Arte come rivelazione: la figura umana in Corot

di Adriana Riccioli

Celebrato da tutti per le sue raffigurazioni a sfondo paesaggistico, J.B.C.Corot (1796-1875) è stato in realtà anche uno straordinario pittore di figure.

Questo genere della sua produzione, che comprende sensualissimi nudi di donna, ritratti intimi, modelle di atelier, signore alla moda, ancora non molto noto al grande pubblico, è oggetto di una mostra approfondita da parte del Musée Marmottan Monet di Parigi, interessato a celebrare un artista inedito e segreto (finchè fu in vita fu molto restio a separarsi da quel tipo di quadri) che ambiva a trovare un equilibrio ideale tra paesaggi e figura umana.


Figlio di un mercante di stoffe e di una famosa modista, che avrebbero desiderato per lui un’attività nell’ambito delle loro competenze, avendo manifestato ben presto un interesse quasi esclusivo per il disegno, assecondato dai genitori che gliassegnano una rendita e gli permettono di installare un piccolo studio a Ville d’Avray, si dedica alla pittura sotto la guida di A.E. Michallon (1796-1822) e di J.V. Bertin (1767-1842), non tralasciando di guardare ai paesaggisti inglesi che, come lui, amavano immergersi nel mondo della natura, riprodurne gli effetti atmosferici.

Libero da preoccupazioni economiche, dipinge per il piacere di farlo, seguendo le proprie tendenze che lo portano da un lato a realizzare i paesaggi, secondo i canoni appresi dai suoi maestri e che sottoporrà al giudizio dei contemporanei, dall’altro le “figure”, riservate solo agli intimi, frutto degli approfonditi studi dei maestri italiani. In Italia, infatti, trascorrerà anni importanti per la sua maturazione artistica, dal 1825 al 1828 e successivamente dal 1834 al 1843, soggiorni decisivi per l’uso della luce e il rigore con cui disegna le vedute che, grazie ad una conoscenza approfondita delle regioni italiane, per l’umidità dell’aria e l’incerta luminosità, acquistano un sapore poetico.

Parallelamente ai quadri di “natura” sviluppa l’interesse per la figura, un interesse che andrà a crescere e che negli ultimi dieci anni della sua attività gli farà realizzare non solo effigi femminili ma anche maschili, come dimostrano le tele dedicate a monaci che leggono o suonano o ad uomini in armi.

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Per quanto riguarda i ritratti, genere di cui Corot inizia adoccuparsi fra gli anni Venti e Quaranta, c’è da rilevare che più cherenderne un’immagine fotografica, il maestro decide di trasmetterne una visione personale, rischiando di non essere compreso non solo dal pubblico ma anche dall’interessato. Per questa ragione sceglie soggetti a lui vicini per parentela o amicizia che possano prestarsi alle sue “interpretazioni”. Realizza così i ritratti delle sorelle Sennegon, Marie Luise Laure (1831) e Claire (1837), (Musée du Louvre,Paris), sue nipoti, in cui evidenzia in maniera suggestiva le mode e gli atteggiamenti della ricca borghesia mercantile parigina o quello di “Madame Corot”(1834-5), Scottish National Gallery,Edimburgh), che rivela le sue eccezionali doti di penetrazione psicologica, di resa realistica del soggetto e che restituisce con immediatezza sorprendente l’espressione stupita e un po’ apprensiva della madre nel suo abbigliamento curato da modista elegante.

Ma non si ferma solo ai ritratti: le possibilità di sviluppo che la figura offre appaiono palesi anche attraverso sensualissimi nudi, come nel caso di “Marietta”o “l’Odalisca romana”(1843), Muséede Beaux-Arts de la Ville de Paris, in cui lo sguardo della protagonista sembra rivolto verso un pensiero interiore o della“Baccante con pantera” (1860)(Shelburne Museum, Vermont) o della “Baccante con tamburello che riposa”(1860-70) (CorcoranGallery of Art, Stati Uniti), immerse in un paesaggio leggermente velato su cui si staglia netto il corpo voluttuoso delle donne poste in primo piano.

Una caratteristica delle sue modelle è data dal fatto che non sorridono quasi mai né stabiliscono un contatto con l’osservatore o il pittore; nessuno sguardo ammiccante o compiaciuto, queste donne inseguono i propri pensieri, si chiudono in se stesse. Tale situazione psicologica si può rilevare ad esempio ne “La gitana con mandolino”(1874) (Museo d’Arte di San Paolo del Brasile) o nella serie di tele dedicate all“Atelier del pittore” (1865-66) che per la raffinata atmosfera degli interni ricordano il mondo poetico di Vermeer.

Durante il periodo di permanenza in Italia il maestro ha modo di studiare la calda luce mediterranea e di ammirare a Roma e nel Napoletano le magnifiche donne locali, vestite in costume ciociaro. La peculiarità del loro abbigliamento gli fa scoprire il gusto per il pittoresco: realizza pertanto sul posto alcune opere che le ritraggono oltre a conservarne il ricordo attraverso schizzi sui suoi taccuini, in vista di studi successivi.

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Il patrimonio di conoscenze acquisito nel corso di questi viaggi nella Penisola italiana sarà poi rielaborato dalla potenza creativa dell’artista, come accennato, nelle più tarde “immagini di fantasia”.

Il percorso dedicato alla produzione di figure che la mostra vuole valorizzare (con opere provenienti da collezioni pubbliche e private d’Europa e degli Stati Uniti) s’inserisce nell’ambito di quella “modernità”(relativa non solo alla tecnica pittorica ma anche alla scelta dei soggetti) che avvicina Corot ai grandi maestricome Manet, Monet, Degas ecc. Al pari di loro, si avvale delle modelle famose dell’epoca, Emma Dobigni, ad esempio, o Agostina Segatori che posano per lui nell’atelier dove l’artista ha modo di impadronirsi sempre di più dell’anatomia del corpo umano, dei gesti, delle attitudini o delle espressioni dei volti. Nel contempo si impegna a dipingere con estrema precisione ed esattezza anche gli abiti, materiale che rappresenta un vero e proprio repertorio pittorico che ha acquistato nel corso dei suoi viaggi, ma che sarà conosciuto dopo la sua morte con la dismissione dell’amato atelier.

Tutte le figure di Corot traggono spunto dalla posa di un modello professionista abbigliato con un abito tipico o con un accessorio da cui deriva poi il titolo del dipinto. In tale occasione, il pittore sembra rifugiarsi in una dimensione ideale che, facendogli prendere le distanze dal personaggio reale, lo rende un vero e proprio topos poetico.

I costumi o gli accessori dei quadri di figura sembrano indicare un principio di narrazione, tuttavia le donne rappresentate, assorte, malinconiche o sognanti o i personaggi maschili in armi o in atto di leggere non rimandano che ad un’unica realtà: quella della pittura.

Anche nella reiterazione di uno stesso soggetto o nella essenzialità della forma Corot sembra precorrere i tempi, anticipare le ricerche di Cezanne (1839-1906), interessato a rielaborare frequentemente gli stessi temi, caratterizzandoli altresì con rigore geometrico(mele sul tavolo, ritratti della moglie, la montagna di Sainte-Victoire). Come l’autore de “I giocatori di carte”(1890-95) anche il nostro artista dipinge più volte lo stesso personaggio col risultato di accrescerne la maestosità, rendere più ricco il colore e audacemente meno definita la pennellata.

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Magnifici i risultati cui perviene: dalla”Ragazza che si pettina”(1860 c.) (Louvre,Paris) il cui gesto quotidiano ricorda quello della “Venere Anadiomene”di Tiziano, alla”Giovane donna con perla”(1869) (Louvre, Paris), moderna Gioconda leonardiana che nella scollatura appena accennata offre uno spunto di sensualità intrigante, fino alla splendida “”Dama in blu”(1874) (Louvre, Paris) a cui la modella Dobigni presta un corpo statuario ed elegante e un volto dolce e pensoso, un capolavoro di pittura pura in cui si fondono armoniosamente monumentalità, forma e colore.

Queste stesse caratteristiche si ritrovano nei dipinti che ritraggono il fascino conturbante di Agostina Segatori, conosciuta a Parigi come la “bella italiana” per la sua provenienza, immortalata non solo da Corot ma dai più geniali pittori dell’epoca: Manet, Dantan, Delacroix ecc. Molto interessanti le tele che la vedono indossare un tipico costume ciociaro, o quella intitolata “Lettura interrotta”(1866-‘70 ca) (The Art Institute of Chicago) da cui si deduce che “sapeva leggere,” dote criticata da Corot, in quanto riteneva pericolose le ragazze che possedevano questa qualità.

Maestro dalla personalità artistica complessa, nel corso della sua attività ha mostrato di saper reagire in modo esemplare ai cambiamenti dell’arte del suo tempo, come il realismo o l’invenzione della fotografia.

Considerato dalla critica di fine Ottocento geniale precursore dell’Impressionismo, per le invenzioni della tarda maturità ha suscitato l’ammirazione di Picasso e di Braque che, come è noto, amarono collezionare e riproporre in diverse occasioni i suoi studi di modelli.

A causa della poca considerazione di cui ha goduto come ritrattista, i suoi meriti fino ad ora non sono stati riconosciuti pienamente. L’attuale mostra del Marmottan è un’occasione per rendergli giustizia.

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