Il ‘Giardino delle delizie’ di Hieronymus Bosch. Un approccio descrittivo e un video

di Laura Corchia

Contemporaneo di Leonardo da Vinci, Hieronymus Bosch se ne discosta per stile e cultura. Se il primo si dimostra interessato a riprodurre sulla tela tutti i fenomeni del reale, il secondo riproduce mondi ricchi di fantasia e popolati da figure grottesche, bizzarre e mostruose, che suscitano stupore e fanno riflettere sui lati oscuri e irrazionali della vita. Scrive Filippo Baldinucci nel 1681: “fu anche diversissimo da ogni altro de’ suoi tempi, e valente assai nell’inventar capricci di cose estremamente terribili e spaventose: come larve, spiriti, stregherie, maleficj e altre rappresentazioni infernali e diaboliche, benché attendesse ancora ad ogni altra sorta d’invenzione”.

Queste caratteristiche stilistiche sono particolarmente evidenti nell’opera più enigmatica e nota del pittore: il Giardino delle delizie. Al pari degli altri trittici, il dipinto è costituito da da una tavola centrale e da due pannelli laterali con raffigurazioni sia all’esterno che all’interno, che si possono aprire e chiudere come sportelli. In barba al titolo, il dipinto è a dir poco inquietante. Databile tra il 1480 e il 1490, è un olio su tavola di medie dimensioni. La datazione è confermata dall’analisi dendrocronologica, secondo la quale il legno risalirebbe agli anni Sessanta del Quattrocento.

GardenED_edit1

Leggi anche  “Lettera agli stronzi”: una poesia di Franco Arminio

Fu acquistato da Filippo II all’asta dei beni del padre priore Don Fernando dell’Ordine di San Giovanni e inviato al monastero dell’Escorial l’8 luglio 1593.

Le facce esterne degli scomparti laterali rappresentano un globo terrestre al terzo giorno della creazione. La terra è vista a volo d’uccello entro una sfera trasparente simbolo, secondo Tolnay, della fragilità dell’universo. Non ci sono animali né uomini, ma sono strane formazioni vegetali e minerali. La mancanza di colori e di luce, in contrasto con l’esplosione cromatica interna, corrisponde all’immagine del mondo prima della creazione del sole e della luna. Diversamente dall’iconografia precedente, dove il Padre creatore domina la scena, qui è relegato sulla estrema sinistra, con una tiara sul capo e la Bibbia sulle ginocchia. Accanto alla figura, corre una iscrizione: “IPSE DIXIT ET FACTA S[U]NT / IPSE MA[N]DAVIT ET CREATA S[U]NT”.

il giardino delle delizie L'esterno (sportelli)

Secondo gli studiosi, quest’opera fu commissionata da Enrico III di Nassau (1483-1538), uomo colto e collezionista d’arte. Nei suoi palazzi di Bruxelles e di Breda, aveva raccolto una collezione che comprendeva dipinti e oggetti d’arte, ma anche mirabilia provenienti da tutto il mondo. Sulla faccia interna del pannello laterale sinistro è raffigurato il Paradiso terrestre. In primo piano, si svolge la scena della creazione. Dio, raffigurato come Cristo, presenta ad Adamo la sua compagna, mentre tutto intorno si scompagina una serie di figure fantastiche e una vegetazione non naturale. Sullo sfondo, strane costruzioni rocciose fanno da dimora agli uccelli, mentre in uno specchio d’acqua molti animali trovano ristoro.

Leggi anche  "Caligola": l'intensa e bellissima poesia di Albert Camus

Hieronymus_Bosch_-_Triptych_of_Garden_of_Earthly_Delights_(detail)_-_WGA2516

Il pannello centrale è popolato da una moltitudine di figure maschili, femminili ed animali, tutte colte in diversi atteggiamenti. Si tratta del luogo della perdizione e del peccato, il Paradiso dove tutto è permesso. La rappresentazione è divisa in tre fasce; la prima è occupata da un’infinita quantità di nudi maschili e femminili uniti a gruppi o a coppie, alle prese con bizzarri vegetali, minerali e conchiglie. Alcuni si cibano di grossi frutto (perlopiù fragole e more) e con animali di gigantesche proporzioni. Al centro è raffigurata la “cavalcata della libidine attorno alla fontana della giovinezza”: uomini nudi, a cavallo di leopardi, pantere, leoni, liocorni, orsi, cervi, asini, grifoni ecc., mentre nella fontana si bagnano donne, che hanno sul capo corvi (incredulità), pavoni (vanità), ibis. In fondo vi è il “labirinto della voluttà”, con lo stagno in cui galleggia l’enorme globo grigio-azzurro della “fontana dell’adulterio”. Secondo J. de Sigüença (1605), “la differenza fra i lavori di quest’uomo e quegli degli altri consiste […] nel fatto che gli altri cercano di dipingere gli uomini così come appaiono fuori, mentre lui ha il coraggio di dipingerli quali sono dentro, nell’interno”. E la loro anima votata al peccato è evidente nella sproporzione dei corpi e nei volti caricati e grotteschi. Il pannello di destra mostra l’Inferno, castigo che tocca a tutti i peccatori. Qui Bosch esibisce uno straordinario repertorio di punizioni carnali, inferte dai grilli-diavoli con i più bizzarri arnesi e strumenti, anche musicali. Tutto in Bosch ha un forte valore simbolico: gli strumenti musicali a fiato, per esempio, rappresentano l’alito demoniaco; l’uovo allude all’isolamento spirituale; gli acrobati simboleggiano gli uomini che riescono ad alterare le leggi della natura; gli oggetti viventi sono strumenti del diavolo che li ha animati. Il centro della composizione è occupato dalla bizzarra invenzione dell’uomo albero, noto anche per un disegno autografo dell’Albertiana di Vienna.

Leggi anche  Monet e il tempo delle Ninfee

RIPRODUZIONE RISERVATA