Dentro l’opera: il “Toro Farnese” del Museo Archeologico di Napoli


Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita una tappa imperdibile per i visitatori: il Toro Farnese, noto anche come il Supplizio di Dirce, è una replica romana di un gruppo scultoreo ellenistico. Questa imponente scultura è considerata la più grande del mondo antico, con dimensioni mastodontiche di 3,70 metri di altezza e un peso di 24 tonnellate, scolpita da un singolo blocco di marmo. Sebbene l’autore sia incerto, inizialmente attribuito agli artisti di Rodi, altre ipotesi suggeriscono una diversa provenienza. Una recente scoperta ha rivelato che l’opera faceva parte di una fontana presso le terme di Caracalla a Roma, evidenziata da un condotto per l’acqua vicino ai piedi del toro.

La scena ritratta nel Toro Farnese è tratta dal mito di Antiope, narrato da Euripide nel 410 a.C., che comprende il supplizio di Dirce, regina di Tebe. La storia racconta di Antiope, sedotta da Zeus, e dei gemelli nati dal loro incontro. Dopo essere stata maltrattata da Dirce, la moglie del re di Tebe, i figli di Antiope, Anfione e Zeto, la vendicano legando Dirce a un toro che la trascina fino alla morte, come rappresentato nel Toro Farnese. La composizione piramidale e il dettaglio realistico ne fanno un esempio eccellente dello stile scultoreo di Rodi.

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Rinvenuto nelle terme di Caracalla a Roma nel 1545 durante gli scavi commissionati da papa Paolo III, il Toro Farnese e la collezione Farnese furono successivamente ereditati da Carlo di Borbone e trasferiti a Napoli nel 1788, completando il trasferimento della collezione nella capitale del regno su volontà di Ferdinando IV di Borbone.

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