Leonardo: lo “sfumato” e la “prospettiva aerea”. Cosa sono e come si ottengono

di Laura Corchia

Per Giorgio Vasari, lo sfumato è una tecnica “molto fumeggiante”, ossia rende figure ed oggetti come avvolti da un sottile pulviscolo atmosferico, una specie di nebbia che tutto avvolge e che tende a fondere i contorni con l’atmosfera circostante.

Se la pittura del Quattrocento appare caratterizzata da un imprescindibile ricorso al disegno e da un conseguente prevalere dell’uso della linea di contorno, con Leonardo da Vinci si affermano i toni smorzati, i paesaggi che si perdono in lontananza, le sottilissime gradazioni luminose, i delicati passaggi chiaroscurali. Tutto ciò conferisce al dipinto un effetto morbido e, anche ad una visione ravvicinata, è pressoché difficile distinguere le pennellate che compongono l’impasto cromatico. L’artista, al fine di ottenere risultati sempre più ottimali, ricorreva spesso all’uso delle dita o di pezze di stoffa e utilizzava colori non coprenti, applicati per velature sovrapposte.

Tale tecnica nacque attraverso l’osservazione diretta della realtà. Leonardo, infatti, constatò che ogni elemento esistente in natura non era contornato da una netta linea di demarcazione e che, in campo artistico, ciò poteva portare alla realizzazione di figure dai tratti marcati e grotteschi, più simili a caricature che ad esseri umani, animali o vegetali. Tuttavia, le sue opere mantengono sempre una saldezza disegnativa tipica della tradizione fiorentina. Inoltre, da uomo di scienza qual era, Leonardo aveva notato che l’aria non è del tutto trasparente, ma ha un colore tendente all’azzurro e, frapponendosi tra noi e l’oggetto osservato, modifica le tonalità e rende i contorni meno netti.

Osservando opere come la Gioconda o Sant’Anna, la Vergine, e il Bambino con l’agnello, ci si rende perfettamente conto dell’effetto studiato ed ottenuto dal nostro artista. I due dipinti sono eseguiti con la tecnica della pittura ad olio su tavola e, in entrambi i casi, il paesaggio che fa da sfondo ai personaggi è reso con la tecnica della prospettiva aerea o naturale. Montagne, alberi e corsi d’acqua non ci appaiono nitidi, bensì avvolti da un sottile pulviscolo che uniforma le tonalità e che rende i contorni meno definiti. Man mano che gli elementi si allontanano, l’occhio dell’osservatore fatica a distinguere i singoli elementi, che si perdono nell’orizzonte lontano e si fondono con il cielo.

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