Vasilij Kandinskij: così è nato l’Astrattismo

Di Laura Corchia

Il sole tramontava; tornavo dopo avere disegnato ed ero ancora tutto immerso nel mio lavoro, quando aprendo la porta dello studio, vidi davanti a me un quadro indescrivibilmente bello. All’inizio rimasi sbalordito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto, e fatto esclusivamente di macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo dipinto io e che era stato appoggiato al cavalletto capovolto. […] Quel giorno, però, mi fu chiaro che l’oggetto non aveva posto, anzi era dannoso nei miei quadri”.

Vasilij Kandinskij, Primo acquerello astratto, 1910, olio su tela, Centro Pompidou, Parigi
Vasilij Kandinskij, Primo acquerello astratto, 1910, olio su tela, Centro Pompidou, Parigi


Così, Vasilij Kandinskij descrive la nascita della corrente che lo renderà celebre in tutto il mondo: l’Astrattismo.

Con l’emergere di questo filone, l’arte perse il suo compito di “rappresentare” per porsi come puro veicolo espressivo.

Vasilij Kandinskij nacque nel 1866 in Russia e studiò economia e legge. La sua giovinezza fu contrassegnata da continui spostamenti: Monaco (1900), Parigi (1906-07), Weimar (1922). All’inizio del suo percorso artistico, il pittore si ispirò alle fiabe tradizionali tedesche e russe che sua zia gli raccontava da piccolo. A tal proposito, egli disse: Le favole tedesche, che ascoltavo da bambino, s’animarono. I tetti alti e sottili, ora scomparsi, nella Promenadenplatz  e nella  Maximilianplatz, il vecchio quartiere di Schwabing, e soprattutto quello di Au, che scoprii una volta per caso, trasformarono queste favole in realtà. […]Le buche gialle per le lettere cantavano dagli angoli la loro canzone come canarini. Approvai la definizione di «mulino d’arte» e mi sentii in una città d’artisti, il che significava per me una città da favola. Da queste impressioni nacquero i miei quadri medievali che dipinsi in seguito”.

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Vasilij Kandinskij, La vita variopinta, 1907, tempera su tela, Monaco, Lenbachhaus
Vasilij Kandinskij, La vita variopinta, 1907, tempera su tela, Monaco, Lenbachhaus

Fin da subito, però, provò un certo distacco dalla rappresentazione figurativa, sentendola come un limite per la sua espressività: “Guardando i miei lavori alcuni colleghi mi definirono un colorista. Altri, non senza cattiveria, mi definirono un paesaggista. Sia gli uni che gli altri mi offendevano, anche se riconoscevo la legittimità di tali definizioni. Anzi, ancora di più! Mi accorgevo di trovarmi più a mio agio nel regno dei colori che in quello del disegno. E non sapevo cosa fare per evitare questa pericolosa disgrazia”.

Contrario allo stereotipo dell’artista caotico, di sé diceva che avrebbe potuto dipingere in abito da sera senza sporcarsi. Era amabile, attivissimo, autorevole. Il suo interesse era rivolto essenzialmente al colore libero dal disegno e, per raggiungere il proprio scopo, iniziò a privare i suoi dipinti dalla linea di orizzonte, a dividere lo spazio in linee diagonali, disponendole secondo ritmi diversi da quelli suggeriti dalla prospettiva. La sua ricerca lo conduceva a lavorare a più opere contemporaneamente, costituendo delle serie omogenee: Improvvisazioni (1909), Composizioni (1910), Impressioni (1911).

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Teorico dell’Astrattismo, affidò le sue teorie allo Spirituale dell’arte, saggio nel quale i colori venivano schematizzati secondo i loro risvolti psicologici: il verde tranquillizzante, il giallo dinamico, il blu meditativo. I colori venivano poi associati alle direzioni lineari (diagonale, verticale, orizzontale) e in seguito alle forme geometriche.

In Vasilij Kandinskij sono evidenti due fasi astrattiste: la prima caratterizzata da colori pastosi, stesi senza seguire un disegno preparatorio, con contorni poco segnati. La seconda fase, coincidente con il suo impegno di docente al Bauhaus, vide l’impiego  di un reticolo geometrico più severo, un abbassamento del colore, una pasta cromatica più piatta e una complessa intersecazione degli elementi geometrici presenti sulla superficie.

 

 

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