Beato Angelico a Roma: la decorazione della Cappella Niccolina

di Laura Corchia

Situata nel palazzo Apostolico Vaticano, la Cappella Niccolina fu affrescata da Beato Angelico e aiuti tra il 1447 e il 1448.

Chiamato a Roma da papa Eugenio IV, il pittore avviò la decorazione sotto il pontificato di Niccolò V, eletto papa il 6 marzo 1447. I documenti dell’epoca menzionano la decorazione di una cappella privata consacrata ai santi Stefano e Lorenzo. In particolare, un pagamento datato 15 febbraio 1448 per il blu di lapislazzuli e un secondo per la foglia d’oro, il 30 dello stesso mese, “ad dipingendum cappellam sancto domini nostri papae”  dimostrano che la decorazione era già cominciata.

L’Angelico mise il suo talento al servizio di opere narrative di grande respiro, ricche di particolari decorativi e storicamente appropriate.

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La costruzione, a pianta rettangolare, reca sulla volta la raffigurazione dei quattro evangelisti. Le lunette mostrano tre episodi della vita di santo Stefano, gli affreschi rettangolari storie legate alla vita di san Lorenzo e sulle pareti laterali, inquadrate da lesene, le figure degli otto Dottori della Chiesa.

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I temi illustrano gli eventi più importanti della vita dei due santi e danno prova della straordinaria capacità dell’artista di narrare gli eventi sacri inserendoli in ambienti architettonici costruiti con convincente e compiuta costruzione prospettica.

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Tra gli allievi di Beato Angelico attivi nella decorazione di questo splendido gioiello rinascimentale, un ruolo di rilievo spetta a Benozzo Gozzoli, tanto che le ricerche più recenti hanno proposto di assegnargli l’intera decorazione dei basamenti e degli strombi delle finestre, due Evangelisti della volta e alcune figure del Martirio di san Lorenzo. 

Nelle lunette si trovano (da sinistra): Santo Stefano riceve il diaconato e distribuisce le elemosine, La predica di santo Stefano e la disputa nel Sinedrio, Santo Stefano condotto al martirio e la lapidazione. Nel registro mediano sono raffigurati: La consacrazione di San Lorenzo, San Lorenzo riceve i doni della Chiesa, La distribuzione delle elemosine, San Lorenzo davanti a Valeriano, Il martirio. 

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Le figure dipinte dall’Angelico si caratterizzano per la solidità e i gesti pacati e solenni. Ogni scena sorprende per la ricchezza dei dettagli, per le citazioni colte e per la complessità compositiva. Proprio queste caratteristiche rendono la decorazione della cappella Niccolina molto diversa da quella che ha interessato il Convento di San Marco a Firenze perché diversa era anche la destinazione d’uso: se nel primo caso le pitture avevano lo scopo di celebrare la potenza e la vastità degli orizzonti intellettuali del papa, nel secondo dovevano aiutare la meditazione dei monaci.

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Abile narratore e grande maestro della luce, Beato Angelico “è”– scrive Argan – “colui che traccia la strada che più tardi percorreranno tutti i grandi pittori di “racconti” del Quattrocento, da Benozzo Gozzoli al Ghirlandaio; ed è ancora lui, infine, che ha identificato nella luce quel principio di qualità che permette all’esperienza umana, limitata e attaccata alla ‘quantità”,di elevarsi fino a comprendere l’idea suprema dell’essere. Piero della Francesca partirà di qui per raggiungere quell’identità di spazio e di luce che è la sintesi di tutti i grandi temi dell’arte nei primi anni del XV secolo: la ricerca di una conoscenza che ha dell’umano e del divino, di una forma che possa esprimere altrettanto bene il dramma e il contrasto della vita umana, e le leggi eterne e razionali della natura“.

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