Benché le informazioni biografiche su di lui siano scarse, la critica lo annovera tra i principali esponenti della pittura di genere negli anni Trenta dell’Ottocento. Le notizie sulla sua produzione artistica si ricavano principalmente dai cataloghi delle opere esposte alle Biennali Borboniche (1826-1859), mostre a cadenza biennale patrocinate dai Borbone di Napoli presso il Palazzo dei Regi Studi (oggi Museo archeologico nazionale di Napoli). Tra il 1830 e il 1848, egli vi partecipò vincendo diverse medaglie, segno del riconoscimento e dell’apprezzamento del suo talento. Ebbe un fratello paesaggista di nome Filippo che, come lui, espose alle Biennali Borboniche, ma dal 1839 in poi.
Luigi s’iscrisse al Real istituto di Belle Arti di Napoli nel 1830 dato che alla Biennale di quell’anno figura come appartenente all’Istituto ed espose due quadri rappresentanti Famiglia di marinai a Santa Lucia e Narciso ritratto dal vero e due copie: una da Gerard, Le quattro età dell’uomo e una dal Domenichino, L’angelo custode. Nel 1835 espose Ritratto muliebre e un soggetto storico-romantico preso dal Tasso Armida al campo dei crociati presentata a Goffredo da Eustazio con cui si aggiudicò la medaglia d’argento di prima classe. Nel 1837 espose, invece un quadro per il quale vinse anche un premio Morte di una brigantessa insieme a due Ritratti e Fervidi voti di una sconsolata famiglia nell’isola di Procida per la salvezza di un naviglio che è combattuto dalla tempesta. Nel 1839 espose tre quadri: La preghiera di una donna gravida; Il voto. Una famiglia Abruzzese ringrazia la SS. Vergine per la conseguita guarigione del vecchio padre e Il riscatto. I Padri della Redenzione riscattano col denaro i Cristiani schiavi in Barberia.
Nel 1841 ebbe successo con l’esposizione de La donna di Gaeta inchioda i cannoni nemici insieme ad altri quattro quadri: Il profugo di Parga; Visita al Camposanto; I briganti delle montagne di Nemi e un Ritratto muliebre. Nel 1843 espose La Vestale insieme a Marinaio calabrese nell’assedio d’Amantea. Alla Biennale del 1848 compare in veste di professore onorario dell’Accademia esponendo Dalida fa recidere i capelli a Sansone e Rebecca, a mezza figura per la quale ottenne una medaglia d’argento di seconda classe. Nel 1857 fu impegnato per un grande quadro, acquistato poi da un collezionista russo, rappresentante una Giovinetta romana. Dopodiché non si hanno più notizie dei suoi lavori, ma era sicuramente attivo anche dopo l’unità d’Italia dal momento che risulta partecipe all’inaugurazione della prima Promotrice di Napoli nel 1862 dove espose nuovamente La Vestale.
Altri suoi quadri si registrano nella collezione del barone Meuricoffre, suo estimatore e acquirente. L’ultima notizia che abbiamo su di lui riguarda un invito da parte del direttore Cesare Dalbono nel 1864 per la sua partecipazione al Consiglio dei professori dell’Accademia con gli artisti esterni per decidere su una nuova riforma dell’Istituto in base ai nuovi tempi che correvano. Da questo momento in poi le notizie si fermano e la critica ha segnato la morte del pittore nel 1862 o dopo al 1864. Tuttavia, nel corso delle mie ricerche, mi sono imbattuto in un documento inedito scritto in data 11 marzo 1864, ingiallito dal tempo, che getta una luce nuova sulla vita di questo pittore di genere. Questo prezioso ritrovamento, custodito con cura in un fascicolo dell’archivio dell’Accademia di Belle Arti a Napoli, attesta che l’artista spirò proprio nel 1864. Inoltre, rivela anche che i professori dell’Accademia furono invitati a partecipare al suo funerale, tenutosi nel pomeriggio del giorno dopo, segno del profondo rispetto e della stima che aveva guadagnato nel mondo accademico. Questa rivelazione, velata di malinconia, aggiunge un tassello fondamentale alla comprensione della sua esistenza e del suo lascito artistico, illuminando con chiarezza l’ultimo capitolo della sua vita.
Bibliografia consultata
-Archivio storico dell’Accademia di Belle Arti a Napoli (d’ora in poi ASABAN), serie Professori, sottoserie Fascicoli personali, n. 60
-L. Martorelli, (scheda), in La pittura in Italia: L’Ottocento, Tomo II, a cura di E. Castelnuovo, Milano 1991, pp. 994-995
-M. Picone, (scheda), in F. C. Greco, M. Picone Petrusa, I. Valente, La pittura napoletana dell’Ottocento, Napoli 1993, p. 156;
-R. Rinaldi, Pittori a Napoli nell’Ottocento, Napoli 2001, pp. 228-229.