“Le coselline d’un ometto curioso”: viaggio nelle meraviglie delle Wunderkammern

Di Laura Corchia

“Mi è sempre parso e pare, che questo poeta sia nelle sue invenzioni oltre tutti i termini gretto, povero e miserabile; e all’opposito, l’Ariosto magnifico, ricco e mirabile: e quando mi volgo a considerare i cavalieri con le loro azzioni e avvenimenti, come anche tutte l’altre favolette di questo poema, parmi giusto d’entrare in uno studietto di qualche ometto curioso, che si sia dilettato di adornarlo di cose che abbiano, o per antichità o per rarità o per altro, del pellegrino, ma che però sieno in effetto coselline, avendovi, come saria a dire, un granchio petrificato, un camaleonte secco, una mosca e un ragno in gelatina in un pezo d’ambra, alcuni di quei fantoccini di terra che dicono trovarsi ne i sepolcri antichi di Egitto, e così, in materia di pittura, qualche schizetto di Baccio Bandinelli o del Parmigiano, e simili altre cosette; ma all’incontro, quando entro nel Furioso, veggo aprirsi una guardaroba, una tribuna, una galleria regia, ornata di cento statue antiche de’ più celebri scultori, con infinite storie intere, e le migliori, di pittori illustri, con un numero grande di vasi, di cristalli, d’agate, di lapislazari e d’altre gioie, e finalmente ripiena di cose rare, preziose, maravigliose, e di tutta eccellenza”.

(Considerazioni al Tasso, c. 1589-1595, in Ed. Naz. IX, p. 699)

Abbiamo esordito con questo passo di Galileo Galilei per introdurre un tema caro alla museologia: le raccolte scientifiche contenute nelle Wunderkammern.

Agli inizi del Cinquecento, si assiste a un profondo interesse per il mondo naturale che porta alla creazione di nuovi strumenti conoscitivi, ad un censimento capillare ed a una revisione sistematica dei testi classici.

Figura di rilievo è Ulisse Aldrovandi, medico e naturalista bolognese, che per la prima volta tentò di creare il più completo archivio di raffigurazioni del mondo vegetale e animale. Egli, inoltre, aveva riunito una collezione orientata prevalentemente verso la botanica e la zoologia. La raccolta doveva fornire un supporto per medici e speziali e, nelle disposizioni del testamento, doveva essere conservata integralmente ed essere fruibile al pubblico.

Centri propulsori di queste raccolte erano le farmacie, gli orti botanici e gli erbari. In queste collezioni, i reperti naturali convivevano con le meraviglie create dall’ingegno umano, i cosiddetti artificialia, e tentavano di riprodurre la quasi totalità dell’esistente. A differenza di queste raccolte, il collezionismo di corte si caratterizzava per la mancanza di una specializzazione. Molto spesso, principi e sovrani possedeva delle “stanze delle curiosità” in cui si trovava una grandissima varietà di oggetto: conchiglie, coralli, corni, denti di pesci bizzarri, perle deformi, pietre preziose e rare, piante essiccate, zanne di elefante, semi di frutti esotici, animali essiccati (piccoli coccodrilli, lucertole, uccelli e mammiferi). Straordinariamente desiderabili erano gli oggetti provenienti da luoghi lontani, al di là dei mari. In queste raccolte si trovavano anche libri e stampe rare, quadri, cammei, filigrane, vasi, reperti archeologici, monete antiche e, addirittura, feti conservati in barattoli riempiti di un liquido che ne favoriva la conservazione.

Tutto era sistemato in scansie di legno e in armadi ricchi di scompartimenti. Poiché questi oggetti avevano prezzi considerevoli, possedere una camera delle meraviglie da mostrare agli illustri visitatori era un privilegio per pochi: solitamente, tale privilegio era esclusivo appannaggio di re, principi, signori, uomini dotti e scienziati.

Teodoro Ghisi, pittore di corte dei Gonzaga, possedeva un piccolo museo dove, accanto a reperti di varia natura, trovava posto una consistente raccolta di fossili e di reperti paleontologici.

Altra celebre raccolta era quella di Francesco Calzolari, nata dal desiderio di raccogliere piante officinali e campioni di minerali per verificare le antiche ricette greche. Il suo ricco catalogo illustrato, dal titolo Metallotheca, fu pubblicato nel 1719 e rappresenta uno dei primissimi documenti grafici che illustrano l’assetto di un museo naturalistico. La disposizione degli oggetti, i più ingombranti e straordinari appesi in alto, obbediva a canoni estetici mutuati dagli studioli e dalle gallerie.

Legata al fascino e al gusto esotico, la raccolta dell’olandese Eberard Rumph era costituita da reperti provenienti dalle isole Molucche e Maldive e fu acquistata in blocco dal granduca Cosimo III de’ Medici. L’interesse dei Medici per le scienze naturali porterà nel 1775 alla creazione del primo museo scientifico pubblico: “La Specola”. La collezione era costituita da conchiglie, crostacei, dentriti, pietre paesine, fossili e reperti preistorici.

 

 

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