Rembrandt: autoritratti per una vita. Il video

Di Laura Corchia

Nessun artista fu, al pari di Rembrandt, così maniacalmente ossessionato per tutto il corso della sua vita dal volersi scrutare e autoritrarre con una ricerca assillante e meticolosa delle sottili variazioni dovute al passare degli anni e degli umori. Della sua effigie, infatti, conosciamo svariate raffigurazioni sia pittoriche sia grafiche ad acquaforte. Così, il pittore ci offre di sé una continua analisi, con una particolare tecnica pittorica che sfuma e disfa forme e volumi. Il critico fiammingo Joachim von Sandrart a proposito della tecnica di Rembrandt disse: “torna a sua lode il fatto che sapesse mescolare con molta intelligenza e con molta arte i colori alle loro caratteristiche peculiari […]. Nelle sue opere il nostro pittore faceva scarso uso di luci, salvo che ne punti a cui voleva dare speciale rilievo: in tutto il resto metteva insieme artisticamente luce e ombra”. E così rimarcava il francese André Felibien: “Spesso egli si limitava a tracciare grandi pennellate, applicando i colori l’uno accanto all’altro, senza preoccuparsi di compenetrarli e smorzarli insieme”.

Dall’autoritratto giovanile in cui il viso è lasciato volutamente in un’ombra indistinta e misteriosa, a quello più ufficiale e alla moda dipinto nel 1658, a quelli infine del pittore ormai anziano, con le mani giunte e con tavolozza e pennelli, possediamo davanti ai nostri occhi la parabola umana e professionale di uno dei più importanti pittori del Seicento, che fu insieme a Frans Hals il maggiore ritrattista del suo tempo, tanto da essere imitato, copiato e contraffatto dai molti suoi allievi.

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Se nel primo autoritratto percepiamo una sorta di timidezza dell’artista, che sembra quasi volersi nascondere alla vista del suo pubblico, negli autoritratti successivi, il pittore, ormai trentenne, si pone con più baldanza e sicurezza.

Nell’autoritratto del 1840 Rembrandt si ritrae appoggiandosi ad un parapetto in primo piano, in una chiara ripresa di modelli precedenti, come il Ritratto di Baldassar Castiglione e quello del cosiddetto Ariosto di Tiziano. La posa classicista assunta dal pittore dimostra la chiara consapevolezza  del prestigio raggiunto in ambito sociale. In questo periodo, infatti, conduceva una vita agiata, collezionando quadri ed incisioni e vivendo in una lussuosa villa a Leida assieme alla moglie Saksia, ricca nipote del suo socio in affari.

Nei ritratti in età anziana, Rembrandt porta a completa maturazione un processo di disfacimento del tessuto formale e cromatico della tela, come in precedenza aveva fatto anche Tiziano. Gli autoritratti databili intorno al 1660 si percepisce appena l’effigie del vecchio pittore, ormai erosa dalle ombre che l’avvolgono. Nell’Autoritratto del 1661, in particolare, la mano di Rembrandt sembra quasi fare un tutt’uno con la tavolozza che sta reggendo, in una simbolica unione tra vita e arte.

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Rembrandt ci lascia immagini pensierose e malinconiche, velate da un filo di tristezza e intrise di saggezza e di pacatezza, come del resto lo erano anche i ritratti giovanili, parabola di un uomo “eccellente e universalmente famoso”, come recita un testo poetico composto nel 1667, due anni prima della sua morte.

Nel video che segue potrete seguire tutti gli autoritratti di Rembrandt in una continua e avvincente animazione:

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