I doppi busti di Gian Lorenzo Bernini

di L’Asino d’Oro Associazione Culturale

La genialità di Gian Lorenzo Bernini è un dato di fatto. Capolavori assoluti della storia dell’arte come i gruppi scultorei di Pluto e Proserpina o Apollo e Dafne sono solo due palesi esempi. Ma in due busti l’artista sembra essersi superato. Non tanto nella resa o nella fantasia, quanto piuttosto nella straordinaria tecnica e velocità di lavoro: i doppi busti realizzati per il cardinale Scipione Borghese e per papa Innocenzo X Pamphilj. Perché doppi? Perché Bernini, per due motivi diversi e in periodi differenti, si ritrovò a non poter consegnare le prime versioni del proprio lavoro, dovendo quindi realizzare in fretta le seconde versioni.

Scipione Borghese prima versione
Scipione Borghese prima versione


Nel 1632 il cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V, all’età di 65 anni commissionò al giovane Bernini il suo busto ritratto. Modellato nel pregiato marmo di Carrara, l’opera segnò un cambiamento stilistico e formale nella produzione personale dell’artista, almeno in materia di busti, per la volumetria più essenziale, la resa psicologica più approfondita e la maggiore forza espressiva, rinviando all’idea di un modello parlante. Come Rubens e Van Dick nella ritrattistica del 1600, Bernini inventò il motivo del colloquio con l’osservatore: il cardinale, seppure rappresentato secondo i canoni dell’ufficialità, acquista nel ritratto una dimensione che si può definire intima, il suo aspetto è gioviale e vivo. In questa opera Bernini lancia un nuovo modo per ritrarre nel marmo lo stile barocco romano, con le forme aperte e concave dei contorni. A Galleria Borghese possiamo ammirare il busto del cardinale in ben due versioni. Il celebre storico dell’arte Filippo Baldinucci racconta nel 1682 che a lavoro terminato Bernini si accorse di un’imperfezione presente nel blocco di marmo, tale da provocare l’effetto di una crepa, tuttora ben visibile sulla fronte del cardinale.

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Scipione Borghese seconda versione
Scipione Borghese seconda versione

L’artista avrebbe quindi replicato il busto, realizzandone in seguito uno analogo, nel tempo di sole quindici nottate! E’ questo l’aneddoto che costituisce uno dei capisaldi su cui si basa parte del mito dell’eccelso virtuosismo berniniano. Guardando le due opere infatti non si notano differenze, quasi fossero state realizzate con un calco, due copie del tutto identiche, se non fosse per pochi ma importanti dettagli, come per esempio la vivace casualità della posizione del copricapo, nel secondo busto più dritto, e l’ingrandimento delle pieghe delle veste.

Innocenzo X prima versione
Innocenzo X prima versione

Qualche anno più tardi l’artista fu chiamato da papa Innocenzo X Pamphilj per realizzare il suo busto ritratto e le due opere sono oggi esposte a Galleria Doria Pamphilj. La fisionomia del pontefice appare qui nobilitata dall’impostazione aulica che contraddistingue i lavori di Bernini volti alla creazione dell’immagine sociale della persona ritratta. La rappresentazione, che ad uno sguardo veloce può sembrare statica, si scioglie in alcuni aspetti virtuosistici, come nella piega ondulata della mezzetta o nel bottone che sul davanti sfugge all’asola. Anche qui i due lavori appaiono del tutto identici: Bernini dovette realizzare una seconda versione per porre rimedio al difetto prodottosi nella materia durante l’esecuzione del busto, quando dal marmo emerse il “pelo”, cioè un’imperfezione naturale all’altezza della barba. Ma anche in questo caso la velocità del maestro, non fece altro che confermare la sua abilità straordinaria di esecuzione.

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Innocenzo X seconda versione
Innocenzo X seconda versione

Gian Lorenzo Bernini, nelle opere descritte ma non solo, libera i busti stessi dal vincolo dell’impostazione manierista e dalla nicchia, portandoli all’apice artistico come ritratti barocchi, anche quando si tratta di papi, cardinali e monarchi. Le sue opere riuscirono sempre a cogliere la personalità del personaggio ritratto, attingendo la forza espressiva nella capacità stessa di cogliere l’istante. La sua fedeltà alla realtà, influenzata anche dalla pittura di Velazquez e Rembrandt, fece di Bernini il ritrattista più richiesto del suo tempo.

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