Il Sarcofago Grande Ludovisi di Palazzo Altemps, meraviglia di epoca romana

A cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale

Impossibile non rimanere a bocca aperta davanti ad uno dei capolavori assoluti dell’arte romana: il Sarcofago Grande Ludovisi esposto a Roma all’interno di Palazzo Altemps, una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano. Incanta per la sua grandezza, stupisce per la ricchezza e la quantità di particolari rappresentati, ma soprattutto esercita sui visitatori un fascino immortale, senza tempo.

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Il sarcofago, rinvenuto nel 1621, fu subito acquistato dal cardinale Ludovico Ludovisi che decise di esporlo immediatamente all’interno della villa di famiglia sul Quirinale. Quando nel 1883 gli eredi del cardinale procedettero alla lottizzazione della villa Ludovisi, la collezione Boncompagni Ludovisi, fu venduta nel 1901 allo Stato Italiano ed in seguito fu esposta proprio a Palazzo Altemps.

Il sarcofago, uno dei più colossali del mondo antico, è ricavato da un unico blocco di marmo proconneso, oggi tutto bianco, ma in origine policromo: osservando molto attentamente l’opera, è possibile scorgere infatti piccole tracce di colore e doratura. Tema fondamentale della decorazione è la vittoria sui barbari, qui rappresentati con caratteristiche diverse tra loro, presenti in una moltitudine che a primo sguardo può sembrare caotica, ma che è in realtà definita da un sapiente ordine compositivo. Un tema che è di fondamentale importanza nella decorazione dei sarcofagi soprattutto tra la seconda metà del II secolo e la prima metà del III secolo d.C.

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La lettura della scena inizia da sinistra, dove è possibile riconoscere i soldati romani che dominano dall’alto la battaglia, vincendo e sconfiggendo i barbari calpestati dai vincitori. In alto e al centro, si trova il defunto raffigurato a cavallo, l’unico che non combatte, ma anzi ha il braccio alzato, quasi a dirigere e incitare i soldati a proseguire nello scontro, un gesto di comando che porta ad identificarlo come un generale. L’uomo appare forte, vincente, ma giovane di età, è ritratto con la barba corta e una sorta di sigillo a forma di croce sulla fronte, in cui è possibile riconoscere il simbolo di iniziazione mitraica, un culto misterico di origine orientale assai diffuso tra i soldati in questi anni. Non è possibile stabilire con certezza se il defunto fosse un membro della famiglia imperiale oppure un parente di un importante generale dell’epoca. Secondo alcuni studiosi la presenza di cavalieri identificabili con i protectores dell’imperatore, dei portainsegna e dei suonatori di flauto, farebbe supporre che il defunto fosse proprio un membro della famiglia imperiale, probabilmente da riconoscere in Erennio Etrusco, figlio di Decio, entrambi morti nel 251 d.C. durante la Battaglia di Abritto contro i Goti.

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Il defunto, centro delle scena, è circondato da cavalieri e fanti impegnati in accessi, violenti e animati combattimenti contro i nemici. I barbari cadono sotto i colpi dei Romani: alcuni vengono feriti, altri sono colpiti a morte, in un moto ondulatorio perfetto e continuo che porta a dimenticare come il tutto sia stato scolpito da abili scalpellini direttamente nel marmo. L’esercito romano appare composto, equilibrato, molto organizzato, mentre i barbari presentano capigliature scomposte, espressioni drammatiche, di dolore, paura e angoscia. Sono rappresentati tutti i “barbari”, intesi come tutti i nemici dell’Impero: quelli orientali vestiti con tuniche, mantelli e pilei (copricapi allungati a cono) e quelli occidentali a torso nudo o con le brachae (una sorta di calzoncini più o meno corti). Questa commistione porta a ritenere che non sia qui rappresentata una battaglia specifica, quanto una generica illustrazione della vittoria sui nemici, sia in Oriente sia in Occidente, indicando il defunto come un esperto condottiero in grado di guidare Roma sempre e comunque alla vittoria.

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BIBLIOGRAFIA CONSULTATA PER LA REDAZIONE DI QUESTO ARTICOLO:

  • Matteo Cadario, “Il Grande Ludovisi”, in Museo Nazionale Romano a cura di Adriano La Regina, Electa 2012;
  • Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps, Zanichelli Online del 2010: http://online.scuola.zanichelli.it/ilcriccoditeodoro/files/2010/05/it-museali04.pdf;
  • Antonio Giuliano (a cura di), La Collezione Boncompagni Ludovisi: Algardi, Bernini e la fortuna dell’antico, catalogo della mostra (Roma 1992-1993), Venezia 1992;
  • Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L’arte dell’antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976.
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