“Lascia che uno nell’altro si sprofondino, per resistersi”. Questo verso di Rilke viene subito in mente quando si osserva una dell opere di Egon Schiele più sensuali e romantiche: L’abbraccio.
Tra le pieghe di un lenzuolo, due corpi si stringono l’uno all’altro. I lunghi capelli di lei sfiorano il pavimento, il volto di lui ne sente l’odore. Si stanno amando.
Schiele lo dipinge nel 1917, mentre fuori infuria la Grande Guerra. I due amanti si stringono per sfuggire all’orrore del mondo, “con tutte le pene tra le loro braccia”, come recita una poesia di Dylan Thomas. Lei si aggrappa saldamente a lui, come se fosse un porto sicuro. Fuori, tra le strade, tuonano le bombe. Dentro, nella stanza, il rumore rimbomba accartocciando le lenzuola, facendo tremare i vetri. Il loro abbraccio si trasforma in una morsa, in un disperato attaccamento alla vita. La posa tenera e rassegnata della donna sembra quasi consolare l’uomo, vincerne le umane debolezze.
Pennellate nervose e vischiose descrivono le due figure, la cui pelle appare già come livida e terrei come quella dei cadaveri. L’ultimo disperato atto d’amore si è consumato. I due amanti sembrano destinati al distacco inesorabile, ma le loro anime resteranno per sempre legate in quel disperato e straziante abbraccio.
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