Saul Steinberg: il disegno come espressione del pensiero

di Laura Corchia

Il disegno come esperienza e occupazione letteraria mi libera dal bisogno di parlare e di scrivere. Lo scrivere è un mestiere talmente orribile, talmente difficile… Anche la pittura e la scultura sono altrettanto difficili e complicate e per me sarebbero una perdita di tempo. C’è nella pittura e nella scultura un compiacimento, un narcisismo, un modo di perdere tempo attraverso un piacere che evita la vera essenza delle cose, l’idea pura; mentre il disegno è la più rigorosa, la meno narcisistica delle espressioni”
(Saul Steinberg, intervista di Sergio Zavoli, 1967)

Il disegno è la primordiale forma del pensiero. Una semplice linea su un foglio bianco riesce a descrivere ciò che la mente partorisce. La grande capacità di Saul Steinberg, disegnatore statunitense, è stata quella di riuscire a trasmettere un’idea ricorrendo a forme semplici, addirittura epurate dai colori.

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Nato a Râmnicu Sărat nel 1914, trascorse l’intera giovinezza in Romania, paese che ai suoi occhi appariva “in maschera”. Nel 1933 partì per Milano, laureandosi in Architettura al Politecnico.

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Nel 1941 andò negli Stati Uniti e rapidamente incontrò il successo, lavorando come disegnatore per il New York Times. Dalla sua penna nacquero disegni fatti di pura linea, affermando che il suo era un “ragionare su carta”.

Steinberg chiamava le sue creazioni maschere: del soggetto non gli interessavano le fattezze ma le storie che potevano raccontare. Raccontava spesso che le donne americane si mascheravano di continuo, attraverso il trucco per esempio. Quello era il loro modo di difendersi dalla società. Spesso amava ritrarsi con un sacchetto di carta in testa: rinunciando ai propri connotati, l’artista si camuffava e vestiva i panni di personaggi sempre diversi.

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La pulita linea di Steinberg, tracciata a pennino, descrive buffi personaggi in modo calligrafico, talvolta ricorrendo ad un tratteggio in bianco e nero. Steinberg si rapportava all’arte dicendo “Sono una mano che disegna e basta”. Considerato uno degli artisti più influenti del Novecento, Steinberg è stato preso a modello da moltissimi disegnatori e vignettisti. Ma le sue linee erano puro pensiero e, come ogni pensiero, assolutamente soggettive e originali.

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“Io sono tra i pochi che continuano a disegnare dopo la fine dell’infanzia,
persistendo a perfezionare i tratti infantili, senza le tradizionali interruzioni accademiche”
(Saul Steinberg).

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