Terme di Caracalla: relax e lusso in epoca romana

Quando si parla di Roma, la prima immagine a cui tutti pensiamo è probabilmente il Colosseo e quindi più in generale la straordinaria genialità costruttiva degli antichi romani. Molti sono gli edifici di epoca romana presenti un po’ in tutto il mondo, che ancora oggi parlano del loro glorioso passato. Tra questi, nella città di Roma, vi sono le terme volute dall’imperatore Lucio Settimio Bassano, conosciuto con il soprannome Caracalla, per via della particolare tunica con cappuccio di origine gallica che era solito indossare.


Il nuovo e imponente impianto termale – la parte dell’impianto centrale – fu realizzato in soli cinque anni, tra il 212 e il 217 d.C., nell’affollata zona ai piedi dell’Aventino, non lontano dal Circo Massimo, e fin da subito si impose come il più grande presente in città – superato poi da quelle di Diocleziano, costruite circa un secolo dopo.

L’aspetto più interessante non riguarda solo le dimensioni, ma soprattutto la raffinata e ricca decorazione: marmi pregiati e policromi per rivestire interamente le pareti delle sale, lavorazioni a stucco e ad affresco sui muri e pavimenti musivi a tessere bianche e nere o policromi con disegni simbolici e ornamentali. Il mosaico più famoso è quello policromo con 28 figure di atleti, scoperto nel 1824 nell’emiciclo di una delle palestre delle terme ed esposto ora nei Musei Vaticani. Oggi visitando l’area archeologica, nonostante le spoliazioni perpetuate nel corso dei secoli, si percepisce comunque la grandiosità del passato. Spostandosi nel centro cittadino inoltre si possono ammirare alcuni arredi originali delle terme, riusati nei secoli successivi in altre costruzioni: nella Basilica di Santa Maria in Trastevere ad esempio le colonne che dividono lo spazio interno in tre navate; i due vasconi in marmo trasformati nelle fontane gemelle in piazza Farnese. All’interno delle terme inoltre vi erano straordinarie sculture, statue e gruppi scultorei, che andarono poi a formare, soprattutto tra XVI e XVII secolo, le collezioni private delle potenti famiglie nobili che confluirono, a loro volta e in epoca moderna, in più musei nazionali come per esempio a Napoli nel Museo Archeologico. Qui sono esposti al pubblico tre capolavori assoluti dell’arte romana, come l’Ercole Farnese, la Flora il Supplizio di Dirce, più conosciuto come Toro Farnese.

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Visitando le rovine e ammirando i possenti muri in laterizio che svettano in alto per molti metri, possiamo avere un’idea completa della monumentalità dell’intero complesso, che poteva contenere fino a 1.600 persone contemporaneamente!

L’abilità costruttiva degli antichi romani è un dato di fatto, ma è forse proprio nelle Terme di Caracalla che possiamo capire quanto la loro abilità riguardasse anche il saper regolare perfettamente un flusso così grande di persone, riuscendo a far funzionare una “macchina” così strutturata e sofisticata. Le terme infatti presentavano una pianta simmetrica e composita, racchiusa successivamente all’interno di un grande recinto esterno, in cui si aprivano botteghe e vani di diversa destinazione, come le biblioteche e le aule di lettura. Superato l’ingresso, si raggiungeva un ampio spiazzo adibito a giardino, su cui si apriva il complesso termale vero e proprio. Dagli spogliatoi, si raggiungevano i vani per la cura del corpo, come saune, sale massaggi e palestre; iniziava poi il percorso con le tre principali sale del complesso, il calidarium, con le vasche di acqua calda, il tepidarium per l’acqua tiepida e il frigidarium con l’acqua fredda, cuore del ciclo idroterapico. In estate inoltre si poteva anche utilizzare la piscina a cielo aperto, la natatio!

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Indispensabile infine era la gestione delle acque: lungo la parete di fondo del recinto esterno delle terme, sono ancora oggi ben visibili i resti di una enorme cisterna che poteva contenere fino a 80.000 litri di acqua, in grado quindi di alimentare l’intero complesso. Per far funzionare al meglio l’articolata gestione delle terme, fu costruita una vera e propria “città sotterranea”, in cui passavano metri e metri di tubature: per lo scarico delle acque nere, per il passaggio di quelle destinate alle vasche e alle fontane, ma anche per l’aria calda che doveva riscaldare i diversi ambienti delle terme. In questi ambienti sotterranei vi erano i forni per il riscaldamento ed i magazzini per lo stoccaggio del legname. Non è difficile immaginare quanti operai, schiavi e addetti ai servizi dovessero trovarsi qui quotidianamente e contemporaneamente per gestire tutta l’immensa mole di lavoro.

L’amore dei romani per le terme era immenso, non solo per l’aspetto pratico – erano il luogo in cui poter soddisfare il proprio bisogno igienico, visto che la maggior parte delle abitazioni a Roma era sprovvista di servizi sanitari e acqua corrente –  ma rappresentavano anche una vera e propria istituzione. Venire alle terme voleva dire potersi prendere cura completamente della propria persona grazie alle numerose e diversificate attività che qui si svolgevano per il corpo, per la mente, per lo spirito, ma anche per gli affari e la vita sociale!

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Autore: L’Asino d’Oro Associazione Culturale

Bibliografia

Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Arnoldo Mondadori Editore, 1984, pp. 302-306
Marina Piranomonte, Terme di Caracalla. Guida, 2008 ed. Electa

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