Gustav Klimt e i dipinti per l’Università. Uno scandalo nella Vienna di fine secolo

di Laura Corchia

Lo scandalo dei dipinti per l’Università che coinvolse Gustav Klimt risale al 1894, quando il Ministero lo incaricò, insieme a Matsch, di decorare il soffitto dell’aula magna.

Come tema fu scelto quello della vittoria della luce sulle tenebre, ma quando l’artista presentò il primo pannello, il suo stile e la situazione politica avevano subito dei profondi cambiamenti. La concezione dell’opera è barocca, un theatrum mundi in cui non esiste divisione tra paradiso e inferno. Il vuoto cosmo è invaso da nudi galleggianti, un’umanità sofferente e straziata. Emerge dalle tenebre solo una Sfinge maestosa, “il globo terrestre, l’anima del mondo”, come recita il catalogo della VII mostra della Secessione. Il suo sguardo è cieco, i contorni sfuocati e la sua muta indifferenza sembrano escludere la possibilità di una coscienza delle cose.

La Sapienza, impersonata da una figura femminile ammantata di nero, sembra guardare lo spettatore con gli occhi di una veggente che con consapevolezza razionale.

Il giudizio dei professori viennesi fu durissimo. Invece di rappresentare il trionfo dei lumi attraverso un vasto affresco in cui i grandi filosofi discutevano insieme serenamente, Klimt aveva raffigurato un’umanità alla deriva in uno spazio irrazionale.

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Per impedire l’esposizione nell’aula magna, i membri dell’Università ricorsero ad una petizione e lo scontro dal piano ideologico investì quello politico. Per nulla toccato dalle polemiche, Klimt presentò alla decima esposizione della Secessione il secondo pannello per l’Università, la Medicina. Anche qui torna l’intreccio dei corpi fluttuanti in mezzo ai quali si erge lo scheletro della morte. Una figura di donna si stacca dalla colonna, librandosi solitaria a rappresentare la liberazione dal dolore. In primo piano, si staglia invece la figura di Hygeia, che impersona la Medicina. Queste opere oggi si conoscono solo attraverso delle fotografie in bianco e nero perché vennero bruciate, ma sappiamo che, mentre la Filosofia era accordata su tonalità fredde, verdi e blu, nel nuovo pannello i colori andavano dal rosa al porpora. In esso, inoltre, invece di celebrare il potere terapeutico della scienza, Klimt mette in scena il trapassare dell’esistenza dalla vita alla morte. Le critiche verso il pittore furono pesantissime e fu accusato di aver ignorato le due facoltà principali della medicina: la prevenzione e la guarigione. Dal canto suo, anche il pubblico si sentì offeso e puntò il nido sugli scandalosi nudi. In particolare il sonno dell’opinione pubblica fu turbato da quello della donna incinta in alto a destra e da quello che, galleggiando sulla sinistra, mostra sfacciatamente il pube al pubblico.

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Il fascicolo di Ver Sacrum che presentava i bozzetti di alcune figure venne sequestrato per “offesa al comune senso del pudore” e l’artista fu accusato di cercare il successo attraverso lo scandalo. Da parte sua, Klimt mostrò sempre un’ostentata indifferenza nei confronti di tutte queste polemiche.

A mettere fine alla querelle ci pensò, purtroppo, un incendio. Le fiamme, appiccate probabilmente dalle truppe tedesche in fuga, divorarono le tele, nel frattempo riacquistate da Klimt e nascoste nel castello di Immendorf.

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