Paul Delvaux: un surrealista o un pittore autonomo?

di Selenia de Michele

La pittura di Delvaux è evocata dai seguenti versi di Paul Eluard:
“Grandi donne nude che annullano il deserto / questo mondo è sotto il dominio della carne gloriosa. / Tutto in un istante è ridotto all’abbandono / del riflesso di una gonna in uno specchio vuoto. / Per conoscere la forma e il peso dei suoi seni / la più bella al mattino si rinserra tra le sue braccia.”

La sua pittura ha configurato un universo fascinoso fatto di olimpica freddezza e di un sentimento coinvolgente di voluttà. La sensualità magica di una materia vigorosa e fredda  costituisce il prodigio pittorico di questo artista che pur avendo tanti antecedenti non ha uguali.
Delvaux esaspera l’inquietudine metafisica di Limburg, Bosch e Bruegel e continua il discorso “surreale” di Rops, Ensor, Antoine Wiertz, Magritte.

Paul Delvaux, Shadows, 1965
Paul Delvaux, Shadows, 1965


Paul Delvaux (Antheit, 23 Settembre 1897 – Furnes, 20 Luglio 1994) nasce in una famiglia agiata, il padre avvocato e la madre soprano,  e trascorre un’infanzia serena caratterizzata da studi musicali e classici.  Proprio mentre è a scuola vede per la prima volta degli esemplari di scheletri animali e di anatomia umana rimanendone colpito ed affascinato. Tra le sue letture preferite figurano i romanzi di Jules Verne di cui riprenderà alcuni personaggi nei suoi dipinti. Le prime esperienze artistiche risalgono all’età di 12 anni quando inizia a realizzare acquerelli i cui soggetti sono copiati sia da opere classiche (per lo più soggetti mitologici) sia da maquettes di tram e treni. Notando la predisposizione verso le materie artistiche i genitori, che lo volevano avvocato, lo incoraggiano comunque ad iscriversi alla facoltà di Architettura dell’Accademie royale des Beaux-Artes des Bruxelles. Tuttavia Delvaux lascia il corso dopo un anno a causa dei problemi con la matematica.  L’anno si rivela comunque proficuo a livello artistico: si moltiplicano infatti il numero di disegni ed acquerelli. Alcuni di questi nel 1919 arrivano all’attenzione di Franz Courtens, figura di primo piano dell’impressionismo belga. Costui, ammaliato dal suo talento, convince i genitori di Paul ad incentivare la sua carriera artistica.  In questi anni approfondisce il lavoro sul tema del paesaggio scegliendo come soggetti località cui è affezionato. Oltre ai paesaggi inizia a dipingere le sue prime stazioni ferroviarie, in particolare la Gare du Luxembourg Bruxelles dove la figura umana è ridotta a semplice aneddoto e le tonalità scelte sono scure secondo la tradizione realista dei maestri allora in voga.

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Paul Delvaux, Il museo Spitzner, 1943
Paul Delvaux, Il museo Spitzner, 1943

Momento focale nella sua attività pittorica è il 1924 anno dell’uscita del primo Manifesto del Surrealismo. Tra il 1925 e il 1926 Delvaux modifica stile e soggetti e si dedica a paesaggi che inglobano neonaturalismo primitivista ed influenze post impressioniste, elabora composizioni in cui include figure monumentali e personaggi misteriosi optando per una gamma di colori caldi e vivi. Nel 1929 conosce Anne Marie de Martelaere, chiamata affettuosamente “Tam”. La loro relazione, osteggiata dai genitori dell’artista, avrà vita breve. Durante un viaggio a Parigi nel 1927 conosce le opere di Giorgio De Chirico di cui subirà la forte influenza. Oltre a De Chirico Delvaux si sente coinvolto dal movimento espressionista dei cui esponenti visita le mostre a Bruxelles e da cui trarrà spunto sino al 1934. Le tele di questi anni sono di grande formato con figure dai visi strutturati e geometrici che già si rivolgono all’osservatore. Nonostante le due grandi sfere di influenza che lo circondano egli si mantiene comunque un artista autonomo frequentando comunque personaggi di spicco dell’ambiente Surrealista. Grazie alla mediazione di Claude Spaak viene introdotto alle opere di René Magritte. All’iniziale approccio critico e dubbioso segue un coinvolgimento che riguarda il mistero che ne pervade le opere, tuttavia è ancora lontano dall’abbracciarne la poetica. All’inizio degli anni Trenta la visita al Musee Spitzner, all’interno del quale sono esposti curiosità mediche, scheletri e modelli di corpi ed organi deformi, costituirà un punto di svolta nella sua ricerca. Compaiono infatti associazioni impreviste e temi macabri ed inconsueti. In questi anni il suo lavoro risente della separazione da Tam e le tele idealizzano un tipo di donna che tornerà costantemente sia con riferimento alla stessa Tam sia come figura capace con la sua nudità di attrarre quanto di respingere. I suoi soggetti sono caratterizzati da occhi spalancati rivolti all’ignoto dove il tempo è sospeso e i sentimenti congelati. Con la mostra “Minotaure” del 1934, all’interno della quale ha modo di vedere esposti insieme De Chirico, Dalì, Magritte, Mirò ed Ernst, lo stile cambia nuovamente: si fa spazio l’idea della libertà di trasgredire la logica razionalista per creare nuove relazioni mentali tra gli oggetti e i personaggi. I paesaggi dipinti in questo periodo sono desolati e misteriosi, vi compaiono scheletri ed ombre, architetture classiche, donne nude e figure in posa in dimensioni spazio-temporali indefinite. Tuttavia nonostante l’influenza surrealista Delvaux mantiene la propria autonomia nella scelta dei temi. Nel 1938 Andrè Breton lo coopta per le due Esposizioni Internazionali Surrealiste. Alla fine degli anni Trenta viene raggiunta la maturità nello stile che manterrà negli anni seguendo variando soltanto di poco i temi. Le sue opere più significative uniscono la ricerca spazio-temporale metafisica di De Chirico con l’ermetismo enigmatico di Magritte. La scelta cade su nudi femminili inseriti in atmosfere oniriche, velatamente erotiche, in contrapposizione agli scheletri umani inseriti in cupi e vaghi scenari.

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Durante il secondo conflitto bellico Delvaux non partecipa alla vita politica, ma realizza una cinquantina di tele influenzate dal clima di grave instabilità; crocifissioni e deposizioni di cui protagonisti sono gli scheletri, scene notturne con giovani, ragazze, scheletri, stazioni ferroviarie, e ambientazioni classiche  che evocano inquietudine e sconcerto.
Nel 1947 dopo diciotto anni ritrova e riprende a frequentare Tam, il vecchio amore, che sposerà nel 1952. Paul e Tam vanno a vivere a Boitsfort. Da questo momento sono i treni, le stazioni, le periferie e le foreste i temi prediletti. Il viaggio in Grecia del 1956 darà nuovo slancio al suo lavoro soprattutto per quanto riguarda gli elementi architettonici che vengono resi con una forte ricerca del dettaglio ed inseriti in architetture complesse.
La carriera di Delvaux è ormai avviata, viene invitato ad insegnare All’Accademia e Parigi gli dedica nel 1969 una retrospettiva. L’artista si spegnerà nel 1994 e verrà sepolto accanto all’adorata Tam.

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Come abbiamo visto Delvaux non può propriamente dirsi un Surrealista. Della loro poetica  amava la rappresentazione distaccata di oggetti ordinari presentati in accostamenti inattesi. Uno dei temi soprendenti, suo proprio caratteristico, è quello delle stazioni ferroviarie e delle costruzioni classiche dipinte in modo molto realistico ma immerse in una penombra misteriosa ed inquietante. Dobbiamo ricordare che fu proprio questo il tema di partenza della sua carriera pittorica. Il modello di riferimento è sicuramente la tradizione realista alla quale lo studio di De Chirico offre la soluzione linguistica per poter portare sulla tela la propria immaginazione. Emergono allo stesso tempo i temi dell’adolescenza che concorrono a formare un mondo immaginario omogeneo. Alcuni  ritornano con una puntualità quasi ossessiva.  Lo scenario è caratterizzato dalla visione quasi onnipresente di donne con il seno scoperto o completamente nude in atteggiamenti statici o rituali.

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Ad esse si aggiunge per un lungo periodo la presenza di un ragazzo adolescente, nudo, che probabilmente rappresenta lui stesso. Tra gli altri personaggi compaiono a più riprese due signori sul modello dell’accoppiata Philias Fog ed aiutante o il geologo Lindenbrock e l’astronomo Rosette di “Viaggio al centro della terra” di Verne, autore prediletto delle letture giovanili. Per quanto riguarda il rapporto con il classico esso emerge continuamente nei titoli e nelle ambientazioni che sono generalmente tre: o vecchie case borghesi con la carta da parati e le decorazioni al soffitto, o all’aperto o in mezzo ad edifici classici, ruderi essenziali e stilizzati, giardini e le immancabili stazioni ferroviarie.

 

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