavola trasferita su tela, Parigi, Museo del Louvre
Andrea del Sarto, Carità, 1518, olio su tavola trasferita su tela, Parigi, Museo del Louvre

 

 La tecnica che egli adoperava per eseguire queste operazioni è tuttora un mistero, ma si può ipotizzare che egli esponesse la pellicola pittorica ai vapori caldi di un potente solvente, probabilmente acido citrico.

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Un’altra ricetta adoperata da Picault è rimasta ignota: quella per un adesivo utilizzato per far aderire il colore alla tela che egli chiamava “maroufle”.

Un’altra celebre opera trasportata da Picault fu il “San Michele Arcangelo di Raffaello, per il quale si fece pagare una cifra molto alta. Questo scatenò molte polemiche da parte dei colleghi restauratori e portò alla stesura di molti scritti nei quali si cercava di dimostrare che, in fondo, Picault non aveva inventato nulla e che tali tecniche erano state apprese da fonti italiane.

Un’altra ragione degli attacchi e delle critiche derivava dal fatto che l’opera iniziò a presentare dei problemi poco dopo il restauro.

La rottura dei rapporti tra Picault e le gallerie reali portò queste ultime ad ingaggiare un nuovo restauratore: Jean Louis Hacquin. Egli nasceva come ebanista e fu il probabile inventore della “parchettatura”.

L’artigiano mise a punto una nuova tecnica per il trasporto, basata sulla protezione della pellicola pittorica con l’ausilio di carta velina o di cartone e poi sulla demolizione del supporto attraverso seghe, pialle e raspe. Una volta compiuta l’operazione, si preparava il nuovo supporto, solitamente una tela. I trasporti di Hacquin dettero buoni risultati, i dipinti erano strutturalmente robusti e continuarono ad andare avanti nel tempo senza grossi problemi.

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L’attività di restauro continuò fino allo scoppio della Rivoluzione Francese: tra il 1778 e il 1783 Hacquin trasportò ben 22 dipinti e instaurò una propria bottega che ha continuato a portare avanti questa tradizione di restauro fino ai primi del Novecento.

La vicenda di Picault è davvero un punto nodale per il restauro, perché rappresenta il primo caso in cui non si interviene sull’opera con una mentalità di tipo artistico, ma con un approccio che si potrebbe definire scientifico.

 

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