Il linguaggio pittorico di Giotto si caratterizza per la rappresentazione volumetrica delle forme, chiaramente individuabile nei disegni preparatori che il maestro eseguiva prima di passare alla pittura vera e propria. Il segno segue il contorno delle figure e tratteggia con pennellate acquose i volumi. I disegni erano corredati dalle ombreggiature, necessarie per indicare il modellato delle figure.
Giotto passava poi all’applicazione del colore in gradazione cromatica, aggiungendo progressive miscele di bianco e raggiungendo, in questo modo, un risultato il più possibile naturalistico.
Il suo modo di procedere è particolarmente evidente in un’opera giovanile, la Madonna col Bambino proveniente dalla chiesa di San Giorgio alla Costa. Il supposto ligneo è costituito da tre assi di legno di pioppo disposte in senso verticale e assemblate mediante un incollaggio a freddo con colla di caseina. Solo nelle commettiture centrali sono presenti tre ranghette rettangolari.
Il supporto è totalmente ricoperto da una incamottatura costituita da quattro vecchie pezze di lino imbevute in una miscela di gesso e colla, sulla quale sono stati applicati diversi strati di gesso progressivamente sempre più sottili. Il risultato è una superficie perfettamente liscia e levigata.
Sorprendente è la varietà di tecniche impiegate per tracciare il disegno: carboncino, inchiostro ed infine pennello per fissare la traccia. Gli incarnati sono resi con un disegno acquarellato, accuratamente ombreggiato per delineare la volumetria delle forme. Il trono è disegnato invece mediante incisione con una punta acuminata e il fondo oro è stato eseguito con foglie d’oro applicate a guazzo su un sottilissimo strato di bolo, successivamente brunite e decorate con incisioni a bulino. In alcune decorazioni geometriche è stata individuata la presenza di una doppia lamina di stagno e oro, poi ricoperta da una vernice protettiva che oggi si presenta di colorazione rossastra.
I pigmenti (oltremare, biacca, lacca rossa, indaco, orpimento, cinabro, nero di carbone) sono stemperati nel rosso dell’uovo insieme a gomma o latte di fico. Il manto della Vergine è reso con due strati sovrapposti: uno rosa, preparatorio, e uno blu. Il colore è campito con pennellate veloci e sottili.
Gli strati celeste e rosa si ritrovano anche nel manto della Vergine dipinta per la Croce di Santa Maria Novella, con ordine invertito. L’opera è costituita da un assemblaggio di assi di pioppo. Il sistema di traversatura è ottenuto mediante dieci traverse orizzontali di olmo e l’accurata lavorazione del retro con sagomatura a “bastoncino” successivamente ricoperta da uno strato di minio. Tutte le giunzioni e le malformazioni del legno sono state coperte da strisce di pergamena e pezze di lino. La riflettografia IR eseguita sull’opera ha evidenziato un disegno preparatorio eseguito a pennello con un chiaroscuro ombreggiato. Le zone dipinte e le zone dorate sono delimitate la sottilissime incisioni. La gamma dei pigmenti è piuttosto ristretta: biacca, ocra, orpimento, giallo di piombo e stagno, ocra rossa, cinabro, carminio, terra verde, indaco, oltremare, azzurrite e il consueto nero di carbone.
Analizziamo infine la tecnica impiegata per dipingere la bellissima Madonna di Ognissanti, databile al primo decennio del Trecento. Il supporto è costituito da cinque assi verticali in pioppo, con il retro costituito da tre traverse orizzontali e due montanti verticali in olmo. Sull’incamottatura in tela è stata stesa la preparazione di gesso e colla. Il disegno preparatorio dei panneggi segue l’andamento dei panneggi, mentre gli incarnati sono ombreggiati a pennello. Le dorature sono a missione oleosa e i pigmenti sono stemperati con olio di lino. Gli incarnati sono resi con pennellate rosa nelle parti in luce, che si diradano progressivamente per rendere le zone d’ombra e la volumetria.
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