Le donne di Edgar Degas: “Nudi” ripresi dal “buco della serratura”

di Laura Corchia

Dei suoi ritratti diceva che amava eseguirli come se li spiasse “dal buco della serratura”. E, difatti, guardando i suoi nudi non si può fare a meno di notare di come essi siano colti con tagli del tutto particolare, colti mentre si spazzolano i capelli, si distendono in un bacile colmo d’acqua, o si chinano sensualmente per asciugare le estremità del corpo.

Più che sulle corse dei cavalli, sulle serate ai café-chantant e sulle ballerine, la prima attività artistica di Edgar Degas appare concentrata sulle figure nude, raffigurate facendo ricorso soprattutto alla tecnica del pastello.

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Come tutti i giovani della sua generazione, desiderosi di intraprendere una carriera artistica, Degas riceve una formazione imperniata sulla rappresentazione di figure nude. L’”académie” – ovvero lo studio del corpo nudo, considerato come l’esercizio più difficile e al tempo stesso più istruttivo, e a cui si riferiscono gran parte dei disegni presentati in questa sede – viene impartito nella bottega di Barrias (1822-1907) e in quella di Lamothe (1822-1869), eredi di Ingres, dove Degas muove i suoi primi passi.
Gli artisti dell’epoca, difatti, apprendono l’arte del nudo copiando la scultura antica e i vecchi maestri oppure cimentandosi nella raffigurazione di un modello in posa.

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Una radicale rottura con i nudi classici è rappresentata dalla raffigurazione di prostitute incontrate durante le sue numerose visite alle case chiuse di Parigi. Il corpo di queste donne sfruttate è rappresentato grasso,  reso difforme dall’accidia nella quale si trascinano le loro giornate, in evidente contrapposizione alla fisicità robusta e prorompente delle contadine, viste come creature sane, forti. Lo sguardo severo di Degas rivela una certa ironia sia nei confronti delle prostitute che dei loro clienti, colti in situazioni grottesche di predominio in cui non sono di certo al loro meglio. Il lato compassionevole dell’artista sembra talora emergere nei momenti in cui quest’ultimo mostra interesse per i momenti di solitudine che la prostituta vive nella sua alcova.
Queste immagini sono rimaste pressoché sconosciute fino alla morte di Degas il quale, con ogni probabilità, le considera una sorta di esercizio intimo che sovrintende le riflessioni sulla raffigurazione del corpo nudo. La serie è composta esclusivamente da monotipi di piccolo formato, ovvero dall’impressione su carta di un disegno realizzato in precedenza su una lastra di metallo. Questa serie è una prova del virtuosismo raggiunto da Degas nelle inquadrature e nella resa pittorica degli ambienti e dell’arredamento degli edifici di lusso che l’artista sceglie di raffigurare.

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A partire dagli anni Settanta, Degas concentra la sua attenzione sulle donne intente alla toilette quotidiana, come lavarsi o pettinarsi o perfino in un momento di riposo dopo il bagno. Questi nudi sono pervasi da una sensualità ambigua e naturale al tempo stesso.

L’ultima esposizione impressionista, tenutasi nel 1886, rappresenta una svolta nella carriera di Degas. L’artista vi presenta opere nuove tra cui una serie di ” nudi di donne intente a bagnarsi, lavarsi, asciugarsi, strofinarsi pettinarsi o farsi pettinare “, a cui appartiene Le Tub[La Tinozza]e Femme s’habillant [Donna che si veste].

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La tecnica del pastello, utilizzato puro, è ravvivata dalla giustapposizione di innumerevoli tratti di colore per dare vita ai corpi. I visitatori non possono fare a meno di restarne affascinati: Huysmans ammira ” la suprema bellezza delle carni rese livide o rosee dall’acqua, […] la carne messa a nudo, reale, viva ” mentre Geffroy loda l’audace ” portamento da batraci ” delle bagnanti. Degas riesce, in una sintesi con le forme classiche dei suoi predecessori, a conferire alle sue bagnanti una maestosità e a ” ricavare […] da una forma la pura essenza “, come nota Mirbeau.

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Alla fine della sua carriera, Degas cambia tecnica e passa al carboncino. I tratti realizzati, mai così scarni nella descrizione degli appoggi e dei movimenti della bagnante, occupano superfici sempre più grandi, soprattutto grazie a riproduzioni su carta da ricalco.

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Nel frattempo, egli viene colpito da un progressivo abbassamento della vista. Ciò lo porta a ricorrere sempre più alla scultura per studiare  le posture e gli equilibri delle sue bagnanti. Le sue opere sono spesso viste di schiena e, per dare loro un movimento innaturale, costringe le modelle ad assumere delle pose acrobatiche, molto lontane dai gesti tipici di un bagno.

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“Bisogna rifare dieci volte, cento volte lo stesso soggetto ” era solito ripetere Degas. Per circa mezzo secolo, l’artista rielabora pose studiate in precedenza. L’artista, che in gioventù e durante gli anni della maturità, ha sempre amato raffigurare donne ritratte in una stanza illuminate da una luce artificiale, sul finire della sua vita avverte il bisogno di collocare alcune delle sue modelle in un paesaggio senza tempo.

La sua ricerca sui nudi, portata avanti per tutta la vita, ha finalmente raggiunto il risultato prefissato: rinnovare l’approccio del tema classico per eccellenza per portarlo verso le avanguardie del XX secolo.

Fonte: Archivio Mostre Musee d’Orsay

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