Oskar Kokoschka e la bambola: una storia di amore e ossessione

di Laura Corchia

Quella che stiamo per raccontarvi è una storia di amore e di ossessione, una passione spinta fino al limite estremo della follia. Protagonisti sono Oskar Kokoschka e Alma Mahler: lui noto pittore espressionista, lei compositrice e pittrice famosa per la grande capacità seduttiva e soprannominata la «Vedova delle Quattro Arti», visto che era stata la moglie – tutt’altro che esemplare – del compositore Gustav Mahler, dell’architetto Walter Gropius, dello scrittore Franz Werfel. Oltre ai matrimoni, Alma collezionò un buon numero di relazioni clandestine, tra cui quella con Gustav Klimt e, appunto, quella con Oskar Kokoschka.

Compagna poco devota, amava rivestire il ruolo della musa ispiratrice dei tanti geni che amavano contendersela e corteggiarla. Kokoschka, orecchie a sventola, capelli rasati, occhi strabici, ne restò folgorato. Lui stesso ci racconta che «l’accoglieva impaziente nel suo studio dalle pareti tutte dipinte di nero, indossando un pigiama rosso fiamma». Frutto di questa furiosa e rovente passione fu un quadro: La sposa del vento. Viaggi, fughe, lettere, gelosie e possessività caratterizzarono i successivi due anni, ma la giovane donna era irrequieta e desiderosa di libertà e decise di interrompere bruscamente la relazione proprio quando il pittore si trovava al fronte a combattere.

La sposa del vento di Oskar Kokoschka
La sposa del vento di Oskar Kokoschka

Tornato dalla guerra, si fece confezionare da Hermine Moos, una fabbricante di bambole e modista, una bambola del tutto simile alla donna amata, un goffo fantoccio di segatura e di pezza da amare e accudire, accarezzare e dipingere. La bambola fu costruita secondo i disegni realizzati dallo stesso artista: la consistenza doveva essere simile alla carne, gli organi dovevano essere scrupolosamente riprodotti, doveva avere lingua, denti, bocca e le cuciture dovevano essere ben nascoste.

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La bambola

Dopo mesi di lavoro, la bambola fu pronta e la nuova Alma bussò alla finalmente alla porta del pittore. Oskar l’accolse con un po’ di delusione: il suo aspetto inquietante e grottesco era più simile a un orso di pezza che alla vera Alma. Nonostante ciò, comprò per lei abiti costosi e biancheria intima, chiamò delle cameriere perché la servissero, la portò con sé per la città, la condusse a feste e balli, la dipinse in numerosi quadri.

La bambola raffigurata in un dipinto
La bambola raffigurata in un dipinto

Un giorno, però, dopo una festa in maschera, fu colpito da uno scatto di ira misto a malinconia. La fece a pezzi, l’abbandonò in giardino e se ne andò a dormire. Il giorno successivo, il postino si ritrovò davanti a quella che a tutti gli effetti sembrava una donna orribilmente massacrata e coperta di sangue. Giunse sul posto la polizia che, a sua volta, chiamò un medico. Si scoprì che era la bambola di Kokoschka distrutta e quelle macchie che sembravano sangue in realtà erano state causate dal vino che durante la festa le si era rovesciato addosso. Usciva così di scena anche la seconda Alma. La bambola pagò caro l’affronto che la donna aveva fatto: lacerata e abbandonata, come il cuore di Oskar.

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