Pompeo Batoni: ritrattista dei lord nella Roma del “Grand Tour”

di Laura Corchia

Meta obbligatoria del “Grand Tour”, viaggio di formazione compiuto dai giovani aristocratici europei, la Roma del Settecento attirava un gran numero di visitatori. Complici i monumenti dell’antichità, il clima dolce e l’aria cosmopolita, la città era meta di artisti, scrittori, viaggiatori.

Tutti questi uomini di passaggio non potevano fare a meno di passare dallo studio del pittore Pompeo Batoni, noto come fine ritrattista. Oltre ai viaggiatori, a mettersi in posa per un ritratto erano anche sovrani e regnanti, intellettuali e nobili.

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Di origini lucchesi, Batoni nacque il 25 gennaio del 1708. Bella speranza della pittura locale, si trasferì presto a Roma, dove svolse il suo apprendistato presso la bottega di Francesco Ferdinandi. Fondamentale per la sua formazione fu la copia delle opere di Raffaello e dei Carracci.

La sua fama e la sua ricchezza si devono ai ritratti eseguiti per i nobiluomini stranieri, soprattutto inglesi e irlandesi. I protagonisti, in posa davanti a Batoni, erano inquadrati in paesaggi che includevano ben noti monumenti romani: il Colosseo, il Campidoglio, le campagne con resti di acquedotti o di statue. In un’epoca in cui la fotografia era solo fantascienza, farsi immortalare in un ritratto era un bel modo di portarsi a casa un ricordo della città eterna.

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Le sue naturali doti si univano ad un lavoro meticoloso e infaticabile. Batoni dipingeva “molto rapidamente su uno o due strati, con la pittura ancora fresca”, ma poi era incontentabile, mai soddisfatto e continuava a rifinire i dipinti completati anche molto tempo dopo, portando i committenti alla disperazione. Spesso, ritornava sui ritratti eseguiti per meglio precisare le fisionomie, le vesti, i dettagli del paesaggio, le acconciature. Talvolta, spinti da una vanità eccessiva, i committenti richiedevano di essere immortalati con maggior fascino e bellezza rispetto a quello che la natura aveva dato loro e il pittore cercava sempre di soddisfare le richieste in cambio di cospicui pagamenti.

Nominato barone da Maria Teresa d’Austria, la fama di Pompeo Batoni cadde nell’oblio subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1787.

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