Angelica Kauffmann, spregiudicata ritrattista nella Roma tra Sette e Ottocento

di Laura Corchia

Figlia di un talentuoso pittore, Maria Anna Catharina Angelika Kauffmann, nota più semplicemente come Angelica Kauffmann nacque il 30 settembre 1741 a Coira, nel cantone dei Grigioni, in Svizzera.

Figura femminile di artista elegante, spregiudicata e di precoce talento pittorico, crebbe tra la Valtellina e Milano.

Nel 1763 si stabilì a Roma, legandosi a rapporti di amicizia e di stima con alcuni dei maggiori pittori neoclassici: Winckelmann, Batoni, Hamilton e Piranesi. Due anni più tardi, fu ammessa all’Accademia di san Luca, iniziando un percorso artistico ricco di commissioni.

Angelica_Kauffmann_by_Angelica_Kauffmann
Autoritratto


Winckelmann, in una lettera che mandò all’amico Franke nell’agosto 1764, scrisse: “La giovinetta di cui parlo è nata a Coira, ma fu condotta per tempo in Italia da suo padre, che è pure pittore; parla assai bene l’italiano e il tedesco … Parla inoltre correntemente il francese e l’inglese … Si può chiamare bella e gareggia nel canto con le nostre migliori virtuose. Il suo nome è Angelica Kauffmann”.

Roma era infatti sede di una vera e propria colonia di stranieri, soprattutto britannici, che desideravano vedere la propria immagine immortalata in un ritratto che potesse ricordare loro i bei momenti trascorsi nella città eterna.

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Ritratto della famiglia di Ferdinando IV
Ritratto della famiglia di Ferdinando IV

Fu così che Angelica divenne una pittrice molto richiesta. I suoi soggetti erano interpretati in chiave sentimentale, sebbene ancora legati al gusto rococò.

Il suo giro di relazioni maschili suscitò subito una serie di pettegolezzi che l’accompagnarono per tutta la vita e neppure il precipitoso matrimonio con Antonio Zucchi riuscì a mettere a tacere le indiscrezioni sulla sua condotta spregiudicata.

Nella casa della coppia, situata sopra la scalinata di piazza di Spagna, iniziarono a riunirsi tutti gli artisti e i letterati del tempo, tra i quali Goethe. Quando infatti il poeta, nel suo Viaggio in Italia, arrivò a Roma nell’ottobre del 1786, rimase sedotto dalla personalità di Angelica; si trattava della “miglior conoscenza” fatta a Roma. Tra i due nacque un rapporto di stima reciproca, attestato dalle numerose epistole intercorse.

“Guardar quadri con lei è assai piacevole; tanto educato è il suo occhio ed estese le sue cognizioni di tecnica pittorica”. 

Tuttavia, mentre il Goethe preferì non impegnarsi, lasciandosi trascinare in amori più frivoli e mondani, la Kauffman rimase estasiata dall’incontro. Si trattò di una forma di amicizia, se non di amore, molto intensa, sublimata, tanto che quando Goethe lasciò Roma la pittrice cadde in depressione.

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“Il suo commiato mi ha trafitto l’anima. Il giorno della sua partenza è stato tra i giorni più tristi della mia vita”.

Angelica rimase molto legata al poeta, tanto che (sperando in un suo ritorno nell’Urbe) gli scrisse una lettera, che però non ricevette mai risposta.

Nel frattempo, la fama di Angelica come ritrattista crebbe sempre di più e i giovani artisti cercarono in lei protezione e appoggio. Angelica dipinse per tutta la vita, animata da un vero e proprio amore per l’arte.

Ritratto di Anna-Maria Jenkins e Thomas Jenkins (dettaglio)
Ritratto di Anna-Maria Jenkins e Thomas Jenkins (dettaglio)

Massima interprete del genere ritrattistico, morì il 5 novembre 1807, a causa di un dolore al petto che fu costretta a patire per molto tempo, forse causato dai veleni della tavolozza che inalò per più di sessanta anni. Toccò ad Antonio Canova l’allestimento della sua sepoltura in Sant’Andrea delle Fratte nel 1807.

 

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