Un edificio paleocristiano nel Salento: Santa Maria della Croce a Casaranello

Di Pietro Perrino

La chiesa di Santa Maria della Croce di Casaranello si trova a Casarano,  in provincia di Lecce. Si tratta di uno dei più splendidi esempi di edificio paleocristiano nel Salento.

L’edificio ha subito due restauri dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici, negli anni ’70 del secolo scorso e nel 2000: in particolare, quest’ultimo restauro si è concentrato sui mosaici e sugli affreschi.

La chiesa nel corso dei secoli si è evoluta e i segni di questa evoluzione si colgono nella facciata, dove in alto si nota un grande arco – adesso tamponato – sotto il quale vi è un grande rosone.

Un elemento architettonico interessante è sicuramente l’abside rettangolare aggettante, si tratta di una forma di abside poligonale largamente attestata sia a Bisanzio che in Terra d’Otranto. Nell’abside poi vi sono tre finestre, caratteristica degli edifici paleocristiani.

Attualmente l’interno è a tre navate con quella centrale coperta da una volta a botte ma non si sa se questa fosse la copertura originaria, tuttavia, se si pensa alla cupola del presbiterio e alla copertura a botte dell’abside in muratura, è possibile che anche la navata centrale presentasse in origine questo tipo di volta (anche perché tale tipologia si riscontra in molti edifici paleocristiani, in particolar modo in Oriente, in Grecia e in Terra d’Otranto).

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La splendida decorazione musiva della cupola e della volta a botte dell’abside va collegata alla fase di fondazione della chiesa. Tale decorazione si articola in un registro non figurativo e un registro figurativo (nell’abside è rimasta solo un’aureola che doveva appartenere a Cristo oppure alla Vergine col Bambino) . Il mosaico della volta a botte presenta motivi geometrici – ma anche a squame e intrecciati – e  figure di animali – come volatili e pesci –  tipici delle decorazioni musive pavimentali di epoca paleocristiana. Nella cupola è invece campito un cielo stellato con al centro una croce d’oro mentre i pennacchi sono decorati con eleganti racemi vegetali su un fondo bianco. Si noti come il cielo stellato presenti una gradazione di azzurro in tre tonalità, quasi un riferimento trinitario. La studiosa Marina Falla Castelfranchi ha datato la decorazione musiva al VI secolo, periodo in cui nella Terra d’Otranto era fiorente la costruzione di edifici di culto. Bisogna poi aggiungere che si era nel pieno della guerra greco-gotica che fu anche un conflitto di natura religiosa dove l’ortodossia si opponeva all’arianesimo dei Goti.  E in questo conflitto religioso gli edifici di culto rivestivano grande importanza: appare quindi chiaro come la chiesa– da datare alla metà del VI secolo – rappresentasse uno dei  luoghi-simbolo ortodossi.

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Bisogna poi pensare che in origine la decorazione fosse estesa a tutto il presbiterio  e che anche il pavimento fosse rivestito di mosaici (nella chiesa è presente un piccolo frammento del mosaico pavimentale rinvenuto durante il restauro degli anni Settanta). La decorazione musiva parietale costituisce un elemento presente in altri luoghi di culto della Puglia come il battistero della cattedrale di Siponto e nel complesso di San Giusto a Lucera, da circoscrivere sempre nel VI secolo.

L’alta qualità della decorazione porta  a pensare che il committente dell’edificio fosse una personalità importante, ma non ci è dato conoscere la sua identità. Al contempo, sfugge anche la funzione di questo edificio, – che si ricorda essere parte della diocesi di Gallipoli – si può forse trattare di una chiesa battesimale.

Al X secolo vanno collocate alcune immagini affrescate di straordinaria bellezza: Santa Barbara, raffigurata come una divinità dalla posa ieratica, con i suoi occhi fissi verso chi guarda, e vestita con sontuosi abiti bizantini – si notino gli orecchini semilunati, nel tipico stile bizantino – e la Vergine col Bambino, anch’essa dalla posa ieratica e che accanto presenta l’ iscrizione in greco che attesta la sua  consacrazione da datare nella prima metà dell’XI secolo.

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Santa Barbara
Vergine con il Bambino
Vergine con il Bambino

Al XII secolo risale invece un’ulteriore campagna decorativa, realizzata sulle pareti della navata centrale. Sono rimaste sino a noi delle scene della Passione che stranamente non sono disposte secondo la sequenza destra-sinistra, giacché le prime si trovano sulla parete sinistra. Gli affreschi sono di grande qualità, attestando quindi l’abilità delle maestranze locali che non sempre si attenevano alle regole dell’iconografia bizantina, cercando invece di apprendere dalle esperienze maturate nel contesto in cui operavano. Durante la realizzazione di questi affreschi, era in corso la ridecorazione dell’abside ad opera di un artista legato ancora a stilemi bizantini ( si tratta di un pannello raffigurante una Deisis che è stato poi staccato e posto sulla parete perimetrale della navata destra).

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I restauri del  Duemila hanno attestato che a questo ciclo cristologico si sia sovrapposto un ciclo di epoca tardo-sveva  che illustra i martiri di Santa Caterina e Santa Margherita che, come ricorda Falla Castelfranchi, erano particolarmente venerate proprio in questo periodo; è quindi probabile che affianco a quello della Theotokos, si fosse poi aggiunto, durante il XIII secolo, il culto delle due sante.

 

 

Riferimento bibliografico:

Marina Falla Castelfranchi, La chiesa di Santa Maria della Croce a Casaranello, in Puglia Preromanica, a cura di Gioia Bertelli, Milano, 200, pp.161-175.

 

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