Otto Dix: l’artista che ha raccontato gli orrori della guerra

di Laura Corchia

“Una parola d’ordine ha ispirato negli ultimi anni un’intera generazione di artisti: ‘Creare nuove forme espressive’. Dubito che sia possibile. E se vi fermate davanti ai quadri degli antichi maestri o vi sprofondate nello studio di nuove creazioni mi darete certamente ragione. La novità in pittura, secondo me, consiste nell’allargare la scelta dei soggetti, sviluppando le forme espressive già adottate dai maestri antichi”.

(Otto Dix)

Nato a Gera (Turingia) nel 1891, Otto Dix è uno dei più importanti esponenti della “Neue Sachlichkeit” (Nuova oggettività), corrente artistica sviluppatasi in Germania di chiara derivazione espressionistica.

Arruolatosi volontario in guerra, ne uscì fortemente impressionato. Da convinto combattente si trasformò in fervente pacifista e nelle sue opere cominciò a raffigurare tutti gli orrori del conflitto. Le tematiche affrontate narrano con crudezza gli orrori della guerra, i disastri ambientali e le deformità della figura umana. Protagoniste dei suoi quadri sono spesso le prostitute, i cui corpi riflettono la corruzione dell’animo.

Otto_Dix invalidi di guerra giocano a carte
Otto Dix, Invalidi di guerra giocano a carte, 1920,

E poi ci sono i soldati, quei compagni di trincea con i quali aveva condiviso il dramma del conflitto. Il suo realismo crudo e tragicamente impietoso arriva a descrivere corpi squartati e decomposti, strumenti che divengono chiaro simbolo antimilitarista. Questi aspetti avvicinano Dix a Giuseppe Ungaretti, il poeta che più di tutti ha denunciato nei suoi componimenti la grande tragedia della guerra.

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Otto Dix, Metropolis, 1927-28
Otto Dix, Metropolis, 1927-28

Tra i tanti capolavori dipinti dall’artista, quello che più colpisce è Metropolis, un trittico eseguito tra il 1927 e il 1928. In quest’opera, Dix mette in luce le contraddizioni di Berlino, una città che ospita una grande quantità di esseri umani, troppo piccola per accogliere una moltitudine impegnata nella ricerca della sopravvivenza. L’artista a sinistra raffigura la strada, luogo di miserie e di povertà. Si possono individuare delle prostitute, un reduce mutilato che calpesta un ferito e alcuni animali (un cavallo, un cane e una volpe morta). Al centro, dipinge l’interno di un locale alla moda: si canta e si balla indossando scarpine leziose, tessuti plissettati e broccati, preziosi gioielli. A destra, l’artista raffigura l’indifferenza di alcune dame nei confronti di un reduce che chiede la carità con un cappello.

Lucido indagatore della realtà contemporanea, Otto Dix si è fermato ad descrivere i vizi di una società ormai corrotta, gli orrori di una guerra che aveva lasciato dietro di sé solo dolore ed emarginazione.

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Fedele alla sua idea di pittura, Dix lavorò fino all’ultimo giorno della sua vita, nonostante una paralisi alla mano sinistra. Morì il 25 luglio 1969 a Singen.

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