Le Odalische di Matisse: sensuale e fascinoso inno all’Oriente

di Laura Corchia

“Faccio delle odalische per fare del nudo. Ma come fare del nudo, senza risultare artificioso? E poi le faccio perché so che esistono. Quand’ero in Marocco ne ho viste”.

Con queste parole, pronunciate nel 1929 durante un colloquio con l’editore greco Emmanuel Tériade, Henri Matisse spiegava la motivazione che lo spingeva a raffigurare donne inserite in eleganti e sofisticati ambienti di gusto orientale, sensualmente sdraiate su tappeti o sofà e circondate da soffici cuscini. Sono donne dalla fisicità prorompente, il cui corpo esprime una sensazione di attesa e di silenzio. Le loro pose pigre ed indolenti sono riprese dai medesimi soggetti dipinti da Delacroix, Ingres e Renoir.

Matisse dipinse una cinquantina di Odalische, inserite in ambienti sempre diversi e ricchissimi di ornamenti. Quasi sempre a posare per lui fu Henriette Darricarrère, una modella che viveva a Nizza con la famiglia.

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La produzione è databile tra il 1919 e il 1929, periodo in cui il pittore soggiornò nella luminosa cittadina situata a sud della Francia. Lasciatosi alle spalle gli orrori provocati dalla Grande Guerra, Matisse rinnovò completamente il suo stile, abbandonando i colori tetri e le forme astratte. Le sue tele si popolarono di donne belle e sensuali, nude o coperte di abiti di gusto orientale, studiati ed osservati durante i suoi frequenti viaggi in Marocco. I colori sono brillanti, stesi con pennellate pastose. Prima di trasporre sulla tela le sue figure, Matisse le studiava a fondo attraverso schizzi e disegni, eseguiti adoperando tecniche diverse.

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Matisse con modella in veste di odalisca ee

Per l’occasione, il suo atelier veniva trasformato in un vero e proprio harem. Vi disponeva poltrone, cuscini, sofà, paraventi, tessuti damascati, tappeti ed oggetti orientali. La bella Henriette indossava gli abiti indicati dall’artista e si metteva in posa, mettendo in mostra il suo corpo scultoreo e sensuale. Tra le varie opere, citiamo Nudo su fondo ornamentale, datato 1925-26. La figura, coperta solo da un velo azzurro, siete in un ambiente piatto e innaturale, reso vivace dalla policromia della tappezzeria. Nella stanza si dispongono uno specchio, una pianta e una scodella contenente della frutta.

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Interessante è altresì Odalisca con pantaloni grigi, dipinta tra il 1926 ed il 1927. La sensuale figura, mollemente adagiata su un letto, ha le braccia incrociate all’altezza dell’ombelico. Indossa dei pantaloni di gusto orientale e ha i seni completamente scoperti. Il volto, dai tratti appena accennati, posa lo sguardo sull’osservatore. Attorno a lei, stoffe e tessuti elaborati arricchiscono l’ambiente, rendendolo carico di suggestioni.

In Matisse, linea e colore si fondono in una danza sinuosa, dando vita ad opere dove tutto è “ordine, beltà, lusso, calma e voluttà”. Nelle sue tele non c’è posto per il dolore e la sofferenza, i drammi umani non vi compaiono.

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Così scriveva l’artista a proposito delle sue scelte stilistiche: “La mia pittura, che era partita da una certa opulenza, si era sviluppata verso la chiarezza e la semplicità. Era manifesta la volontà di fare uso dell’astrazione dei colori e delle forme ricche, calde e voluminose, sulle quali tendeva a predominare l’arabesco. Le odalische erano i numerosi frutti di una felice nostalgia, di un sogno bello e vivo, e di un’esperienza vissuta quasi nell’estasi del giorno e della notte, nel fascino di un clima”.

In quegli stessi anni, Claude Roger-Marz espresse un’interessante interpretazione delle odalische di Matisse:  “L’immaginazione plastica del pittore veglia al suono di questa musica da camera, che contempla una o svariate figure chiuse in un interno. Anche se la loro nudità è esaltante, egli ama ugualmente ornarle con accessori vari – sciarpe, mantiglie, strane capigliature, calzoni orientali, il cui colore armonizza con il colore della pelle – e mostrarle nel lusso orientale (…) si impadronisce di questi esseri, trattandoli come oggetti, guardandoli non per come sono, ma per l’effetto e il piacere visivo che può trarne da essi. Sono giovani donne adattate a un decoro inventato, svilite da accessori imposti, che non hanno scelto, non sono altro che un pretesto per far risaltare il pittore (…). Matisse mantiene di fronte alle sue modelle una serenità sentimentale e sessuale assoluta. I suoi personaggi respirano un’aria un po’ astratta, hanno il compito di decorare lo spazio, ma contano meno dei fiori, dei parati o dei tappeti, sono degli strumenti docili, sui quali egli intona un canto raffinato”.

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BIBLIOGRAFIA CONSULTATA PER LA REDAZIONE DI QUESTO ARTICOLO:

  1. Matisse, in “I classici dell’arte”, collana a cura del Corriere della Sera, Rizzoli, Skira;
  2. Musardo Talò Vicenza, “Matisse e l’Oriente: il ciclo delle Odalische”, Centro Ricerche Studio e Catalogazione dei Beni Culturali di Puglia, 2004.