Paolo Uccello: la passione per la “dolce prospettiva”

di Laura Corchia

Oh dolce cosa è questa prospettiva!”

(Paolo Uccello)

Uno dei suoi giudizi più crudi Giorgio Vasari lo riservò a Paolo Uccello, pittore fiorentino nato a Pratovecchio il 15 giugno 1397: “Paulo Uccello sarebbe stato il più leggiadro e capriccioso ingegno che avesse avuto da Giotto in qua l’arte della pittura, se egli si fusse affaticato tanto nelle figure et animali quanto egli si affaticò e perse tempo nelle cose di prospettiva; le quali, ancorché sieno ingegnose e belle, chi le segue troppo fuor di misura getta il tempo dietro al tempo, afatica la natura, e l’ingegno empie di difficoltà e bene spesso di fertile e facile lo fa tornar sterile e difficile, e se ne cava – da chi più attende a lei che alle figure – la maniera secca e piena di profili: il che genera il voler troppo minutamente tritar le cose, oltreché bene spesso si diventa solitario, strano, malinconico e povero, come Paulo Uccello, il quale, dotato dalla natura d’uno ingegno sofistico e sottile, non ebbe altro diletto che d’investigare alcune cose di prospettiva difficili et impossibili; le quali, ancorché capricciose fussero e belle, l’impedirono nondimeno tanto nelle figure, che poi, invecchiando, sempre le fece peggio. […] Paulo dunque andò, senza intermettere mai tempo alcuno, dietro sempre alle cose dell’arte più difficili, tanto che ridusse a perfezione il modo di tirare le prospettive dalle piante de’ casamenti e da’ profili degli edifizzi, condotti insino alle cime delle cornici e de’ tetti…”

Poverissimo, tanto da non potersi permettere di tenere animali, limitandosi a dipingerli, in specie di uccelli (da cui il soprannome che ebbe), l’artista sembrava non aver compreso il pieno fervore dell’epoca in cui visse.

Leggi anche  "In un luogo dove non ho mai viaggiato": una poesia di Edward Estlin Cummings
Battaglia di San Romano, pannello agli Uffizi
Battaglia di San Romano, pannello agli Uffizi

Educato alla bottega di Ghiberti, Paolo si recò a Venezia nel 1492 e vi rimase fino al 1430. Al suo ritorno a Firenze, entrò in contatto con le ricerche condotte da Masaccio, da Brunelleschi e da Donatello e rimase quasi folgorato dalla perizia con cui questi artisti raffiguravano lo spazio.

Paolo allora iniziò ad applicarsi alla scienza della prospettiva e la sua ricerca fu tesa quasi a mettere alla prova le leggi geometriche che la governano. Estraniato dalla realtà, tutto preso dalla sua arte, Paolo, secondo Vasari, “lasciò di sé una figliuola che sapeva disegnare e la moglie; la quale soleva dire, che tutta la notte Paulo stava nello scrittoio per trovare i termini della prospettiva, e che quando ella lo chiamava a dormire, egli le diceva: Oh, che dolce cosa che è questa prospettiva!”

Monumento equestre a Giovanni Acuto, Firenze, Santa Maria del Fiore
Monumento equestre a Giovanni Acuto, Firenze, Santa Maria del Fiore

Risultato delle sue ricerche furono una serie di opere che dimostrano il grado di perfezione raggiunto. Ne è un esempio lo splendido disegno di un Calice, concepito come un solido prospetticamente perfetto e dalle numerose sfaccettature, rigorosamente impostato su una visione frontale.

Leggi anche  Dentro l'opera: 'La Tempesta' di Giorgione

Uno dei capolavori di Paolo Uccello è rappresentato dagli affreschi con Storie di Noè eseguiti tra il 1447 e il 1450 nel Chiostro Verde di Santa Maria Novella. Giorgio Vasari rimproverò a Paolo di aver fatto “i campi azzurri, le città di color rosso, e gli edificij variati secondo che gli parve”. L’uso disinvolto del colore non può che denunciare la libertà dell’artista il quale quando realizzava i suoi dipinti dava vita a tutte quelle immagini che la sua inesauribile fantasia riusciva a produrre.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA