Il corallo in pittura: qual è il suo significato?

Di Laura Corchia

Sebbene sia annoverato tra le pietre preziose, il corallo è, in realtà, un piccolissimo polipo che vive in colonie secernendo uno cheletro calcareo ramificato rosso, roseo o bianco.

Secondo Ovidio, dopo l’uccisione di Medusa e la liberazione di Andromeda, Perseo posò la testa della Gorgone su uno strato di ramoscelli tratti dal mare. Essendo porosi, assorbirono il sangue del mostro, indurendosi. Le ninfe del mare, accortesi del prodigio, ripeterono l’esperimento con altri rametti e li fecero moltiplicare gettandone i semi nel mare. Di qui, la proprietà del corallo di essere morbido sott’acqua e di pietrificarsi a contatto con l’aria. Come racconta Plinio: “nasce negli abissi marini con l’aspetto di radice erborea contorta e ramificata; questa, una volta estratta dall’acqua, passa da una consistenza erbosa e molle allo stato solido come di una fronda pietrificata”.

Anticamente, al corallo venivano attribuite proprietà terapeutiche e curative. Si riteneva inoltre che avesse il potere di allontanare il malocchio. Plinio tramanda l’usanza di mettere al collo dei bambini dei rametti di corallo come amuleto contro i pericoli.

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Piero della Francesca, Madonna di Senigallia, 1470, Urbino, Galleria Nazionale
Piero della Francesca, Madonna di Senigallia, 1470, Urbino, Galleria Nazionale

In pittura, soprattutto nelle iconografie sacre, si ritrova spesso la raffigurazione del Bambin Gesù che reca appeso al collo proprio un piccolo pezzo di corallo. Un esempio è costituito dalla Madonna di Senigallia dipinta da Piero Della Francesca nel 1470. Qui, forse si fa riferimento alla nascita del tanto atteso erede Guidobaldo, avvenuta anch’essa nel 1472. L’esigenza da parte di Federigo di richiamare la protezione sul sangue del suo sangue, ben spiegherebbe la presenza dell’evidente amuleto al collo del piccolo Gesù preda di un sonno parente della morte.

Il corallo, talvolta, veniva appeso come coronamento di architetture di verzura. É questo il caso della Madonna della Vittoria di Andrea Mantegna, commissionata nel 1496 da Francesco Gonzaga per celebrare la vittoria riportata a Fornovo, contro l’armata francese di Carlo VIII.

In queste opere vi è, comunque, un evidente richiamo al sangue versato da Gesù Cristo per la salvezza del mondo.

Ma c’è di più: la forma dei rametti più estremi rievoca quella della croce.

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Andrea Mantegna, Madonna della Vittoria, 1496, tempera su tavola, Parigi, Museo del Louvre
Andrea Mantegna, Madonna della Vittoria, 1496, tempera su tavola, Parigi, Museo del Louvre

 

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