Gaudí e Casa Batlló: funzionalità e poesia

Di Laura Corchia

A cominciare dalla seconda metà del XIX secolo, in Catalogna prese vita un profondo rinnovamento culturale, che si manifestò in particolare nella letteratura, nelle arti figurative e nell’architettura. Pienamente avviata verso una moderna società industriale, Barcellona cresce e si trasforma e nel 1888 ospita la prima Esposizione Universale della Spagna.Conseguenza dell’incremento del numero degli abitanti fu la progettazione del nuovo piano urbanistico dell’Eixample, la cui principale arteria fu Passeig de Gràcia, eletta dalla borghesia catalana per costruire i propri palazzi. Laddove sorgevano fonti, giardini e punti di ritrovo furono eretti nuovi palazzi, disegnati da prestigiosi architetti. La famiglia Batlló, in questo contesto, decise di commissionare il progetto di una casa ad Antoni Gaudí (1852-1926), famoso non solamente per le sue geniali invenzioni, ma anche per la rigidità del carattere.

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Josep Batlló e sua moglie avevano acquistato un modesto palazzo su Passeig de Gràcia, con l’intenzione di andare a vivere con tutta la famigliaUomo d’affari e membro di una altolocata famiglia, Josep Batlló aveva in mente una casa che fosse spettacolare e per tale motivo ingaggiò uno degli architetti più all’avanguardia dell’epoca. L’architetto, all’apice della maturità artistica e libero da influenze accademiche, vide in quel progetto la possibilità di manifestare tutto il suo potenziale immaginativo. Disegnò dunque una casa in cui il senso dell’allegria emana da ogni lato e in cui si fondono la rigorosa funzionalità costruttiva con la profonda conoscenza delle leggi della natura. Con le sue linee sinuose e le caratteristiche sfumature azzurre, la casa era un chiaro esempio di ispirazione marina e la facciata richiama apertamente un mare in tempesta, come quello dei disegni del giapponese Hokusai, di moda all’epoca.

Dal momento che negli appartamenti dell’epoca gli interni erano tendenzialmente oscuri, l’architetto ricercò la luce naturale, disegnando il piano della casa a partire da uno spazioso cortile centrale, da cui proveniva anche la ventilazione. Nella ristrutturazione del palazzo, Gaudí tenne presente la funzionalità degli spazi secondo le esigenze di chi vi avrebbe abitato. Quindi, il sotterraneo fu occupato dalla carbonaia e dai ripostigli, al piano terra vi erano le scuderie, un locale commerciale ed una rampa di scale che dava accesso agli appartamenti. Il piano nobile divenne domicilio dei committenti, mentre i quattro piani superiori furono destinati agli otto appartamenti in affitto.

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Gaudí crea una facciata fantasiosa e piena di vivacità, in cui le linee sinuose e gli smaglianti colori fanno da protagonisti. L’architetto eseguì plastici in gesso che modellò con le sue mani fino a ottenere le forme che cercava e diresse personalmente la collocazione dei trencadís (una sorta di mosaico di piastrelle spezzate) e dei dischi di ceramica. Il risultato è una sorprendente combinazione di forme insolite e di colori intensi.

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Egli era un attento studioso della natura e seppe accostare materiali come la pietra, il vetro, la ceramica e il ferro. I vetri evocano i fiori, le pietre somigliano a ossa, i balconi sembrano maschere, le tegole riprendono le squame di un rettile. La facciata per alcuni assomiglia al leggero incresparsi delle onde del Mediterraneo, altri la paragonano all’allegoria del carnevale, altri ancora l’hanno messa in relazione con lo Stagno delle ninfee, armonia in verde di Monet. Elemento principe della facciata è la bellissima tribuna, realizzata interamente in pietra arenaria. Possiede cinque aperture di forma tondeggiante, chiude da finestroni dai vetri colorati e divise da snelle colonne simili a ossa. La sua singolare forma ha suggerito il paragone con un gigantesco pipistrello.

Casa Batllo, Barcelona, Spain.

Per la decorazione della facciata, la parete fu ricoperta di malta, sulla cui superficie furono applicati pezzi di vetro colorati e dischi di ceramica provenienti da Maiorca.Per i balconi, Gaudí progettò un pavimento di pietra e collocò sagome a forma di conchiglia. I parapetti, dalla forma irregolare, rievocano i margini spezzati e arrotolati di una pergamena, le maschere veneziane, teschi umani. Il tetto della soffitta, simile al dorso di un drago, è rivestito di tegole di ceramica vetrificata a forma di squame. Sulla sommità corrono elementi sferici alternati a coppi in ceramica. Molti ravvisano nella facciata una simbolizzazione dell’episodio di San Giorgio che uccide in drago, la cui morte sarebbe rappresentata dalla croce a quattro bracci, ovvero la spada vittoriosa del Santo che fu conficcata nel dorso del drago, provocando la ferita mortale da cui sgorga il sangue che tinge di rosso questa parte del tetto.

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L’androne di accesso, dalle delicate linee in tonalità azzurre, ha pianta rettangolare, con soffitti curvi. Il suo aspetto richiama una grotta. Da qui sale la rampa di scale che porta agli appartamenti. Tra i materiali utilizzati per la decorazione spiccano la ceramica, il marmo, il ferro e il legno.

L’interno di Casa Batlló si articola a partire dal cortile centrale, coperto da un lucernario che copre e filtra la luce. Proprio per illuminare tutti gli ambienti, l’architetto adottò diversi stratagemmi: sulle pareti installò abbaini aperti come bocche alla luce diretta, collocò pannelli di vetro e adottò finestre di varie misure. Per il disegno del cortile, si ispirò ai fondali marini, combinando diversi toni d’azzurro.

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Il piano nobile fu curato in ogni dettaglio: dal rapporto fra gli spazi alla ventilazione, dall’illuminazione all’arredamento. Qui funzionalità e poesia si incontrano e tutti i materiali trovano una felice commistione: ceramica, vetro, ferro battuto, marmo e legni pregiati. Il salone principale è composto da tre locali comunicanti, orientati sulla facciata principale. Il lampadario del soffitto ha una forma a spirale che si estende lungo le pareti curve e forma i tre archi che delimitano il finestrone della tribuna. Fra i vari ambienti è degna di nota la sala del camino, con le pareti rivestite di foglia d’oro. Antoni Gaudí impiegò legno di rovere lucidato nel progetto di mobili, porte e finestre. Gli infissi seguono le linee curve dei vani e sono arricchiti da vetrate e intagli raffiguranti spirali e figure geometriche. Egli disegnò i mobili della sala da pranzo seguendo l’anatomia del corpo umano e addirittura aveva concepito sedie distinte per uomini e donne.

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Il coronamento della casa è la soffitta, costituita da una successione di archi parabolici, sembra ispirarsi alla cassa toracica di un animale. Lo spazio è concepito come una camera termica per proteggere l’edificio dagli sbalzi di temperatura. Il piano genera uno spazio continuo in cui si può circolare liberamente, ammirando quelli che Gaudí definiva “archi equilibrati”, perché la loro forma consente una pari distribuzione del carico.

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Nel disegno della terrazza di Casa Batlló, l’architetto lascia andare a briglia sciolta la sua immaginazione. Oltre all’aspetto estetico, egli cura anche l’aspetto pratico, organizzandone razionalmente gli spazi e gli elementi. Vi colloca due sbocchi delle scale, quattro gruppi di comignoli e una piccola soffitta. Il tutto rivestito di trencadís dai tenui colori. Questi elementi, che sprigionano libertà estetica, furono disegnati a partire dall’osservazione di forme curve, duttili e organiche e sono ispirati alle leggi della natura. Gaudí paragonava la terrazza al cappello di una persona, ovvero ad un elemento che conferiva una forte personalità.Morfologicamente, i comignoli ricordano la popolare passione dei catalani per la ricerca dei funghi, di cui sembrano riprodurre la struttura. I tettucci hanno motivi floreali e geometrici di colori più intensi, che richiamano la decorazione della facciata posteriore.

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La famiglia Batlló possedeva 230 metri quadri di cortile posteriore tutto per sé. Per la decorazione, Gaudí utilizzò i soliti trencadís con dischi di ceramica. L’attuale pavimentazione del cortile non è quella originale, che si deteriorò e fu sostituita. L’architetto aveva disegnato un mosaico di mattonelle di idroceramica recuperate dal vecchio edificio.

 

 

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