Le committenze estere di Gian Lorenzo Bernini

A cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale

Grazie alla mostra dedicata a Gian Lorenzo Bernini in questi mesi allestita nella straordinaria Galleria Borghese, è possibile ammirare tutta la magnificenza di quello che è stato uno dei più grandi artisti del barocco romano. Tra le varie opere, molto interessanti sono quelle relative alle committenze estere del Bernini.

Siamo nel 1654 circa e Bernini si trovò a realizzare per il re Filippo IV di Spagna un Cristo Crocifisso per il Real Monastero de San Lorenzo de El Escorial. E’ un vero e proprio unicum dell’artista: si tratta infatti dell’unica figura completa in metallo (bronzo dorato), autonoma e mobile, realizzata dal Bernini che ci sia pervenuta. Il Cristo Crocifisso è un immenso capolavoro, non solo per la raffinata esecuzione, ma anche per la straordinaria innovazione iconografica. Bernini infatti presenta un Cristo crocifisso con tre chiodi anziché quattro (secondo un’opzione sostenuta dagli eruditi spagnoli dell’epoca), colto non durante gli ultimi respiri di vita, ma quando ormai è morto, il Cristo uomo quindi. L’opera è prova di una maturità artistica e umana giunta al suo più alto livello: Bernini qui sicuramente offre una profonda riflessione e meditazione sulla rappresentazione del mistero di Gesù Cristo, mostrando contemporaneamente la sua dualità, Uomo e Dio. Il Cristo però rimase esposto ben poco, perché fu presto sostituito dal Cristo realizzato da Domenico Guidi allievo dell’Algardi. Il sovrano spagnolo forse non riteneva opportuna l’iconografia del Bernini che aveva realizzato un Cristo troppo morbido e sensuale, preferendogli quindi la realizzazione ben più convenzionale del Guidi.

Tra la fine del 1669 e il 1670 invece, un Bernini ormai settantenne, modellò per il re di Francia il meraviglioso Luigi XIV a cavallo. A Galleria Borghese è possibile ammirare lo straordinario modello in terracotta, in cui appare prorompente tutto il suo virtuosismo esecutivo nel panneggio e nei capelli del sovrano, ma soprattutto nella coda e nella criniera del cavallo. Un’esecuzione di altissimo livello, nonostante l’età ormai avanzata dello scultore che continua quindi, fino alla fine, a dimostrare tutta la sua unica maestria. Molto interessante è notare come l’artista preparasse il bozzetto della scultura: osservando attentamente è possibile infatti notare che la superficie del modellino presenta zone lisce e zone rigate, funzionali all’irradiazione delle luce, ottenute dal Bernini con ceselle dentati, ma anche probabili guide per la direzione in cui far manovrare gli strumenti per l’esecuzione del marmo. L’opera giunse in Francia nel 1685, ben cinque anni dopo la morte dell’artista.

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Quando il Re Sole vide la scultura ne rimase talmente insoddisfatto da decidere di farla distruggere: optò poi, su consiglio del suo soprintendente, per una sua rielaborazione e spettò allo scultore Francois Girardon trasformarla in un Marco Curzio che si getta nell’abisso, esponendola poi a Versailles. Le due opere quindi realizzate dal Bernini per le committenze estere dovevano sancire la consacrazione dell’artista come scultore al di fuori dei confini italiani e soprattutto romani. Ma così non fu purtroppo. Per gusti differenti o perché non pronti ad accogliere la genialità barocca, Bernini di fatto non fu compreso all’estero, ma lo fu in patria, dove fu annoverato tra i più grandi artisti del Seicento.

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Bibliografia
Maria Giulia Barberini, “Modello per la statua equestre di Luigi XIV”, in Bernini. Catalogo della Mostra a Galleria Borghese, pp. 130-131, ed. Officina Libraria.
David Garcia Cueto, “L’arrivo di dipinti e sculture del Seicento nelle Collezioni Reali spagnole durante il regno di Filippo IV: acquisizioni e doni dell’aristocrazia”, in Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento Italiano nelle Collezioni Reali di Spagna, pp. 67-68, ed. Skira.
Tomaso Montanari, “Cristo Crocifisso” in Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento Italiano nelle Collezioni Reali di Spagna, pp. 184-187, ed. Skira.

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