Finché quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e in raccoglimento,
giorno dopo giorno versa il latte
dalla brocca nella scodella,
il mondo non merita
la fine del mondo
(Wislawa Szymborska)
Una stanza disadorna e immersa nella penombra. La luce penetra dalla finestra a grate posta sulla sinistra e si posa sugli oggetti rendendoli vivi e palpitanti: la gerla appesa al muro assieme al paiolo d’ottone, la brocca lucida e smaltata, il chiodo conficcato nel muro, il cestino di vimini, le briciole sparse sul pavimento, le mattonelle di Delft sudice che fanno da battiscopa, l’intonaco scrostato dall’umidità.
Il gesto semplice e quotidiano di una donna fermato per sempre: il latte che dalla brocca scivola nella scodella. E poi silenzio, quanto silenzio in questo dipinto. Vermeer pare averlo catturato e reso palpabile, così come si ha l’impressione di afferrare quel pane posto sul tavolo e morderlo, oppure si cerca il calore accanto a quel piccolo e arrugginito scaldino posto per terra. Le mani della lattaia solide e arrossate dal freddo e dalla fatica, il volto incorniciato dalla cuffietta inamidata, la fronte limpida e spaziosa. Chissà quanti pensieri le passano per la mente. Tra poco avrà terminato di versare il latte e forse lo servirà a qualcuno per colazione, insieme a quel pane dalla crosta invitante.
Forte e robusta, stretta nel suo abito giallo e blu, la lattaia non è quel che sembra. Vermeer non era interessato a rappresentare una pittoresca scena di genere o una natura morta, bensì l’atmosfera rarefatta di un frammento di vita, il silenzio che avvolge le cose e le persone, i messaggi nascosti dietro l’apparente normalità dei gesti. Il significato dell’opera potrebbe essere racchiuso in quello scaldino e nella piastrella raffigurante l’amorino, entrambi simbolo di affetto e di amore.
Ma, al di là dei significati, la Lattaia è un frammento di vita, il ricordo di un istante fermato per sempre. E’ il silenzioso rumore del latte che si posa nella ciotola, il suo profumo. Sono quelle mani segnate dalla fatica. E’ il silenzio della vita che scorre.
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