I bronzi dei Musei Capitolini

A cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale

Tra i luoghi più importanti di Roma vi sono i Musei Capitolini, i più antichi del mondo, custodi secolari di capolavori assoluti dell’arte. La loro storia inizia nel 1471 quando papa Sisto IV della Rovere decise di donare al “popolo romano” una serie di bronzi antichi. Tra questi vi erano gli importanti manufatti fino a quel momento conservati nel Patriarchio del Laterano: la Lupa; la testa, il globo e la mano del colosso di Costantino; il Camillo e il cosiddetto Spinario. Inizialmente collocati all’aperto – la Lupa sulla facciata del Palazzo dei Conservatori e i resti della scultura di Costantino nel portico – pochi decenni dopo furono spostati all’interno dell’edificio. L’interesse verso le opere aumentò di anno in anno, giungendo immutato fino ai nostri giorni, anche grazie alla continua cura e ai finanziamenti ottenuti già al tempo dagli stessi Conservatori.


Simbolo di Roma, la Lupa Capitolina troneggia al centro della sala in cui sono esposti in parete i Fasti Consolari e Trionfali dell’imperatore Augusto. Quando giunse in Campidoglio con Sisto IV era ancora priva dei due gemelli, che furono aggiunti solo nel Cinquecento, trasformando così l’antico simbolo di giustizia del Laterano in “Madre dei Romani”. L’opera si è a lungo fatta risalire a botteghe etrusche o magno-greche del V secolo a.C. ma ultimamente si ritiene possa invece essere una creazione di epoca medievale.  

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I resti della statua bronzea di Costantino rappresentano un ritrovamento di eccezionale importanza. La grande testa, capolavoro dell’arte antica in bronzo, impressiona per le misure colossali e per l’intensità dei lineamenti che sembrano ritrarre l’imperatore nell’ultimo periodo della sua vita. La mano comunemente associata alla statua era destinata a sorreggere il globo, simbolo del potere sul mondo.

Il Camillo è una raffinata statua la cui particolarità è negli occhi, intarsiati in argento. Fu a lungo interpretata come “Zingara” per la morbida pettinatura, i tratti delicati e femminei del volto e la veste morbidamente panneggiata sul corpo. Ma la forma dell’abito e il confronto con altre opere, porta invece oggi gli studiosi a riconoscervi un’opera classicistica di I secolo d.C. raffigurante un giovinetto addetto al culto.

Lo Spinario è una piccola scultura che rappresenta un ragazzo nell’atto di levarsi un spina dal piede. La posa singolare e piena di grazia, sorpresa in un gesto inconsueto, ne ha fatto una delle opere più apprezzate e copiate del Rinascimento. L’opera fu probabilmente concepita nel I secolo a.C., fondendo modelli ellenistici del III-II secolo a.C. per il corpo, mentre la testa sembra derivare da opere greche del V secolo a.C.

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Ai Conservatori si deve invece l’arrivo in Campidoglio di un’altra opera rinvenuta sotto il pontificato di Sisto IV: la statua in bronzo dorato di Eracle, la prima scultura proveniente da scavo a far parte della collezione capitolina. Trovata nell’area del Foro Boario, doveva rappresentare il simulacro di culto del dio, posto nel II secolo a.C. nel tempio rotondo a lui dedicato. Nelle proporzioni e nel forte modellato del corpo mostra la derivazione di modelli greci del IV secolo a.C., vicini allo stile di Lisippo e secondo alcuni studiosi, la scultura potrebbe addirittura derivare dal calco di un’opera bronzea di quel periodo.

 

Un altro importante bronzo giunto in Campidoglio è la statua equestre di Marco Aurelio, che papa Paolo III Farnese fece trasferire nel 1537 dal Laterano per essere posizionata al centro della nuova piazza, progettata in quegli stessi anni da Michelangelo. A lungo identificato con l’imperatore Costantino,  rappresenta invece il monumento equestre di Marco Aurelio, innalzato verosimilmente nel 176 d.C. – anche se non vi è menzione nelle fonti letterarie antiche – insieme ai numerosi altri onori rivolti all’imperatore in seguito al trionfo sulle popolazioni germaniche oppure eseguita subito dopo la sua morte. Nel 1981 il monumento fu investito da un importante restauro conclusosi nel 1988, allorché si decise di collocarlo al chiuso e al riparo delle intemperie, realizzando una copia da posizionare al centro della piazza. L’originale oggi svetta in tutta la sua imponenza in un apposito padiglione realizzato nel 1997 all’interno del Palazzo dei Conservatori.

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Altro importante bronzo presente nei musei è il Bruto Capitolino, qui giunto nel 1564 come donazione del cardinale Pio de Carpi. Il magnifico ritratto è caratterizzato da una straordinaria forza espressiva e fu identificato con Giunio Bruto, primo console romano: una dotta interpretazione della cultura antiquaria, priva però di fondamento. L’opera è oggi datata al IV-III secolo a.C. e rappresenta, proprio per la sua antichità, una delle opere più preziose della collezione capitolina.

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Bibliografia

Parisi Presicce Claudio, “I grandi bronzi di Sisto IV dal Laterano in Campidoglio”, in Sisto IV le arti a Roma nel primo Rinascimento, Atti del Convegno Internazionale di Studi, a cura di Fabio Benzi, Roma 2000.
AA. VV., Musei Capitolini, Electa 2012

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