Rinascimento: la rappresentazione del corpo umano tra sacro e profano

di Laura Corchia

La riproduzione del corpo dell’uomo ha sempre comportato notevoli difficoltà tecniche per gli artisti, poiché tale soggetto è caratterizzato da una grande varietà di forme, proporzioni e atteggiamenti. Nel XV secolo l’uomo assunse un’importanza fondamentale, a differenza di quanto era avvenuto nel corso del Medioevo, quando la teologia era al centro della ricerca culturale. Questo interesse crescente per l’uomo è evidente nelle opere degli artisti del primo Quattrocento, che si dedicarono allo studio delle forme e delle proporzioni del corpo umano mediante veri e propri studi anatomici, al fine di riprodurle con realismo.

La Teoria delle proporzioni umane, fondata su principi geometrici e misure matematiche, era difficilmente applicabile nella pratica poiché, come costatava Dürer, “il contorno che delimita la figura umana non può essere disegnato con il compasso e il righello”. Era dunque necessario studiare gli ignudi dal modello naturale e dalla statuaria classica. Anche per garantire una corretta impostazione dei panneggi, le figure andavano rappresentate prima nude e poi ammantate.

Vasari ci informa che il primo a ricercare la bellezza del corpo nell’arte classiche fu Donatello, il quale si recò a Roma per studiare più da vicino le opere degli antichi.

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Secondo Leon Battista Alberti, la perfezione non va ricercata in un modello unico, “perché nonne in un corpo solo si truova compiute bellezze, ma sono disperse e rare in più corpi”.

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Masaccio, Cacciata dal Paradiso Terrestre, 1424-28

Il corpo, i suoi movimenti e le sue attitudini doveva essere funzionale alla rappresentazione dei sentimenti e dei “moti dell’anima”. Masaccio diede una eloquente interpretazione nella Cappella Brancacci. Nella scena raffigurante la Cacciata dal Paradiso terrestre, Adamo ed Eva, piegati dalla colpa, hanno perso la leggerezza e le proporzioni slanciate che ostentavano nel Peccato Originale, dipinto da Masolino. I corpi, saldamente ancorati al suolo, sono espressione di un dolore che si manifesta con due reazioni diverse: Adamo si copre il volto, mentre Eva urla al cielo la sua disperazione.

Nel Battesimo dei Neofiti, possiamo ammirare la rappresentazione mirabile di altri due corpi. Mentre un ignudo possente riceve con compostezza il Sacramento, l’altro trema per il freddo, incrociando le braccia al petto.

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Masaccio, battesimo dei Neofiti, 1424-28

La rappresentazione della scena del Battesimo dava la possibilità agli artisti di dare prova delle acquisite capacità di rappresentare il corpo umano nudo con la bellezza delle proporzioni, attentamente riprodotte dai modelli classici.

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Per misurare le proporzioni del corpo umano l’Alberti utilizzava un’exempeda, cioè una riga modulare divisa in 6 parti uguali (i ‘piedi’), a loro volta divise ciascuna in 10 parti dette ‘once’, da dividere ancora ciascuna in 10 parti minori,  i ‘minuti’. Con lo scopo di descrivere le misure principali che si riscontrano più frequentemente nei corpi umani, l’Alberti indica poi l’esatto numero di ‘minuti’ tra le varie parti del corpo. Queste stesse proporzioni le si ritrova anche nell’Uomo Vitruviano tanto che è lecito sostenere che sicuramente Leonardo conoscesse il De Statua.

Lo stesso Alberti, per una corretta “commensurazione” dei corpi raccomandava di “allogare ciascuno osso dell’animale, poi appresso aggiungere i suoi muscoli, di poi tutto vestirlo di carne”. Naturalmente, questo presupponeva lo studio dell’anatomia, effettuato tramite la dissezione dei cadaveri.

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Piero di Cosimo, Venere, Marte e Amore, 1490

Se in ambito sacro la rappresentazione del corpo umano ignudo riguardava soprattutto la rappresentazione del Battesimo, nel contesto profano era funzionale alla raffigurazione di scene allegoriche, tradotte in chiave di grazia e leggiadria. Scene di nudo si riscontrano anche nei cassoni nuziali, sul verso del coperchio. I nudi distesi dei congiunti sarebbero usciti intorno agli anni Ottanta, sotto spoglie mitologiche, nelle tavole dipinte de Botticelli o da Piero di Cosimo.

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