Henri Matisse: la sinuosa danza di linea e colore

di Laura Corchia

“Creare è proprio dell’artista; dove non c’è creazione, l’arte non esiste”.

(Henri Matisse)

L’avventura artistica e personale di Henri Matisse fu all’insegna di lusso, calma e voluttà, tre parole tratte dall’Invito al viaggio di Baudelaire.

Il suo volto, armato di occhialini rotondi e incorniciato da una fitta barba bianca, non fu mai turbato dalle inquietudini tipiche dell’artista. Con la sua aria calma e meditabonda, ha prodotto decine e decine di opere, a cominciare da quella Donna con cappello che al Salon del 1905 suscitò scandalo e disappunto.

Figlio di commercianti, Matisse nacque il 31 dicembre 1869 a  Le Cateau-Cambrésis, ma crebbe a Bohain-en-Vermandois.

Nel 1887 si trasferì a Parigi per studiare legge, lavorando come impiegato statale. Due anni dopo l’incontro con la pittura, avvenuto durante un periodo di convalescenza in seguito ad un attacco di appendicite. Impugnare per la prima volta un pennello fu come entrare in “una specie di Paradiso”, come disse in seguito.

Henri Matisse, Tre sorelle, 1917
Henri Matisse, Tre sorelle, 1917

Allievo di  William-Adolphe Bouguereau e Gustave Moreau all’Académie Julian, cominciò a dipingere nature morte e paesaggi, finché un incontro con Russell lo indusse a cambiare completamente stile, influenzato dai lavori dei post-impressionisti, dall’arte giapponese e dal puntinismo introdotto da Seurat.

Un’ulteriore svolta è segnata dall’amicizia con Albert Marquet, Maurice de Vlaminck e André Derain. Il pittore accentuò la sua tendenza ad enfatizzare fortemente il colore. I dipinti di questo periodo sono caratterizzati da forme appiattite e linee controllate, con l’espressione che domina sui dettagli. Al Salon d’Automne del 1905 espose, assieme a coloro che sarebbero poi stati ribattezzati Fauves (belve selvagge) Finestra aperta e Donna col cappello, opere caratterizzate dall’uso di colori violenti e squillanti.

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Henri Matisse, Donna con cappello, 1905
Henri Matisse, Donna con cappello, 1905

In Donna con cappello, la signora Matisse è raffigurata con naso e fronte verde, capelli rossi, cappello piumato. Sebbene la posa riprenda quella dei ritratti cinquecenteschi, tutto appare innaturale e dissonante, una beffa. Scriverà l’artista nel 1954: “Il volto umano mi ha sempre interessato… Ho finito per scoprire che la somiglianza di un ritratto deriva dall’opposizione esistente tra il volto del modello e gli altri visi, in una parola dalla sua particolare asimmetria. Ogni figura ha il suo ritmo particolare ed è questo ritmo a creare la somiglianza”. 

Il recupero della linea sinuosa e decorativa è invece evidente in opere come Joye de vivre, del 1905-06. Qui, accanto al colore fauve, protagonista è appunto il disegno, fondamentale per raggiungere l’armonia dei maestri classici. La linea trionfa sul colore e descrive una serie di bellezze femminili abbandonate sulla spiaggia. Il paesaggio è reso con colori innaturali: rossi, verdi e viola. Gertrude Stein ha fornito una bellissima descrizione del quadro: “In questo quadro Matisse realizza per la prima volta la sua intenzione di deformare le linee del corpo umano, al fine di armonizzare e semplificare il valore artistico dei colori puri, che adoperava soltanto accoppiati al bianco. Egli applica questa deformazione sistematica del disegno nello stesso modo in cui la musica si fa uso di dissonanze, in cucina di aceto o limone”. 

Henri Matisse, Joie de vivre
Henri Matisse, Joie de vivre, 1905-06

Nel quieto ambiente familiare, lontano dai clamori della vita mondana, Matisse sviluppò uno stile che partiva dalla raffigurazione della realtà ma veniva poi trasformato in astrazione, attraverso forme semplificate e appiattite e l’accostamento di colori primari e secondari puri, accesi, luminosi, privi ormai di riferimento alla descrizione naturale. I gialli venivano accostati al violetto, il rosso al verde, il blu all’arancio; Ai colori primari accostava i colori complementari con l’evidente intento di rafforzarne il contrasto timbrico. Ne risultava un insieme molto vivace con un evidente gusto per la decoratività. Le forme semplificate e bidimensionali accentuavano la valenza decorativa.

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Nle 1906 il pittore partì in Algeria e negli anni successivi visitò il Marocco. Le forme arabescate dell’arte islamica sono evidenti in numerose opere, come in Madame Matisse con scialle di Manila. 

Henri Matisse, Odalisca, 1923
Henri Matisse, Odalisca, 1923

La sua poetica matura è chiaramente espressa nelle sue Note di un pittore. Vi si legge: “Io cerco soprattutto l’espressione… non riesco a far distinzione tra ciò che provo verso la vita e il modo di esprimerlo. A mio parere, espressione non significa la passione che si specchia nel volto dell’uomo o che viene tradita da un gesto violento. In un mio quadro, l’intera composizione è  espressiva. Il posto che vi occupano  certe figure  o oggetti, lo spazio vuoto che li circonda, le proporzioni, tutto ha  il suo peso. La composizione è l’arte di collocare in maniera decorativa i vari elementi a disposizione del pittore, che esprime così i propri sentimenti [..] Un’opera d’arte deve essere armoniosa nella sua interezza: qualsiasi dettaglio superfluo rimpiazzerebbe qualche dettaglio essenziale nella mente dello spettatore”. 

Trasportato dall’arte in un mondo dove riecheggiano gioie e segreti dell’anima, Henri Matisse ha creato opere lontane dai tragici eventi umani. Nei suoi dipinti non c’è posto per stragi, guerre e scontri. Nelle piatte superfici attraversate dal suo pennello, linea e colore si intrecciano in una sinuosa danza. Tutto è “ordine, beltà, lusso, calma e voluttà”.

 

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