Tra i maggiori interpreti della pittura inglese del Settecento si colloca Joshua Reynolds, nato a Plympton nel 1723. Nel Devonshire compie i primi passi guidato dal ritrattista Thomas Hudson e successivamente viaggia in Italia e in Francia.
Tiziano, Jacopo Tintoretto e Paolo Veronese divengono i suoi maestri ideali, da loro assorbe il colore e gli effetti della luce e l’ombreggiatura.
Stabilitosi a Londra, si impone sulla scena grazie ai suoi ritratti di nobili caratterizzati da una bellezza classica.
Entrato a far parte della Royal Academy of Arts di Londra tenne, in qualità di Presidente, una serie di conferenze allo scopo di nobilitare l’arte inglese e di restituire dignità a qualunque tipo di pittura, purché fosse condotta con maestria e fosse corretta nel disegno e nell’uso del colore.
Reynolds sostenne la necessità di ogni pittore di studiare con costanza l’arte del passato, attraverso la quale si impara a selezionare “quanto c’è di grande e di bello nella natura”. Riguardo alle copie sostenne: “prendere in prestito un particolare pensiero, un’azione, un atteggiamento o una figura, e trapiantarla nella propria opera non è plagio se fatto con abilità, bensì una forma di invenzione”.
Amico di aristocratici, di scrittori e di attori, li effigiò in pose di ispirazione classica o riprese dai dipinti del Cinquecento.
Il Ritratto della Duchessa di Hamilton presenta la duchessa vestita, sotto il mantello, con una lunga e ampia tunica neoclassica, con posa appoggiata a un bassorilievo raffigurante il Giudizio di Paride. Per il Ritratto di Lady Cockburn con tre dei suoi figli, l’artista riprende il modello iconografico della Vergine con il Bambino e San Giovannino, disponendo Lady Cockburn al centro della scena con un abito di foggia antica. La tenda annodata alla colonna è un riferimento alla pittura del Seicento. La posa dell’Apollo del Belvedere è invece ripresa nel Ritratto del Principe Omai, un nobile polinesiano condotto in Inghilterra, come trofeo antropologico, da James Cook.
Nel 1781 compie un viaggio in Olanda e nelle Fiandre dove ha modo di apprendere la lezione di Rubens. Colpito da una paralisi e da gravi problemi alla vita, muore il 23 febbraio 1792.
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