Osvaldo Licini, “Amalassunta”: lo sguardo benevolo della Luna

di Laura Corchia

“La Luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco”.

(Osvaldo Licini)

Con queste parole, il pittore Osvaldo Licini (1894 – 1958) descrive cosa intende lui per Amalassunta, il nome che diede ad una serie di opere dedicate alla Luna, l’astro che da sempre accompagna le notti dell’uomo che osa alzare lo sguardo e rivolgerlo alla volta celeste.

Tornano in mente i versi che anche Leopardi dedicò alla regina del cielo: “Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?”. 

Licini, con la sua pittura lirica e incantata, pare meditare sull’esistenza e riflettere sull’uomo e sulla natura. Può sempre questa una definizione troppo greve per un artista che si pone come un poeta delle notti incantate, un sognatore, un instancabile ricercatore della protezione benevola del cielo. La Luna è amica di ogni cuore un po’ stanco. Amica di coloro che le parlano con animo puro e che ad essa rivolgono i propri pensieri.

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amalassunta

Ma, allora, perché quel gioco di parole dove appare fin troppo chiara l’accezione negativa di Male Assunta? Scrive Elena Pontiggia: “Che l’artista avesse in mente l’appellativo mariano dell’Assunta non meraviglia (il dogma dell’Assunzione della Madonna viene proclamato solennemente da Pio XII alla fine del 1950). Gli anni erano quelli, dunque. E sappiamo che Licini, pur agnostico, era attratto dall’aspetto per così dire a-razionale, miracoloso e misterico, della religione. Nel gioco di parole liciniano, però, è contenuto il rovesciamento del concetto di Assunzione, Licini crea l’antonimia “male – assunta”, incorporandola nel nome più plausibile che conosceva: quello della figlia di Teodorico. Amalassunta – luna, regina degli Ostrogoti e insieme dea mitologica, venerata in tutte le religioni come signora dell’oltretomba, ma anche come colei che governa i parti e le maree, le nascite e le rinascite; Amalassunta, dunque, è la personificazione dell’eros e della vita ultraterrena, l’immagine del loro mistero. Dea, fata e giovane donna, la Luna si presenta in molte vesti e in molti ornamenti. Ma la ieraticità in Licini si mescola sempre all’irrisione, non tanto del sacro, quanto della retorica del sacro. Ed ecco quindi che Amalassunta fuma, fa sberleffi o gesti scaramantici, ostenta un grottesco naso a trombetta. E, come sempre, compaiono a definire la sua fisionomia numeri alchemici e lettere: linguaggi misteriosi, destinati a ribadire l’indecifrabilità delle cose, ma anche chiamati a ricordare che i sogni sono prima di tutto segni”.

La serie dedicata alle Amalassunte fu realizzata a partire dal 1945-46. Amalassunta, “perdutamente inabissata tra un seno a l’altro come ogni donna” , volge il suo sguardo benevolo sulla vita di ogni essere, coprendo con i suoi raggi d’argento il malinconico canto delle anime solitarie.

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