Tombe di via Latina a Roma: l’eleganza funeraria degli Antichi Romani

A cura di L’Asino D’oro associazione culturale

Immerso in un verde parco della periferia cittadina, non lontano dalla via Appia Antica, il sito delle Tombe di via Latina è indubbiamente uno dei complessi archeologici di maggior rilievo di tutta Roma. Da solo infatti è in grado di illustrare perfettamente tutto lo sfarzo e il lusso che gli antichi romani dedicavano al culto dei morti nelle necropoli.


Il suo essere così periferico trova una diretta corrispondenza nell’usanza degli antichi di seppellire i propri defunti al di fuori delle mura cittadine, scegliendo il percorso delle vie consolari o di arterie particolarmenti importanti. E’ questo il caso della via Latina, la strada romana che collegava l’Urbe alla città di Capua. Fu quindi qui che a partire dall’età repubblicana iniziarono ad essere edificati numerosi monumenti funerari, alcuni dei quali mostrano più fasi di utilizzo, confermando un loro uso anche durante il periodo imperiale e più in generale una frequentazione dell’intera area fino al Medioevo. In seguito la zona fu completamente abbandonata, fino alla sua riscoperta nella metà del 1800: fu infatti Lorenzo Fortunati ad effettuare i primi scavi archeologici a cui poi seguirono i restauri di inizio ‘900 diretti da Rodolfo Lanciani.
Ad oggi tra i molti edifici funerari presenti all’interno del parco archeologico della via Latina, solo due sono quelli visitabili ed aperti al pubblico, anche se solo tramite aperture straordinarie.
Il primo monumento è il Sepolcro cosiddetto dei Valeri. Datato all’epoca antonina (160-170 d.C.), si affacciava direttamente sulla via Latina ed era circondato in origine da un imponente recinto con semicolonne e pilastri. Una volta varcato l’ingresso, si entrava in un grande spazio a cielo aperto, su cui si affacciava la tomba a torre con la sala per lo svolgimento delle cerimonie in onore del defunto, come il banchetto funerario. Dal cortile, grazie a due scale laterali e simmetriche, era invece possibile raggiungere le due camere funerarie sotterranee.

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La più grande è sontuosamente decorata: un pavimento in raffinato mosaico, pareti che in passato dovevano essere interamente rivestite con lastre di marmo e la volta impreziosita da una raffinata decorazione in stucco bianco lucido, realizzato con polvere di marmo. I soggetti rappresentati negli stucchi seguono un tema unico, il viaggio dell’anima del defunto: si possono infatti riconoscere creature fantastiche, eroti, le Tre Grazie – coloro che infondono la gioia della Natura nel cuore degli dei e dei mortali – e soprattutto nel tondo al centro della volta, sul dorso di un grifone, una figura alata, verosimilmente il defunto portato nell’Aldilà. Accanto al sepolcro, riutilizzato fino al III secolo d.C., si possono riconoscere da un lato i resti di una mansio, un complesso destinato alla sosta e all’accoglienza dei viaggiatori, dall’altro quello di un piccolo impianto termale.
Sul lato opposto della via Latina, il secondo edificio aperto al pubblico è il Sepolcro dei Pancrazi. Realizzato alla fine del I secolo d.C., deve il proprio nome al Collegio Funeratizio dei Pancratii, i cui membri elessero l’edificio come personale luogo di sepoltura durante il corso del III secolo d.C. La tipologia del sepolcro è la medesima: un piccolo cortile con recinto immetteva all’interno della tomba a torre. Da qui, grazie a una ripida scala, si potevano raggiungere le due camere funerarie sotterranee. La prima è interamente decorata da affreschi e presenta, su due lati, un lungo e alto bancone in mattoni con articolata modanatura in cotto sulla cornice superiore – su cui venivano posti i sarcofagi – con archetti inferiori decorati ad affresco, destinati invece ad accogliere le urne cinerarie. Sul lato corto del bancone, è tuttora murato un sarcofago con baccellature e nel tondo centrale la raffigurazione dei due coniugi defunti, rimasti senza volto, ma conosciuti grazie alla targa con iscrizione: Demetrius e la moglie Livia Severa del Collegio dei Pancrazi.

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La seconda stanza presenta nella volta un articolato apparato decorativo, una delle più alte esecuzioni del mondo antico. Interamente realizzato ad affresco policromo e stucco, presenta un carico e denso gruppo di immagini, simboli e pannelli figurati. I più importanti sono i quattro riquadri (uno su ciascun lato) con scene mitologiche ed epiche: il Giudizio di Paride, Alcesti e Admeto, Priamo e Achille, Ercole nell’Olimpo. Raffigurazioni non certo casuali, ma anzi, ciascuna riferita a una buona qualità a cui l’uomo e la donna romana aspiravano: l’essere ammesso tra gli dei (Paride), la buona e devota moglie (Alcesti), il valore della pietas (Priamo) e la forza virile (Ercole). Al centro della stanza invece troneggia l’immenso sarcofago in marmo greco, talmente grande da suggerire che l’intera tomba sia stata costruita solo dopo averlo alloggiato al centro della stanza.

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Bibliografia:
– Parco Archeologico della via Latina, a cura di Marina Bertinetti, Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma
– http://archeoroma.beniculturali.it/tombe-latine/
-http://archeoroma.beniculturali.it/siti_archeologici/suburbio/tombe_via_latina

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