Galatèa, la Dea che accecò di gelosia Polifemo

Di Laura Corchia

La storia di Galatèa è una storia di passione, di amore, di gelosia e di vendetta. Figlia di Nereo e Doride, il suo nome evoca il candore del latte.

 

La bellissima Dea fa innamorare di sé il Ciclope Polifemo, gigante dotato di un solo occhio. Ella, tuttavia, non corrisponde questo amore perché  innamorata di Aci, il bellissimo pastore figlio di Pan e della Ninfa Simeto. Un triangolo in piena regola, potremmo dire. Un giorno, Polifemo si siede sulla cima di un colle per suonare il flauto in onore della sua amata. Da lontano, scorge i due amanti abbracciati sulla riva del mare. Accecato dalla gelosia, scaglia un grosso sasso su Aci, che muore in seguito alle ferite. Galatèa, distrutta dal dolore, trasforma l’innamorato in fiume.

Raphael's_Triumph_of_Galatea_02

Dal punto di vista iconografico, Galatèa è spesso ritratta da sola, trainata su un carro a forma di conchiglia da da delfini e circondata da divinità marine. In altri casi, gli artisti hanno raffigurato Aci e Galatèa intenti a scambiarsi effusioni amorose al suono del flauto di Polifemo.

Leggi anche  “Ti lascio passeggiare un po’ fra i miei pensieri”: una poesia di Andrea Faber

Un’opera nota che ritrae il mito di Galatèa è quella dipinta da Raffaello per Agostino Chigi. Il pittore rappresentò la Dea su una conchiglia trainata da delfini e circondata da ninfe e tritoni. Questi ultima sono accompagnati dalla buccina, il loro attributo tipico. Assieme alle Nereidi, rappresenterebbero la condizione dell’uomo, a metà strada fra la sua natura terrena e quella divina.

Secondo l’interpretazione morale, Galatèa e il suo amore per Aci alluderebbero all’aspirazione dell’animo umano a congiungersi con Dio.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento