Egon Schiele, L’abbraccio: “Lascia che uno nell’altro si sprofondino, per resistersi”

di Laura Corchia

“Lascia che uno nell’altro si sprofondino, per resistersi”. Questo verso di Rilke viene subito in mente quando si osserva una dell opere di Egon Schiele più sensuali e romantiche: L’abbraccio.

Tra le pieghe di un lenzuolo, due corpi si stringono l’uno all’altro. I lunghi capelli di lei sfiorano il pavimento, il volto di lui ne sente l’odore. Si stanno amando.

Gli amanti (L’abbraccio), Egon Schiele, 1917, olio su tela, 100×170 cm, Österreichische Galerie, Vienna.
Gli amanti (L’abbraccio), Egon Schiele, 1917, olio su tela, 100×170 cm, Österreichische Galerie, Vienna.


Schiele lo dipinge nel 1917, mentre fuori infuria la Grande Guerra. I due amanti si stringono per sfuggire all’orrore del mondo, “con tutte le pene tra le loro braccia”, come recita una poesia di Dylan Thomas. Lei si aggrappa saldamente a lui, come se fosse un porto sicuro. Fuori, tra le strade, tuonano le bombe. Dentro, nella stanza, il rumore rimbomba accartocciando le lenzuola, facendo tremare i vetri. Il loro abbraccio si trasforma in una morsa, in un disperato attaccamento alla vita. La posa tenera e rassegnata della donna sembra quasi consolare l’uomo, vincerne le umane debolezze.

Leggi anche  Marie Laurencin, "la Dame du Cubisme"

Pennellate nervose e vischiose descrivono le due figure, la cui pelle appare già come livida e terrei come quella dei cadaveri. L’ultimo disperato atto d’amore si è consumato. I due amanti sembrano destinati al distacco inesorabile, ma le loro anime resteranno per sempre legate in quel disperato e straziante abbraccio.

RIPRODUZIONE RISERVATA