L’Auditorium di Mecenate e la pittura romana da giardino

A cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale

Nel cuore di Roma, non lontano dalla stazione Termini e da piazza Vittorio Emanuele, è possibile ammirare un piccolo edificio di epoca romana che custodisce al suo interno delle decorazioni ad affresco di straordinaria bellezza: l’Auditorium di Mecenate. L’edificio su via Merulana fu scoperto casualmente alla fine dell’800 durante i lavori di sistemazione del nuovo quartiere sorto appositamente per accogliere il seguito del Re Vittorio Emanuele II, sceso a Roma da Torino dopo l’Unità d’Italia.

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E’ da tutti conosciuto con il nome di Auditorium, anche se in realtà nulla ha a che fare con una sala per spettacoli o concerti, trattandosi piuttosto, di una sala per banchetti, un vero e proprio triclinio estivo. L’errore interpretativo viene dalla presenza al suo interno di una grande area con gradinate interpretate inizialmente come spalti su cui sedere per assistere agli spettacoli.

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Ma a chi apparteneva tutto questo? A Mecenate, il grande amico di Ottaviano Augusto e suo fidato consigliere, che grazie alla sua grande passione per la cultura, diede vita nel I secolo a.C. ad un importante circolo di intellettuali tra i quali si ritrovano anche i più importanti poeti romani, come Virgilio e Ovidio. Grazie all’aiuto finanziario di Mecenate, i letterati poterono infatti produrre molte delle loro opere senza doversi tediare con le comuni preoccupazioni economiche: in cambio del sostentamento e del supporto, fu richiesto loro di dare vita a opere letterarie che esaltassero la figura di Augusto, rendendolo unico punto di riferimento per i contemporanei. Fu Virgilio per esempio a fornire la genealogia divina ad Augusto grazie all’Eneide, rendendo di fatto la famiglia Giulia erede del grande Enea fuggito da Troia e sbarcato nel Lazio.

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auditorium_mecenate_particolare_del_fregio scene dionisiache

Il nostro Mecenate, assai benestante, decise di costruire per sé e per la sua cerchia di intellettuali, una sontuosa residenza al di fuori del cuore pulsante della città, scegliendo l’Esquilino: fu qui che fece edificare i suoi straordinari ed immensi Horti, di cui oggi purtroppo resta, come unica testimonianza, proprio il nostro Auditorium. Immaginare la loro magnificenza non è difficile, basta infatti ammirare i numerosi reperti e gruppi scultorei esposti oggi in ben tre sale all’interno dei Musei Capitolini.

Dal grazioso e moderno giardino esterno, percorrendo una piccola discesa – in parte ancora originale – è possibile raggiunge il cuore della grande sala rettangolare, centro dell’edificio stesso, che già in antico fu concepita come un ambiente parzialmente sotterraneo. In questo modo la sala era in grado di offrire ai suoi frequentatori riparo, riservatezza ma soprattutto frescura durante le calde estati romane. E’ assai semplice immaginare i vari triclini disposti al centro della sala e i tavoli colmi di prelibatezze che il padrone di casa certamente offriva ai suoi ospiti, i quali erano poi ulteriormente allietati dal delicato e rilassante brusio del fruscio d’acqua che lentamente cadeva lungo la gradinata del grande ninfeo, che occupa ancora oggi un’intera parete (quella che portò gli scopritori a considerare l’ambiente, un auditorium). Ma le sorprese non finiscono qui, perché è proprio all’interno delle nicchie ricavate lungo le pareti di tutto l’ambiente, che si possono ammirare le pitture ad affresco con vedute naturalistiche straordinarie. Piante, uccellini in volo, fontane, balaustre prendono vita nelle nicchie affrescate internamente come se fossero delle finestre, aperte su lussureggianti giardini ricchi di vasche e fontane, e animati da piccoli uccelli in volo. Un vero e proprio affaccio ideale su quelli che dovevano essere i giardini esterni e che certamente dovevano avere la stessa identica ricercatezza. Giulio Cesare prima e poi proprio l’imperatore Augusto, grandi estimatori della pittura greca, furono i promotori di esposizioni che comportarono un aumento dell’interesse nei confronti della pittura romana con il tema dei giardini e della natura. Ed effettivamente le pitture del nostro Auditorium sembrano risalire al tempo di Tiberio, scelto da Augusto come suo successore e che sappiamo abitò negli Horti di Mecenate prima di diventare lui stesso imperatore. Come membro della famiglia imperiale, decise chiaramente di apportare qualche modifica all’interno dell’ambiente e molto probabilmente, incantato dalle straordinarie pitture – del tutto analoghe – presenti nella residenza materna, la Villa di Livia a Prima Porta, richiese proprio le nostre delicate pitture di giardino. Sempre lungo le pareti, è possibile ammirare un lungo e stretto registro su sfondo nero con scene dionisiache: siamo in una sala per banchetti e la tematica è perfetta. Queste infatti, insieme alle vedute di giardino, ben si inseriscono nella concezione aulica dell’arte di I secolo, quali ideali espressioni artistiche del concetto più generico di pietas augustea.

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