Alberto Burri: “la materia e la sua composizione”

di Mario Gambatesa

Artista, sperimentatore, ricercatore ed ancor prima ufficiale medico, Alberto Burri (12 marzo 1915, 13 febbraio 1995), diede massima espressione del suo fare artistico negli anni del secondo Dopoguerra. Carattere poliedrico di fama mondiale, ebbe il suo contatto con la pittura in un campo di prigionia americano dopo la sua cattura a Tunisi nel 1943.

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Durante gli anni da prigioniero, ebbe un contatto vivo e reale con la materia, fautore della sperimentazione successiva, di innumerevoli tecniche artistiche e dell’uso di vari materiali, che lo condurrà alla creazione di una nuova arte e di una nuova poetica di dipinto-oggetto. L’opera di Burri diventa un vero e proprio rilievo plastico che oltre ad affermarsi come pratica pittorica, influenzerà nell’essenza lo sviluppo di molte delle correnti avvenire come il Neodadaismo e l’Arte Povera. L’indagine sulla materia diventa sempre più forte, tanto da arrivare ad imporsi come un saldo anello di congiunzione tra la pittura e la scultura.

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Il contatto del maestro Burri con il figurativo, lo condurrà ad una fase di sperimentazione alta: l’occhio è attento, vigile sulle composizioni, sui processi alchemici che  prendono vita, attraverso il fuoco, fulcro quest’ultimo della sua sperimentazione. Sarà proprio attraverso il simbolo del primordiale istinto naturale, quel fuoco che brucia e che attira a sé inesorabilmente l’animo umano, che lo porterà a considerare la combustione una delle tecniche onnipresenti  nel suo fare artistico. Ecco che le sue vernici prendono vita, ma allo stesso tempo si raggrinziscono ,si lacerano e si consumano, come se il tempo nell’immediato,  avesse inesorabilmente fatto il suo corso. La casualità di questa tecnica verrà riproposta svariate volte da Burri, come atto risolutivo ad ogni forma, ad ogni immagine astratta che egli porterà a compimento.
Le opere di Alberto Burri non hanno parole, agiscono a livello di coscienza immediata, non si traducono in simboli ma si riconoscono come tracce presenti nella nostra memoria.

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6L’estetica nelle sue opere svanisce, sono i sentimenti a prevalere e con essi, l’immutabile convinzione, che il tempo, traduce in morte la materia consumandola fino a farla sparire, così come in un fugace istante la fiamma brucia l’ultimo brandello di legna.
Il segno è incisivo, va oltre la forma, ne indica l’atto compiuto donando allo spettatore il risultato finale. La lettura diventa chiara e precisa senza lasciare la possibilità di interpretazione e di decodificazione. L’opera presente nel suo spazio, non può essere che ammirata nella sua magnificenza tecnica.

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L’arte di Burri, ha anticipato di vent’anni, quei processi artistici che con lentezza ma con caparbietà, si faranno strada nel panorama artistico internazionale: la sua forza indagatrice, ha scrutato attraverso una visione magica ciò che stava per accadere: un profeta non solo delle sperimentazioni tecniche ma addirittura del pensiero a cui l’uomo a rilento e conseguendo innumerevoli sbagli, arriverà a sviluppare come reale.

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