Quel rubacuori di Raffaello: l’immagine del pittore urbinate tra mito e realtà

Di Laura Corchia

Roma, Palazzo Barberini. Su una parete spicca il ritratto di una giovane fanciulla, nota come La Fornarina. É nuda, ma cerca invano di coprirsi i seni, mentre lo sguardo malizioso ed ammiccante sottolinea la compiaciuta sensualità. Probabilmente sta comunicando qualcosa al pittore che, posto dietro al cavalletto, ne sta delineando i tratti con un coinvolgimento che va al di là del semplice rapporto artista-modella. Siamo nel 1520 e il pittore è Raffaello.

Raffaello Sanzio, La Fornarina, olio su tavola, 1518-19, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica.
Raffaello Sanzio, La Fornarina, olio su tavola, 1518-19, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica.


Vasari lo descrive come “persona molto amorosa e affezionata alle donne” e ai “diletti carnali“. Il pittore della bellezza ideale amava e lo faceva con un ardore tipico della sua età. Anche quando era intendo a raffigurare scene sacre, i pensieri dell’artista avevano poco di spirituale. Ne sono prova i sonetti d’amore che scriveva mentre lavorava e che sono stati trovati accanto alla Disputa del Sacramento: “Se della mia più verde etate et calda..”

Ma chi era l’amata? Non lo sappiamo con certezza. Probabilmente era la figlia di un fornaio (e per questo conosciuta come fornarina), Margherita Luti.  Secondo alcuni studiosi, Raffaello l’avrebbe anche sposata di nascosto. Il dipinto la ritrae infatti con un anello nuziale all’anulare. Qualche altro studioso, meno romantico, la definisce come una prostituta, forse la celebre Imperia.

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Secondo Vasari (e non solo secondo lui)  Raffaello era un libertino e conduceva una vita sessualmente molto “disordinata” e “fuor di modo“. Proprio questi eccessi amorosi lo avrebbero condotto, di lì a poco, alla morte dopo aver “disordinato più del solito”.

Si tratta però forse di un racconto romanzato. É probabile che il “pittore divino” sia morto invece di polmonite fulminante.

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