Impressionismo in rosa: le grandes dames che hanno immortalato Parigi

di Laura Corchia

“Ho avuto grandi maestri, da cui ho preso il meglio, ovvero i loro insegnamenti, i loro esempi. Ho trovato me stessa, ho creato me stessa e ho detto ciò che avevo da dire”.

Suzanne Valadon

Pittrici, modelle, compagne. Donne che hanno contribuito all’elaborazione di quel linguaggio pittorico che, a fine Ottocento, prese il nome di Impressionismo. Donne spesso sottovalutate dalla critica ma che, per passione, ebbero il coraggio di farsi strada tra lo scandalo dei benpensanti e in un mondo che, fino a quel momento, era rimasto appannaggio esclusivo degli uomini.

Le opere di queste donne entrano nelle case, indagano l’inesplorato universo femminile, il loro ruolo di madri, di mogli, di sorelle. Spesso vengono ritratte mentre vegliano una culla, mentre sono intente a cucire o a intonare melodie con un pianoforte, mentre passeggiano in compagnia di piccoli cagnolini o delle proprie creature, mentre cacciano farfalle in prati verdi oppure compiono i quotidiani gesti di fronte ad uno specchio. Si pettinano, si cospargono il volto di belletti, si spogliano con una sensualità delicata e mai volgare.

Ma, chi sono queste pittrici donne? Tra i nomi più importanti vanno ricordati Suzanne Valadon, Marie Bracquemond e quelle che il giornalista e critico francese Gustave Geoffroy, definì “les trois grandes dames de l’Impressionnisme”: Berthe MorisotEva Gonzalès e Mary Cassatt.

cradle

Berthe Morisot nacque a Bourges (Cher) nel 1841. Trasferitasi a Parisi nel 1852, cominciò a seguire insieme alle sorelle dei corsi di disegno. A tal proposito, riportiamo le parole non molto entusiastiche di Edouard Manet che, in una lettera indirizzata all’amico Latour, la descrive in questo modo: “La pittrice Berthe Morisot è deliziosa. Peccato che non sia un uomo! In ogni caso potrebbe, come donna, servire la causa dell’arte sposando un accademico: richiede moltissima devozione”. Manet, che a quanto pare pensava che le donne non avrebbero mai potuto fare altro, si sbagliava di grosso. Berthe, che non sposò un accademico ma il fratello di Manet (lo scrittore Eugène), divenne uno dei massimi esponenti del movimento e contribuì a rinnovare quella pittura fatta di luce, di colore e di scene prese a prestito dal quotidiano. la sua casa si trasformò in un luogo di ritrovo per musicisti, pittori e letterati, tra cui Sthéphane Mallarmé, Émile Zola  e Pierre-Auguste Renoir. Le sue ricerche in ambito artistico furono interrotte solo dalla morte, sopraggiunta prematuramente nel 1895. Influenzata inizialmente da Corot, Berthe Morisot si avvicinò progressivamente allo stile impressionista grazie all’amicizia con Manet. Dipinse soprattutto figure femminili, bambini e scene familiari. Il suo tratto è sciolto, immediato, spontaneo. Adoperò soprattutto il colore bianco, ma la sua tavolozza fu ricca anche di colori vivaci e accesi e, per ottenere un effetto di luminosa trasparenza, usava spesso unire i colori a olio con gli acquerelli. I suoi personaggi sono indagati psicologicamente e prevale sempre un profondo scavo interiore. Traspaiono sentimenti come la malinconia, la dedizione, la pacatezza. Il letterato Gustave Geffroy 1855-1926 descrive così i suo dipinti: “Nei quadri di Mme Berthe Morisot le forme sono sempre vaghe, ma una strana vita le anima. L’artista ha trovato il modo di fissare sulla tela i riflessi cangianti e le luminescenze che compaiono sulle cose e nell’aria che le avvolge … il rosa, il verde pallido, la luce vagamente dorata, cantano con un’armonia indescrivibile. Nessuno ha mai rappresentato l’impressionismo con un talento più raffinato di questo e con un’autorevolezza maggiore di quella di Mme Morisot”.

gonz2

Eva Gonzalès era allieva e modella di Manet. bella, vivace, intraprendente, dotata di una sensibilità e di un talento straordinario   da permetterle di affrontare tutti i trabocchetti tecnici tesi  dalla pittura era figlia  di Emmanuel Gonzalés, celebre romanziere spagnolo naturalizzato francese. Nata in Francia nel 1849, fin da piccola respirò il profumo dell’arte. La sua casa era infatti frequentata da giornalisti e intellettuali. La sua formazione artistica  ebbe inizio, nel 1865, sotto la guida di Charles Chaplin, un ritrattista  che teneva dei corsi di pittura per donne.  Nel 1869, venne accolta  nello studio parigino  di  Edouard  Manet, dove, suscitando la gelosia di Berthe Morisot, divenne  allieva e modella del grande pittore. Le sue opere si caratterizzano per le tinte fresche e diafane. Scelse di adottare le sottili morbidezze del pastello e le sue figure conservano un fascino d’altri tempi. Il giorno del funerale di Manet,   morto all’età di 51 anni, a causa  di un’atassia locomotoria,  Eva era disperata.

Leggi anche  “Se tu sapessi”: una poesia di Pedro Salinas

Non si sa se venne colta da qualche funesto presagio, mentre tra le lacrime, intrecciava una coroncina di fiori, da poggiare sul corpo senza vita  del suo maestro. Si sa solo che, da  li a meno di una settimana, lo  raggiunse. Eva, morì, infatti,  prematuramente ed inaspettatamente, nel 1883, a soli 34 anni,  per un’embolia causata da un parto.

sleepy-baby-1910

L’americana Mary Cassatt nacque in Pennsylvania, da una famiglia benestante che considerava i viaggi come parte fondamentale della formazione. Trascorse dunque cinque anni in Europa, viaggiano tra Londra, Parigi e Berlino. I genitori, timorosi che la figlia potesse entrare in contatto con idee di tipo femminista, non appoggiarono mai la decisione di Mary di diventare pittrice. Nonostante ciò, la giovane si iscrive dapprima all’Academy of The Fine Arts, ma poi decide di proseguire gli studi da sola. Superando le obiezioni del padre, nel 1866 si trasferisce a Parigi, accompagnata dalla madre e da alcune amiche di famiglia. Per i primi mesi prese lezioni private dal celebre pittore accademico Jean-Léon Gerôme, per poi legarsi verso la fine dell’anno all’atelier di Charles Chaplin (contemporaneamente ad Eva Gonzalès) e, dal 1868, anche al circolo di Thomas Couture (tra le altre cose, primo insegnante di Manet circa quindici anni prima). In quello stesso anno, influenzata dall’arte di Courbet e Couture, la sua opera Un suonatore di mandolino (1868) fu accettata al Salon. Per il momento, Mary rimase indenne al crescente fervore del mondo artistico parigino per l’affiorare dell’Impressionismo ed insieme alla sua amica Elizabeth Jane Gardner, anch’essa promettente pittrice emergente, continuò a dipingere in modo assolutamente accademico, presentando con regolarità i suoi quadri al Salon. L’avvicinamento all’Impressionismo avvenne negli anni Settanta, grazie all’amicizia con Berthe Morisot e all’incontro con Edgar Degas. Cassatt ammira il maestro, i cui pastelli l’hanno profondamente colpita quando li ha visti nel 1875 nella vetrina di un gallerista. In seguito ricorderà: “Ero solita schiacciare il naso contro quella vetrina e assorbirne tutto quello che potevo della sua arte. Questo ha cambiato la mia vita. In quel momento ho visto l’arte come volevo che fosse”. Degas esercita una notevole influenza su Mary, che diventa molto abile nell’uso dei pastelli, finendo per realizzare molti dei suoi lavori più importanti con questa tecnica. Nonostante tali influenze, lo stile pittorico di Mary Cassatt subì diversi mutamenti. Nel 1910 compie un viaggio a Parigi e resta colpita dalla bellezza delle antichità. Colta da una crisi creativa, probabilmente a causa della stanchezza del viaggio, a proposito dell’arte egizia dirà: “Ho lottato contro di lei, ma mi ha conquistato, è senza dubbio la più grande forma d’arte che il passato ci abbia lasciato… come possono le mie deboli mani dipingere l’effetto che ha avuto su di me”. Morì nel 1926.

Leggi anche  “Le gente che mi piace”: una poesia di Mario Benedetti

RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento