Il Cubismo e l’eredità di Paul Cézanne

di Laura Corchia

«Potevo così, in questa stagione, scorgere la mia casa di campagna con le sue belle forme geometriche: il parallelepipedo, il cubo, i rettangoli delle finestre e delle porte,”chinandomi un po’ più a destra o un po’ più a sinistra” per rappresentare anche le parti laterali, graduando le mie tinte».

(Paul Cézanne)

Ho scelto di aprire il mio articolo con la citazione di Cézanne perché è dalle parole dell’artista che occorre partire per inquadrare la nascita del Cubismo e la profonda influenza che questi esercitò su artisti come Braque e Picasso.

Se la corrente espressionista guardò infatti a Van Gogh e Gauguin, il Cubismo ha avuto il suo punto di riferimento nello stile introdotto da Paul Cézanne e nel suo modo di intendere la natura.

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Per comprendere appieno la portata della sua innovazione, è necessario però analizzarne la tecnica e il modo di procedere. Fortemente influenzato dalla teoria del colore di Eugene Chevreul, egli voleva conferire ai suoi dipinti una più rigorosa logicità di forme e di colori e, per ottenere un effetto di maggiore solidità delle forme, lavorava sulle variazioni cromatiche. Per raggiungere il volume tridimensionale, dipingeva ogni piano che vedeva, con le tonalità e i relativi contrasti. Ogni piccola parte della forma risultava così composta da una scala tonale completa, dalla luce all’ombra.

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Si sa che Cézanne lavorava molto lentamente. Tra una pennellata e l’altra potevano passare delle ore. Fissava attentamente il suo soggetto e lo studiava per un periodo di tempo imprecisato, al punto da portare i suoi modelli all’esasperazione. I fiori gli si seccavano e la frutta delle sue nature morte andava a male. Per ovviare a questo problema, iniziò a ad usare frutta e fiori finti, pezzi di porcellana, metalli e orologi. Almeno loro avevano la pazienza di aspettare.

Per passare da una tonalità all’altra e da un oggetto all’altro segnava i punti dove il profilo di un oggetto tagliava o attraversava l’altro, senza mai impostare la prospettiva secondo un unico punto di vista. Al contrario, egli fissava sulle sue tele una serie senza limiti di linee orizzontali e verticali. Esse non erano che il risultato di un nuovo modo di vedere e di indagare la realtà. Limitando la sua tavolozza e semplificando la forma, seppe ottenere gli effetti più convincenti con una serie di gamme cromatiche, dal blu all’arancione. I suoi verdi tendevano al blu, così come i suoi gialli si portavano verso l’ocra o l’arancione. Ogni piano aveva un proprio tono che andava dall’azzurro freddo all’arancione caldo e, per mezzo di tagli contrasti, i colori si moltiplicavano. Inoltre, per mantenere la purezza del tono, separava ogni pennellata, stendendola in diagonale indipendentemente dalla forma che voleva rappresentare.

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Braque e Picasso s’impossessarono del linguaggio pittorico di Cézanne poiché, dopo aver visto le sue opere, non seppero vedere che con i suoi occhi. Il modo di Cézanne di rappresentare la natura come dei solidi geometrici fu applicato in molte opere cubiste, dove gli oggetti rappresentati erano del tutto simili a cilindri, sfere e coni. La già limitata gamma cromatica impiegata dal maestro francese fu ulteriormente ridotta: dal blu-grigio al bruno, con qualche tocco di ocra qua e là. I soggetti prediletti erano bottiglie, bicchieri, pipe, strumenti musicali. I quadri, spesso di forma ovale o rettangolare, ospitavano talvolta carta da musica e lettere.

Come nell’arte arcaica e in quelle medievale, nelle opere cubiste si possono vedere due cose rappresentate contemporaneamente: un occhio, ad esempio, visto frontalmente è collocato in un volto rappresentato di profilo, i cui stessi lineamenti possono essere sovrapposti lateralmente e di fronte. Questo modo di intendere la realtà era legato alla volontà di rappresentare la quarta dimensione, teorizzata in quegli anni dal poeta e teorico Guillaime Apollinaire e interpretata da molti artisti come la possibilità di ritrarre il movimento attraverso un’immagine ferma, mettendo in evidenza i molti punti di vista da cui un oggetto o una persona possono essere visti, cambiando la posizione dell’osservatore e in momenti successivi di tempo.

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Il Cubismo, attraverso l’esperienza di Cézanne, aveva decretato così un nuovo modo di vedere e di rappresentare la realtà circostante. Era riuscito, per un attimo, a fermare il tempo che scorre inesorabile.

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