Claude Monet e l’indimenticabile Camille. Storia di un amore

di Laura Corchia

“Un giorno, all’alba mi sono trovato al capezzale del letto di una persona che mi era molto cara e che tale rimarrà sempre. I miei occhi erano rigidamente fissi sulle tragiche tempie e mi sorpresi a seguire la morte nelle ombre del colorito che essa depone sul volto con sfumature graduali. Toni blu, gialli, grigi, che so. A tal punto ero arrivato. Naturalmente si era fatta strada in me il desiderio di fissare l’immagine di colei che ci ha lasciati per sempre. Tuttavia prima che mi balenasse il pensiero di dipingere i lineamenti a me così cari e familiari, il corpo reagì automaticamente allo choc dei colori”. Con queste parole, scritte nel 1879, Claude Monet raccontò la morte dell’amata moglie Camille. Un dolore lancinante riversato sulla tela. L’impasto dei colori descrive il corpo esanime della moglie tanto cara, del quale riusciamo a scorgere appena il volto.

Camille Monet sul letto di morte

Camille e Claude si erano incontrati nel marzo del 1865. Lei, una ragazza bruna ed affascinante, per amore del pittore aveva troncato il suo fidanzamento con un giovane proveniente da una famiglia facoltosa. Seguirono anni di stenti, coronati però dall’arrivo di un figlio e dal matrimonio. Per amore di Monet, Camille sopportava in silenzio la mancanza di una stabilità economica, rinunciando ad una casa ben riscaldata e nutrendosi spesso solo di latte e di pane raffermo. Modella e compagna, moglie e amante, Camille divise tutto con il pittore: la gioia dell’amore, l’indigenza, la pura di una malattia che si affacciò poco dopo la nascita del piccolo Jean. Un cancro la uccise a soli 32 anni, dopo aver dato alla luce il secondogenito Michel. Finiva così un’intensa e bellissima storia d’amore e di sacrificio. Ma, nonostante la morte, il sentimento del pittore non mutò mai e il ricordo di Camille rimase impresso nel suo cuore e nella sua mente per sempre. Non basterà un’altra donna ad asciugarne le lacrime e a placare la sofferenza per la perdita.

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Nel pensare a questa triste storia vengono in mente gli splendidi e struggenti versi di Fernando Pessoa:

La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.

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