Arrigo peloso, Pietro matto e Amon nano: il bizzarro trio dipinto da Agostino Carracci

di Laura Corchia

Arrigo peloso, Pietro matto e Amon nano, tre personaggi dai nomi alquanto bizzarri, popolano un dipinto conservato a Napoli ed eseguito da Agostino Caracci sul finire del Cinquecento.

Questo olio su tela fu dipinto quando il pittore era impegnato come aiuto del fratello Annibale negli affreschi della Galleria di Palazzo Farnese. Variamente interpretato come allegoria on in chiave mitologica, rappresenta invece il ritratto di tre personaggi realmente esistiti che vivevano alla corte della famiglia Farnese svolgendo il ruolo di “curiosità”. Nelle corti rinascimentali era infatti usuale collezionare animali esotici ed esseri umani che destavano interesse per le loro deformità o particolarità fisiche.

Agostino Carracci, Il Triplo ritratto (Arrigo peloso, Pietro matto e Amon nano), 1598-1600, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Agostino Carracci, Il Triplo ritratto (Arrigo peloso, Pietro matto e Amon nano), 1598-1600, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte


Analizziamo prima l’opera e poi presentiamo questo bizzarro trio. Nel dipinto sono visibili un uomo giovane vestito di una semplice pelle d’animale e soggetto a ipertricosi con il volto completamente coperto da peli, un nano abbracciato a un cane e con un pappagallo appoggiato al braccio che sta becchettando un grappolo d’uva, e un uomo più anziano che gli sta sussurrando qualcosa, mentre una scimmietta sta sulla sua spalla destra e un’altra gioca con un cagnolino arrampicato sulle sue gambe. Arrigo, il giovane dal volto coperto di peli, era conosciuto in tutta Europa. Originario delle Isole Canarie, apparteneva ad una famiglia i cui membri erano soggetti a ipertricosi. Suo padre Pedro Gonzales fu portato in dono al re di Francia Enrico II e fu educato come un perfetto uomo di corte. Sposò una giovane francese e dal matrimonio nacquero diversi figli tutti affetti dalla stessa malattia. Gli altri due personaggi sono il buffone Pietro e il nano Rodomonte, entrambi impiegati per allietare feste e banchetti e per destare la curiosità dei visitatori.

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Il dipinto fu preceduto da moltissimi disegni preparatori, utili ad ingentilire l’aspetto dei tre grotteschi protagonisti. Agostino, pur con grande rigore filologico ad esempio nella descrizione delle vesti, riesce a rendere il rapporto fra gli uomini e i loro animali con una umanità ed una simpatia tali da trasformare il dipinto in una vivace scena ‘di genere’, nel solco dello schietto naturalismo della tradizione bolognese.

 

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