Tamara de Lempicka e il “Ritratto di uomo incompiuto”. Così la pittrice si vendicò del marito traditore

di Laura Corchia

Un uomo elegantemente abbigliato rivolge lo sguardo verso il riguardante. Ha la mano poggiata sul ginocchio, mentre con la sinistra regge un cappello a cilindro. Apparentemente sembra indossare un guanto ma, se si osserva nel dettaglio, ci si accorge che quella mano ha qualcosa di strano: è semplicemente abbozzata sulla tela.

Ritratto di uomo incompiuto, 1928

La storia del Ritratto di uomo incompiuto è quella di un matrimonio naufragato nel 1928. Tamara de Lempicka vide per la prima volta Tadeusz ad una rappresentazione d’opera e ne rimase profondamente affascinata. Per conquistare l’attenzione del giovane, l’artista, allora quindicenne, si presentò ad una festa in maschera vestita da contadina e con un’oca al guinzaglio. In realtà, però, riuscì a sposarlo grazie alle contrattazioni di suo zio, facoltoso banchiere. Il matrimonio fu celebrato nel 1916. Verso la fine della Prima Guerra Mondiale, Tadeusz, accusato di far parte della polizia segreta zarista, venne incarcerato. Tamara, grazie all’aiuto del console svedese, riuscì ad ottenere la sua scarcerazione, ma il loro rapporto iniziò a cambiare. L’uomo si chiuse in sé stesso, probabilmente frustrato dalle ristrettezze economiche e dai continui tradimenti della moglie. L’artista, inoltre, faceva uso di cocaina, lavorava febbrilmente e trascorreva le sue nottate fuori di casa. Paradossalmente, però, mentre la sua vita familiare entrava in crisi. quella professionale andava incontro ad una serie di successi. Nel 1928, la rottura definitiva con Tadeusz. Lei divenne amante del barone Kuffner, lui si innamorò di una donna polacca, Irene Spiess. Tamara tentò inutilmente di riportarlo a casa. Alla fine, indignata, escogitò la sua vendetta: lasciò il ritratto del marito incompiuto. Non finì di dipingere la mano sinistra, quella con la fede nuziale.

Questo ritratto, conservato al Centre Pompidou di Parigi, rappresenta il triste epilogo di una storia nata, almeno all’inizio, per amore. La vendetta di una donna che riversa sulla tela tutto il rancore nei confronti di colui che l’aveva tradita. Nell’impasto dei colori, nello sguardo distaccato e amareggiato di quell’uomo si legge però un’altra verità, forse più amara. E’ il volto di un uomo che ha sofferto e che, forse solo per una volta, ha fatto soffrire.

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BIBLIOGRAFIA CONSULTATA PER LA REDAZIONE DI QUESTO ARTICOLO:

  • Gioia Mori, Tamara de Lempicka, Firenze, Giunti, 1999