“Danae” e “Bisce d’acqua”: la sensualità femminile in Klimt

di Valentina Grispo

“Tutta l’arte è erotica”

Da questa convinzione Klimt elabora il suo personale concetto di arte ponendo l’eros come tema centrale e la sensualità femminile come campo di ricerca e sperimentazione per i suoi capolavori.

Gli anni centrali della produzione di Klimt furono quelli di una Vienna in fervore culturale, segnata profondamente dalla scoperta freudiana della nozione di inconscio, quella zona della personalità che normalmente è inaccessibile alla coscienza, e dalla centralità che si trova ad assumere la sessualità. Queste tematiche influenzano profondamente la poetica dell’artista in cui, inotre, la figura femminile si impone prepotentemenete come protagonista rilegando gli uomini ad un ruolo marginale nel suo repertorio iconografico. La donna appare ora fiera e crudele, ora sensuale e consapevole ma sopratutto superiore all’uomo poichè, a differenza di questo, è in grado di procreare e sa abbandonarsi senza paura e senza difese all’amore.

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L’opera più rappresentativa in cui la donna è interamente identificata con la propria sessualità è “Danae”(1907), nella quale Klimt affronta il mito greco secondo cui Danae fu fecondata nel sonno da Zeus trasformatosi in pioggia d’oro,  resa graficamente tramite i suoi tipici preziosismi bizantini. La fanciulla persa totalmente nella dimensione onirica si ritrova in balìa dei propri istinti sessuali e del suo incoscio, trasmettendo così a chi la osserva tutta la carica erotica propria del momento. Ad un gusto Art Nouveau per la decorazione Klimt unisce l’interesse per una rappresentazione fortemente simbolica, in questo dipinto, ad esempio, rinuncia alla consueta struttura verticale a favore di uno sviluppo ellittico, realizzato tramite la forma semicircolare assunta dalla donna rannicchiata su se stessa, che rimanda al concetto di maternità e di fertilità. Data la centralità della tematica della riproduzione, spesso le figure femminili sono accompagnate dal tratto grafico di piccole circonferenze, in questa opera rappresentate sul velo dorato che avvolge la fanciulla, che simbolicamente alludono alle cellule che si moltiplicano, la cui forma Klimt, eclettico cultore di ogni tipo di sapere, anche scientifico, aveva potuto conoscere attraverso le lezioni viennesi del famoso biologo Zuckerkand, rivolte ad un piccolo gruppo di artisti. eclettico cultore di ogni tipo di sapere, anche scientifico.  eclettico cultore di ogni tipo di sapere, anche scientifico.

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Questa forte attrazione verso le forme simboliche e il simbolismo pittorico è evidente anche nelle due versioni di ” Biscie D’acqua ” dove, ancora una volta, la figura femminile si impone come protagonista con tutta la sua sensualità e provocazione. E’ significativo lo stesso titolo che l’artista decide di attribuire alle due opere richiamando l’idea del serpente e associandola all’acqua, due elementi cui Freud attribuiva un deciso rimando sessuale.

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Nell’ opera “Bisce d’acqua I” le due figure femminili si intrecciano, si sovrappongono l’una all’altra dissolvendo i confini dei due corpi. Se In questa prima versione è evidenziata la magrezza delle due donne quasi stilizzate ed esageratamente allungate, nella  seconda versione del dipinto , “Bisce d’acqua II” , realizzata nel 1904 e rielaborata tre anni dopo, si accentua il carattere sensuale, smorzato nell’opera precedente dalla staticità delle forme. La composizione viene ora impostata in orizzontale: i corpi delle quattro donne si allungano in curve sinuose riempendo totalmente  la superficie e intersecandosi ai viluppi delle alghe che si confondono con le masse dei capelli, ulteriore simbolo erotico. La figura in primo piano, in opposizione agli occhi chiusi della donna dall’espressione dolce e sognante dell’opera precedente, stabilisce il contatto con l’esterno tramite uno sguardo penetrante e deciso accentuato dal gesto di scostarsi con una mano i capelli dal viso.

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Avendo come principale  interesse la figura femminile e la sua sensualità egli era consapevole del fatto che la sua  arte non sarebbe stata capita da tutti ma che soltanto pochi sarebbero stati in grado di  spingersi oltre cogliendone la vera essenza. La critica del tempo, infatti, non comprese neanche il valore della nudità femminile che nei dipinti di Klimt, oltre che rimando simbolico, divenne sopratutto un elemento decorativo. Proprio per questo i dipinti dell’artista provocarono un vero e proprio scandalo negli ambienti della Vienna perbene.

Klimt è stato definito per questo ruolo centrale che assume l’eros nella sua poetica, un “artista dionisiaco”, in merito a ciò le parole di Laura Luppi  in “Klimt, una artista dionisiaco tra Bachofen, Sacher-Masoch e Nietzsche”, ci rivelano che  “La creazione dionisiaca è la manifestazione del caos della natura nella sua unità e complessità. (…) L’autentico artista dionisiaco diviene colui che accoglie nella sua identità entrambe le pulsioni, razionali e irrazionali. Egli si estranea dal flusso delirante della massa per riscoprire la propria affinità con l’essenza del mondo in un’immagine simbolica di sogno”.

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Il merito che sicuramente si deve riconoscere a Klimt è quello di avere sdoganato la sessualità femminile facedone uno dei suoi temi principali, raccontandola esplicitamente e velandola di mistero e sofferenza. Quale luogo più appropriato se non l’arte per esprimere gli impulsi umani più nascosti, inconsci e per cercare di studiare quella strana creatura che è la donna capace di crudeltà atroci ma allo stesso tempo di amare e donarsi senza freni.

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