di Chiara Riccelli
Tra i vicoli stretti del centro storico di Napoli, si inciampa ad ogni passo in un luogo intriso di bellezza. Ognuno dei suoi angoli conserva una storia che resta in attesa di essere scoperta, ognuna di esse non delude l’animo dell’osservatore curioso; ognuna gelosamente conserva il suo mistero e gentilmente ne svela la bellezza.
Questa volta ci troviamo in Piazza San Gaetano nei pressi della vivace San Gregorio Armeno. Qui sorge il complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, una costellazione di testimonianze della storia plurisecolare della città di Napoli che tutt’oggi dà continuità di vita alla sua identità. Partiamo dalla sua più recente conformazione per addentrarci poi tra le sue arterie più profonde, per scoprire il suo sottosuolo e conoscerne la genesi.
Facciata esterna della Basilica di San Lorenzo Maggiore
La progettazione interna dell’edificio fu affidata a numerose maestranze francesi che ne determinarono uno straordinario esempio di stile gotico-francese, facendo acquisire così alla Basilica una nuova veste. La conformazione interna della Basilica tutt’oggi in essere è caratterizzata da una navata centrale, da un’abside, da 23 cappelle laterali, e da un transetto.
L’abside rappresenta una delle più importanti testimonianze in Italia dello stile gotico francese, infatti presenta una conformazione poligonale con volte a crociera e cappelle radiali illuminate da alte finestre bifore e trifore. Osservando il deambulatorio (corridoio posto al lato), si scorge il monumento sepolcrale di Caterina d’Austria prima moglie del duca Carlo di Calabria, nonché figlio di re Roberto d’Angiò, probabilmente si tratta della prima opera napoletana di Tino da Camaino; qui è presente un tabernacolo (edicola o nicchia) sorretto da statue raffiguranti la Speranza e la Carità. Sotto la sesta arcata, invece, sono conservati gli straordinari affreschi di Antonio Cavarretto, discepolo di Giotto, raffiguranti Storie della Vergine. L’altare maggiore invece di epoca rinascimentale, è opera di Giovanni da Nola, qui sono collocate le statue di San Lorenzo, San Francesco e Sant’Antonio, ed in basso viene raffigurato il martirio dei tre santi; San Lorenzo, San Francesco con il lupo di Gubbio e Sant’Antonio che parla ai pesci, tutte e tre le opere hanno come sfondo la città di Napoli così com’era in epoca rinascimentale.
Procedendo nel nostro percorso all’interno del complesso e percorrendo i corridoi sotterranei ci ritroviamo immersi passo dopo passo a ritroso di millenni, collocandoci in un lasso temporale che va dal V sec. a.C. fino al I d.C. Raggiungendo il sottosuolo cavo della chiesa a dieci metri di profondità è possibile osservare una porzione di una più ampia superficie (l’intera area sovrastante di piazza San Gaetano) che in epoca greco-romana veniva occupata dalle principali attività commerciali della città. L’area archeologica è il più rilevante sito archeologico presente nel centro storico di Napoli per il suo valore monumentale e topografico, che ci permette di stabilire la conformazione fisica dei luoghi che hanno abitato la città a partire dal V sec. a.C.Infatti, Già a partire dal V secolo a.C., era stata designata al centro della città greco-romano una piazza che, sfruttando il pendio della collina, si distribuiva su due livelli corrispondente all’attuale via dei Tribunali; la parte inferiore era destinata alle attività commerciali, mentre la parte superiore, era riservata alle funzioni politiche. Già dal chiostro è possibile osservare i primi scorci dell’area archeologica che si sviluppa nel sottosuolo, in particolare si può vedere una parte del macellum (il mercato romano). Questo era costituito da un porticato, su cui si aprivano diverse botteghe, e da un cortile interno scoperto, al centro del quale era collocata un edificio circolare destinato alla vendita degli alimenti. Sono però i livelli inferiori dello scavo a chiarire la complessa stratificazione del tracciato urbano. Infatti, all’età greca corrisponde il tracciato di una strada, uno stenopos, poi definito cardo (cardine), messo in luce al di sotto del transetto della chiesa. L’antica via correva lungo il lato orientale di un edificio romano assumendo così anche la funzione di sostegno artificiale della terrazza sovrastante, sulla quale era posizionato poi il mercato. Il mercato romano si componeva di una serie di nove botteghe (tabernae), in cui si svolgevano attività commerciali e artigianali ed in cui ancora oggi è possibile vedere un forno e vasche per la tintura dei tessuti, i quali prevedevano un sistema di collegamento idrico. Alla fine del cardine, sulla destra, si giunge al mercato coperto (criptoportico) con volta a botte e lucernari per l’ingresso dell’aria e della luce solare, il quale presenta diversi ambienti collegati fra loro e ognuno dotato di banconi per l’esposizione delle merci in vendita. Tra questi facevano eccezione tre ambienti, che probabilmente costituivano l’erarium, luogo in cui era custodito il tesoro cittadino. La disposizione e l’utilizzo di questi spazi rimase invariata fino al V secolo d.C., momento in cui area fu invasa e ricoperta da una colata di fango di origine alluvionale, per cui fu abbandonata, e costituì la base per la costruzione della basilica paleocristiana.
Al percorso tracciato dal cardine suburbano si va ad aggiungere un importante tassello che completa il quadro temporale ed arricchisce il percorso di visita. Attraversando il portico è possibile giungere ad un’ambiente in cui è conservata una monumentale opera idraulica di epoca tardo-ellenistica, che serviva ad incanalare il flusso delle acque sfruttando le pendenze naturali All’interno di quest’ala dell’edificio vi sono altri tre ambienti comunicanti che, secondo preliminari indagini avevano funzione di schola, luogo di corporazioni sacre o artigianali.Infine, collegato all’area archeologica è stato allestito negli ambienti cinquecenteschi e nella Torre civica il Museo dell’Opera di San Lorenzo, che racchiude l’insieme dei tesori appartenenti ad ogni testimonianza che nei millenni si sono susseguite in questi luoghi. In esso è presentato al visitatore un vero e proprio spaccato della storia di Napoli dall’età classica sino all’Ottocento. Nel suo allestimento cronologico, si passa dai reperti archeologici di epoca greca a quelli di età romana, repubblica e imperiale; dalle testimonianze di epoca tardo-antica a quelle paleocristiane e poi bizantine; dall’alto Medioevo e dalle civiltà Sveva e Normanna sino all’età Angioina e Aragonese, per giungere infine alle sale che ospitano i pastori sette-ottocenteschi della prestigiosa collezione del convento. L’esposizione cronologica delle opere e la disposizione nei luoghi naturali in cui ognuna è stata concepita all’utilizzo arricchiscono il percorso di visita del fruitore, il quale riuscirà ad ottenere una visione di insieme dei luoghi. Così Mettendo piede a San Lorenzo Maggiore, e seguendo ogni tappa del percorso ci si immerge in una realtà altra, gradino dopo gradino la storia ci accompagna tenendoci per mano e ci racconta di una Napoli lontana secolieppure visibile agli occhi, donandoci un grande privilegio.