“Maniere diverse per formare i colori in pittura”: il ricettario di Rosalba Carriera

di Laura Corchia

“La pittura veneziana del Settecento non ama dare informazioni sui colori e sulle tecniche che sono serviti a renderla grande: i suoi segreti e le sue ricette – quasi impossibili da mettere in pratica senza l’ausilio dei maestri – rimangono in gran parte celati nei quadri. Qui si presenta una rara raccolta dei segreti per i colori tratta dalle memorie manoscritte di Rosalba Carriera, considerata la più grande ritrattista del Settecento anche da artisti suoi contemporanei. In lei, e nelle sorelle Giovanna e Angela, la tecnica del pastello si è infatti trasformata da arte minore in “arte maggiore”, a somiglianza della stampa a colori realizzata dal circolo degli Zanetti, ad esse vicino”. Con queste parole, Manlio Brusantin introduce il testo “Maniere diverse di formare i colori”, scritto dalla pittrice Rosalba Carriera ed edito da Abscondita (2012).

9d074c10d673ae4f29369a9860e4c221 (1)

Nata a Venezia nel 1673, Rosalba inizio la sua carriera artistica dipingendo figure di damine graziose su tabacchiere. Lontana dallo stereotipi della damina settecentesca tutta frivolezze e ninnoli, entrò a far parte dell’Accademia nazionale di San Luca a Roma. “Prima di mettersi a dipingere, questa sapiente giovinetta non aveva altra occupazione che tracciare modelli per i merletti chiamati punto Venezia, e quando passarono di moda si venne a trovare in grande imbarazzo, perché bisognava pur vivere, e né lei né i suoi genitori ne avevano i mezzi” (Mariette 1851-1853). Secondo le fonti dell’epoca, Rosalba si formò nella bottega di Giuseppe Diamantini.

Leggi anche  "L'amore è una compagnia": una poesia di Fernando Pessoa

La tecnica adottata nelle sue opere è il pastello, tecnica che richiede grande abilità e sicurezza nell’esecuzione: lascia, infatti, poco spazio a ripensamenti e ritocchi, poiché non è possibile ripassare più volte col colore sul lavoro già impostato.
La morbidezza dei toni, l’aspetto vellutato e vaporoso, gli effetti d’immediata rispondenza resero questa tecnica particolarmente apprezzata nel Rococò e proprio a Rosalba Carriera e al suo atelier va il merito di aver reso famoso il pastello impiegato nell’esecuzione dei ritratti, mezzo che consentiva, infatti, di rendere, con notevole efficacia e rapidità, i colori dell’incarnato, la lucentezza dei capelli, la raffinatezza delle stoffe delle vesti.

Alla pittrice, si deve poi un affascinante scritto, dal titolo “Maniere diverse per formare i colori in pittura”, conservato nell’Archivio di Stato di Venezia. Questo interessante trattato si presenta sotto forma di ricettario e ci consente di apprendere tutti i segreti che Rosalba adoperava quotidianamente per ottenere quegli effetti di vivacità, grazia ed espressione che caratterizzano le sue opere. Analizzando da vicino i suoi dipinti, si apprezza la precisione della tecnica esecutiva e si ha modo di constatare essa rispecchia le indicazioni riportate nel manoscritto citato.

Ecco alcuni passi. Per realizzare le capigliature: “la tinta dei capelli castagni si fa con un punto di nero con la sesta tinta dei chiari”, mentre per gli occhi suggerisce “nel punto di luce si metta un punto di bianco, e sulla pupilla un punto nero, il contorno dell’occhio si carica con una tinta bruna, ed il resto di tinta celeste, composta da una piccola punta di blu nella biacca. Per far li occhi bruni si fa nel punto della luce come negli azzurri. Il contorno si empie di una tinta
bruna, ed il resto della luce con una piccola punta di nero alla sesta tinta de’ chiari. 
Grande importanza attribuiva all’incarnato: “la carnagione tenera sia di donne, ragazzi o piccoli geni si fanno macinando una piccola punta di cinabro nella biacca; locchè serve per i chiari più grandi delle carni. La tinta di carnagioni di donne, e di bambini si compone come la precedente di biacca, e di un ottavo di gialolino, eccettuato però che della quantità di carminio che vi entra vi sostituisce il doppio di cinabro, e per gradazione si aumenta il cinabro più alla sesta tinta”.

L’urina dei bambini occupava un posto di rilievo nel suo ricettario, utilizzata per la preparazione di delicati pastelli, che avrebbero consentito di produrre una gamma cromatica intermedia rispetto ai colori fondamentali importati da Parigi, e di conferire preziose, soavi tonalità ai volti e agli abiti degli effigiati. La pittrice utilizzava anche l’urina d’adulto decantata, che aveva la funzione, attraverso l’ammoniaca in essa contenuta, di aggredire più decisamente la materia di partenza, sottraendole il colore, che sarebbe poi finito nel piccolo cilindro del pastello. Per la preparazione del colore oro,“bisogna prendere una libra di terra oriana soda – consiglia Rosalba Carriera – la quale farete stemperare in 18 libre d’orina. Fate bollire questo miscuglio in un calzerotto di rame per un’ora e dopo vi getterete dentro una mezza libra di allume di feccia. Osservate bene che il calzerotto di rame sia grande abbastanza, poiché il colore darà all’aria, e potrebbe versarsi. Lasciatelo bollire ancora per una mezzora, cavatelo poi dal fuoco, e lasciatelo riposare, e deporre. (…) Questo colore dipingendo sulla seta fa lo stesso effetto che l’ocra nella pittura ad olio; essa però è più bella, ed ha più durata”. Altra formula riguarda la preparazione del giallo limone. “Si strittola bene la grana di Avignone, si mette in un vaso, e si empie con dell’orina chiarificata, nella quale sia stata sciolta avanti mezza libra d’allume in polvere. Dopo averlo ben bene turato mettetelo al sole o al caldo di un forno un mese. Questo colore si gomma colla gomma arabica, e ve ne va molta”. 

L’utilizzo di fluidi corporei in pittura non è, del resto, una novità. In epoca contemporanea, alcuni artisti sono diventati famosi proprio per l’impiego di questi mezzi non convenzionali per fare arte. Sangue, saliva e addirittura liquido seminale sono stati impiegati da Andres Serrano, Jan Fabre, Chris Burden e Gina Pane.

Leggi anche  “Fiori”: una poesia di Wendy Cope

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA