Constantin Brâncuși: “Il Bacio è stato per me il cammino di Damasco”

di Laura Corchia

“Il bacio è stato per me il cammino di Damasco”

(Constantin Brâncuși)

Rappresentare l’amore attraverso un unico blocco di pietra. Scavarne la materia, cercarne e ritrovarne l’essenza. Raccontare la dolcezza di un momento, cogliere la magia di due sguardi che si incrociano. Due corpi che si fondono e si perdono l’uno nelle braccia dell’altro.

Constantin Brâncuși, straordinario scultore di origine rumena, è riuscito a concentrare in un’unica opera la purezza del sentimento. Il Bacio, ispirato all’omonima scultura eseguita da Auguste Rodin, fu eseguito tra il 1907 e il 1908.

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Se il maestro francese avvolge  le due figure in una sinuosa spirale, con le mani di lui che accarezzano dolcemente i fianchi di lei, Brâncuși pone le due figure in posizione perfettamente speculare, con gli occhi e le bocche che si fondono in un tutt’uno. Le braccia si incrociano orizzontalmente, legando i due corpi come un nastro. La fusione totale delle due anime di pietra è interrotta solo da una linea verticale che, partendo dalle teste, scende a dividere i due corpi, incurvandosi solo leggermente in corrispondenza dei seni della donna. E’ questo uno dei pochi elementi che permette di distinguere i due amanti l’uno dall’altra.

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Nel 1909, l’artista creò un’altra versione di questa celebre opera, destinata a decorare la tomba di una giovane ragazza, morta suicida per amore. Posta su un piedistallo recante il nome della sfortunata fanciulla, la nuova scultura vede rappresentati i due innamorati a figura intera, mentre rimane la costruzione appiattita dei corpi. Le gambe, accovacciate, si intrecciano le une nelle altre, nell’intento di rendere le due figure indivisibili e di trasmettere l’idea dell’amore eterno, vincitore anche sulla morte. Diversi anni più tardi, Constantin Brâncuși, nel commentare l’opera, rammentò di aver voluto incidere nell’intreccio delle gambe la lettera M, iniziale della parola Morte. Egli aggiunse: “Avevo voluto creare qualcosa che raccontasse non di questa sola, ma di tutte le coppie che sulla terra si sono amate e che questa terra hanno lasciato. Perché ogni mia scultura ha la sua ragione d’essere in un’esperienza vissuta”. 

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Un’altra versione fu scolpita attorno al 1916, su commissione di un collezionista americano. Ulteriormente stilizzate e squadrate, le due figure hanno le braccia appiattite, così come le mani. Solo gli occhi presentano una maggior ricerca del dato naturalistico, dal momento che presentano un doppio motivo concentrico che richiama l’idea della pupilla. Le capigliature sono rese con una linee profonde, ondulate e parallele.

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