Simone Martini, tra pittura senese e cultura d’otralpe

Di Pietro Perrino

Una delle figure più importanti e conosciute del panorama artistico nella Siena del Trecento è quella di Simone Martini, pittore che assorbe la lezione di Giotto e Duccio e al contempo esprime a pieno i tratti dolci e raffinati del Gotico d’oltralpe.

Simone Martini, Investitura di San Martino (dettaglio dei musici), cappella di San Martino, basilica inferiore di san Francesco d'Assisi
Simone Martini, Investitura di San Martino (dettaglio dei musici), cappella di San Martino, basilica inferiore di san Francesco d’Assisi

E’ nell’Ottocento che abbondano gli studi sull’artista da parte di importanti studiosi come Crowe e Cavalcaselle che compresero la sua grandezza nell’ambito della pittura senese nella prima parte del Trecento.
Nelle sue Vite Vasari scrive che Simone Martini morì sessantenne nel 1344 e da questo possiamo dedurre che sia nato nel 1284, molto probabilmente a Siena visto che l’autore lo chiama Simon Sanese.
Attraverso le imprese più importanti si cercherà di delineare, seppur in poche righe, questo grande artista.
La formazione di Simone va collocata nell’orbita di Duccio di Buoninsegna, sebbene non ci è dato di sapere altro poiché non abbiamo opere che documentino questo periodo. Infatti, la sua prima impresa ad essere
documentata è la decorazione nel Palazzo Pubblico di Siena, ultimata nel 1315 ma su cui il pittore ritornerà successivamente con dei rifacimenti. Trattandosi di un’impresa così importante per la città è chiaro che a
quel tempo Simone fosse già un pittore di fama consolidata.

Maestà, affresco, Palazzo Pubblico, Siena, 1315-1321
Maestà, affresco, Palazzo Pubblico, Siena, 1315-1321

Si tratta di una decorazione a fresco raffigurante la Maestà, soggetto che pochi anni prima il Comune di Siena aveva commissionato a Duccio (la celebre tavola collocata sull’altare del duomo della città). Tuttavia,
Simone, pur guardando a Duccio nel realizzare un soggetto sacro per celebrare la città di Siena, conferisce al soggetto un’aura più elegante e raffinata. La decorazione consiste in un riquadro orizzontale raffigurante la
Madonna col Bambino e una folla di santi e angeli incorniciato da motivi vegetali e clipei raffiguranti i Dottori della Chiesa, i profeti, gli evangelisti con dei cartigli, Cristo benedicente e una figura femminile con
due teste a simboleggiare la vecchia e la nuova Legge. La scena è dominata da un sontuoso baldacchino che ospita al centro un elegante trono cuspidato – abilmente traforato con la tecnica della punzonatura – come una cattedrale gotica sul quale siede la Madonna con il Bambino. Elegante e austera, la Madonna indossa una veste bordata in oro, il capo invece è coperto da un velo bianco sul quale poggia una preziosa corona. Di notevole interesse sono la aureole che sono decorate minuziosamente con dei motivi a rilievo che attestano la conoscenza di Simone dell’arte orafa. Il gruppo della Madonna col Bambino è poi circondato da un folto
gruppo di angeli e santi tra cui ricordiamo i quattro protettori della città di Siena, raffigurati in ginocchio in primo piano: Ansano, Savino, Crescenzio e Vittore. Nei volti della Madonna e dei personaggi femminili è possibile inoltre scorgere delle similitudini con i volti di Duccio.
Come si è accennato in precedenza, la Maestà di Simone subì dei rifacimenti da parte dello stesso pittore nel 1321, dovuti ad un ammodernamento di natura stilistica e iconografica.

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L’anno 1317 costituisce il completamento degli affreschi realizzati da Simone nella cappella di San Martino nella basilica inferiore di Assisi (Ferdinando Bologna, 1965). Nelle dieci scene della vita del santo, Simone
esprime la sua abilità nell’inserire i vari personaggi all’interno di strutture architettoniche perfettamente costruite (attestando la perfetta conoscenza della lezione di Giotto) e poi presta particolare attenzione
all’espressività dei volti, dei gesti, alla resa dei tessuti delle vesti e ai loro colori. Emblematica è la scena dell’investitura a cavaliere di san Martino che si svolge all’interno di un loggiato che potremmo definire
quasi ‘giottesco’: sorprendenti sono i dettagli dei due suonatori con le loro vesti che sembrano così vere da pensare di poterle sfiorare con le nostre mani.

Simone Martini, l'Investitura a cavaliere di san Martino, scena dalle Storie di san Martino, Basilica inferiore di San Francesco, Assisi, 1317 circa
Simone Martini, l’Investitura a cavaliere di san Martino, scena dalle Storie di san Martino, Basilica inferiore di San Francesco, Assisi, 1317 circa

Del 1317 è poi la tavola dipinta raffigurante San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d’Angiò, un’opera – commissionata proprio da Roberto d’Angiò che conferisce a Simone la nomina di cavaliere – importante poiché contiene un preciso manifesto politico volto a legittimare il contestato potere angioino.

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Simone Martini. San Ludovico di Tolosa incorona il fratello Roberto d'Angiò, tempera su tavola, Museo di Capodimonte, Napoli, 1317
Simone Martini. San Ludovico di Tolosa incorona il fratello Roberto d’Angiò, tempera su tavola, Museo di Capodimonte, Napoli, 1317

Al 1330 risale il celebre affresco realizzato nella Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena, di
fronte alla Maestà. La scena rappresenta un cavaliere che con fare silenzioso attraversa un paesaggio desertico e roccioso dove, oltre a lui, figurano solo due castelli e un accampamento: è la celebrazione della
conquista, da parte di Siena, dei castelli di Montemassi e Sassoforte.
Nel 1333 ( tre anni prima di partire per Avignone) Simone Martini realizza insieme a Lippo Memmi la meravigliosa tavola cuspidata raffigurante l’Annunciazione, un’opera caratterizzata da un’eleganza rara che
ha dei corrispondenti solo nei manoscritti miniati d’oltralpe. La scena centrale è affiancata ai lati da due tavole dove figurano Sant’Ansano e Santa Margherita. Si notino la bellezza della Madonna, colta con
atteggiamento di diffidenza e di ritrosia nei confronti dell’angelo diafano dalle ali e dalle vesti dorate e il dettaglio naturalistico dei gigli all’interno del vaso posto al centro della composizione. Dettagli incredibili se si pensa che le figure sono risolte in superficie e si stagliano sul fondo oro.

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Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione, 1333, tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze
Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione, 1333, tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze

Nel 1336 Simone Martini si trasferisce definitivamente ad Avignone dove lavorerà come pittore per la corte papale che lì si era trasferita, ottenendo importanti commissioni come la decorazione del duomo di cui ci
restano dei frammenti come la lunetta con la Madonna dell’Umiltà e il timpano con il Cristo salvatore.

Simone Martini, Cristo salvatore e Madonna dell'Umiltà, affeschi, Notre-Dame-des-Doms, Avignone, 1341
Simone Martini, Cristo salvatore e Madonna dell’Umiltà, affeschi, Notre-Dame-des-Doms, Avignone, 1341

In questa città Simone incontra Francesco Petrarca, il quale nei suoi versi loderà il pittore paragonandolo a Policleto. Per il poeta Simone realizza un ritratto di Laura – ora perduto – e nel 1340 il frontespizio delcodice con il Commento di Servio a Virgilio dove in un paesaggio naturalistico pervaso da un’atmosfera cortese rappresenta il commentatore latino mentre mostra Virgilio a un soldato, a un contadino e ad un pastore che stanno ad indicare i poemi epici, agricoli e bucolici.

Simone Martini, Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio, miniatura, Bilbioteca Ambrosiana, Milano, 1340
Simone Martini, Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio, miniatura, Bilbioteca Ambrosiana, Milano, 1340

 

Quella di Simone e della sua bottega (dove figuravano in primis Lippo Memmi e il Maestro della Madonna di Strauss) fu una produzione proficua e di grande qualità e che comprende anche polittici religiosi realizzati
tra il secondo e il terzo decennio del XIV secolo a Pisa e Orvieto.

 

 

 

 

 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
PIERINI M., ad vocem «Martini, Simone» in Enciclopedia dell’Arte Medievale, Treccani, 1997 con
bibliografia precedente.

 

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